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I don't wanna live
I dont wanna breathe
'Less I feel you next to me
You take the pain I feel

T/n era paralizzata dallo shock. Non poteva essere, era tutto così assurdo. Yuri, il suo Yuri, quello che l'aveva baciata quando si era convinto di non piacerle, quello che aveva insistito per fare con lei un ballo di coppia che pareva impossibile, quello che l'aveva baciata per la prima volta in un piccolo, gelido angolo di paradiso illuminato solo dalla luce delle stelle e con la Luna come unica testimone, quello che si ingelosiva ogni volta che qualcuno la guardava... Era stato aggredito e stava venendo portato in ospedale.
Per un attimo la ragazza non sentì più niente. Il vento che le soffiava sulla pelle, i piccoli fiocchi di neve che stavano cominciando a cadere dal cielo, le grida dei bambini lì vicino, il traffico accanto al parco, tutto sparì per lasciare posto ad un enorme nulla.
Per un attimo, uno spaventoso attimo, il dolore che le lacerava il petto si ovattò, come quando da sott'acqua senti delle parole che non riesci a riconoscere. Si sentì completamente vuota. Sentì il telefono scivolare dalle mani, ma in quel momento non fece nulla per bloccarlo: aveva paura che muovendosi quello stato di negazione, che le rendeva la mente completamente vuota e il petto pieno di un dolore tanto smorzato da risultare solo fastidioso, sarebbe sparito, l'avrebbe lasciata di nuovo a soffrire, a chiedersi come, perché tutto ciò stava accadendo. Aveva paura di risvegliarsi dal suo nulla e capire che c'era la possibilità che il ragazzo che aveva caratterizzato i suoi giorni felici, spensierati in Russia, che le era stato accanto anche quando faceva le cose più assurde, che la sopportava e persino gli piaceva farlo, che le aveva preso il cuore perché senza volerlo lei aveva preso il suo... Semplicemente non ci fosse più. Che la lasciasse lì da sola, che se ne andasse senza di lei in un "nulla" migliore.
Due dita le stavano scuotendo la spalla, delicatamente, come per paura che svegliandola bruscamente dalla sua trance avrebbe avuto un attacco di cuore. T/n non sapeva se aprire gli occhi ne sarebbe valsa la pena, ma fu costretta a realizzare che in realtà i suoi occhi erano già aperti, e lei stava fissando un volto familiare senza realmente vederlo da chissà quanto tempo. Forse, sforzandosi appena, avrebbe potuto dire chi era, ma a dire la verità non le importava; non voleva ancora tornare alla realtà, solo qualche altro minuto, qualche altro minuto senza dolore. Non era ancora pronta.
Una mano prese la sua. Era calda, troppo calda, bollente.
Lentamente, t/n riprese coscienza della sua mano, del braccio, del busto. Un nodo troppo stretto le serrava lo stomaco, facendola sentire come se stesse per vomitare.
Il collo faceva fatica a sostenere la testa, le faceva male.
Le guance erano bagnate da lacrime tiepide, ma che al contatto col vento tagliente le facevano sentire freddo.
Aalim la guardava con preoccupazione, accovacciato davanti a lei; in mano aveva il suo telefono.
-Va tutto bene. -Sussurròon andava tutto bene. Gli occhi della c/c cominciarono a bruciare, sentiva dentro di sé una disperazione bloccata all'altezza dello stomaco che le prendeva tutte le energie, facendole desiderare di piangere e urlare ma paralizzandola sul posto, gli arti gelidi abbandonati, senza forze. Stava in piedi per una fortunata coincidenza, perché i muscoli delle gambe erano completamente rilassati.-Va tutto bene.
T/n osservava la sua figura confusa, sfocata a causa delle lacrime. Niente. Dolore. Niente. Dolore. Le emozioni cambiavano, lentamente, quasi pigramente, da una all'altra, dalla pace alla disperazione, giocando con la sua mente, lasciandola distrutta e bisognosa di certezze.
-Menti.
Gracchiò, la voce debole e spezzata. Menti. Non andava tutto bene. Yuri non stava bene. Lei non stava bene. Neppure Gabriele stava bene, l'intera situazione era un febbricitante delirio di catastrofi.
Voleva dire basta. Tornare indietro e cancellare quella giornata dalla sua vita, tenendo solo un ricordo del suo dolore come monito, per ricordarsi di apprezzare i momenti felici che le erano stati regalati.
Ma non poteva.
Non poteva.
Le ginocchia le cedettero, ma Aalim era già lì per sorreggerla. Il suo corpo bollente si strinse a quello dell'altra in un abbraccio, ma la c/c si sentì come se tra le sue braccia la sua anima stesse cadendo a pezzi, scivolandogli addosso come avrebbe fatto un mucchio di sabbia.
-Ho chiesto il nome dell'ospedale. -Sussurrò Aalim, non trovando il coraggio di ribattere. Perché aveva ragione.- Possiamo andare, se te la senti.

Angel || Yurio x readerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora