Capitolo 14

27 10 1
                                    

Era il giorno del ringraziamento. Il quarto giovedì di novembre non era mai stata una festa che mi interessava più di tanto e non lo è tutt'ora. Insomma perché si deve aspettare proprio quel giorno dell'anno per dire grazie? Quella parolina si dovrebbe dire tutti i santi giorni e non solo quando ci capita perché "Hey, oggi è il giorno del ringraziamento". Poi non capisco le persone che mangiano il tacchino. Ok io non sono vegetariana però cavolo un po' di sensibilità. Non ce la faccio più a mangiarlo dopo aver guardato "Tacchini in fuga". E dai quel povero tacchino aveva una faccia spaventatissima quando lo stavano per prendere! Tornando al giorno del ringraziamento... in generale io e la mia famiglia non facevo pranzi con tavolate chilometriche, con la nonna che preparava da mangiare e si lamentava perché credeva di aver fatto troppo poco cibo quando in realtà avrebbe sfamato 12 famiglie come la nostra e un branco di caribù. Io facevo pranzo con mia madre, mio padre e mio fratello. Un normalissimo pranzo come potrebbe essere un giovedì pomeriggio tornata da scuola. La cosa bella era che non andavo a scuola... almeno quello! Fatto sta che all'ora di pranzo chiamai mio cugino via Skype. In Italia erano circa le tre del pomeriggio. <Ciao Brooke!> mi salutò Jacopo. Era in compagnia di suo padre (quindi mio zio) perciò colsi l'occasione di salutare anche lui. Gli feci gli auguri, anche se là il ringraziamento non si festeggia. Arrivò l'ora di pranzo e io scesi in cucina con i miei famigliari. Mangiammo in tutta tranquillità, come se in tutto il resto dell'America tutte le altre famiglie non stessero mangiando allegri un povero tacchino stecchito contornato di verdure e altre cose che non voglio sapere cosa siano. Cavolo, eravamo proprio tristi. Il pomeriggio non fu da meglio, anzi vi dico solo che mi addormentai beatamente ascoltando la musica e sbavai su tutta la federa del cuscino che mamma mi aveva appena cambiato. Non vorrei entrare nell'argomento "arrabbiatura di mia madre", soprattutto se siete persone facilmente impressionabili. Comunque non me la fece passare liscia.

Più o meno la settimana dopo era il 30 novembre. Io mi infiltrai in cantina, che per chiamarla cantina avremmo dovuto ristrutturarla completamente. Diciamo che era un ammasso di roba buttata a caso in una stanza buia, fredda e umida. E buia. Ho già detto buia? Vabbè era buia. Mi misi a rovistare tra le montagne di scatole con scritte di pennarello indelebile nero che indicavano il contenuto. "Fumetti di Carter" c'era scritto su una "Giochi vecchi" diceva un altra. Poi trovai quella che desideravo io. La presi e la portai su in camera. Era una scatola enorme con una scritta altrettanto enorme. "Addobbi di Natale di camera di Brooke" diceva la scatola grande come un buco nero che era stata una vera impresa portare su per le scale. Presi le forbici e tagliai lo scotch che la teneva saldamente chiusa. Mi invase le narici il profumo di pino, di casa, di accoglienza, di Natale. Non so come descriverlo quell' odore che sentivo solo quando aprivo quella scatola. Cominciai a rovistare tra tutte quelle cianfrusaglie. Adoravo addobbare la stanza, darle un'aria natalizia. Così cominciai a decorare la mia camera. Si, il 30 novembre. "Prima è meglio è" dicevo sempre a mia mamma quando se ne saltava fuori con battute del tipo "perché cominci ad addobbare così presto la tua camera? Non siamo mica al polo nord!" O cose che non farebbero ridere nemmeno un bambino di due anni. Mi piaceva addobbare la camera ok? Era tipo la cosa più bella di tutto il periodo pre natalizio. L'albero verde strapieno di lucine bianche troneggiava accanto alla tastiera. Le palline erano poche e bianche, quasi argentate mentre tutto il resto erano fiocchi di leve in legno dipinto di bianco e qualche decorazione più sui toni dell'oro. Diciamo che le lucine erano decisamente nel mio cuore siccome le avevo messe sulla testiera del letto, sul muro nel soppalco e su tutte le porte senza contare le decorazioni che si illuminavano. Infatti di queste ultime ne avevo un bel po'! Una era un vaso di vetro con dentro ammassate tutte le lucine che avevo fatto io, un'altra era una bottiglia con le lucine con su scritto "Merry Xmas" più tutte le candele. C'erano candele, candele candele, lanterne con dentro candele, lucine di Natale, lucine di Natale, candele. La mia fantasia era illimitata però adoravo ciò che facevo tutti gli anni. Per quanto riguarda la mia famiglia c'ero solo io che mi occupavo di questo lavoro. Carter non faceva assolutamente niente. Ma proprio zero! Se si ricordava metteva una statuetta a forma di albero di Natale che poi si ricordava di togliere a luglio. Io anche quell'anno entrai in gioco. Infatti finito di addobbare entrai nello studio della mamma con i miei calzini super natalizi con alberelli, stelline ovunque che manco Sailor Moon e qualche biscotto. Mi avvicinai alla sua scrivania in silenzio. Quando si accorse di me posò l' agenda che stava osservando e puntò i suoi occhi contro i miei. <Anche quest'anno?> mi chiese. Evidentemente sapeva già che cosa avrei voluto chiederle. Le facevo quel discorso ogni anno: volevo addobbare la casa e si, lo volevo fare "così presto" come diceva papà. <Evito di farti fare quel tuo discorso che saprai già a memoria per quante volte me lo hai fatto e evito anche di farti fare quella tua faccina da cane bastonato... e va bene... per quest'anno va bene..> saltai dalla gioia battendo le mani come una stupida e cominciai a correre per tutto l'ufficio. Poi andai da lei e le feci un grosso bacio sulla guancia. <Grazie grazie grazie grazie!> dissi prima di correre di nuovo giù in cantina. Cercai, cercai e cercai. Esageravo sempre e infatti trovai le cinque scatole piene di addobbi. Ed erano solo gli addobbi interni. Per quelli esterni ci voleva un tir. Non so come ci stava tutto dentro quella minuscola cantina ma non era un mio problema. Portai una scatola per volta in soggiorno e cominciai ad addobbare. Il Natale era dappertutto. Sul camino la trovava il suo posto la mega ghirlanda natalizia e l'albero verde enorme con le palline che si intonavano con il colore delle pareti. In cucina lucine e un piccolo alberello poi su per le scale, il corridoio e le finestre. Non toccai camera di Carter e gli uffici dei miei genitori siccome era compito loro decorare (se volevano) mancava solo più l'esterno che però avrei dovuto fare con l'aiuto di papà o Carter ma in quel momento papà stava con la testa nel lavoro e Carter non aveva voglia quindi cominciai a ritirare gli scatoloni e le cartacce sparse in giro. Quando finii mi meritai una buona merenda soprattutto perché avevo lavorato molto con la consapevolezza che mia madre mi avrebbe ammazzata per la bolletta della luce. Ma era Natale, tutti sarebbero diventati più buoni e oh Dio i regali. Ci avrei pensato a letto, tanto non mi addormentavo prima delle undici. Ma avevo già un'idea. Quell'anno avrei fatto un regalo fantastico ai miei amici e loro sarebbero stati veramente felici, avrei dovuto chiedere l'aiuto dei miei e forse anche di Carter ma volevo veramente farlo.

*Spazio autrice*
Heyla guys!
Come va?
È Natale per Brooke e la sua combriccola!
Adoro il Natale è voi?
Brooke diventa una pazza quando si tratta di addobbi e lucine e a dire la verità anche io... sotto Natale camera mia sembra uno di quei temporary store pieni di cose natalizie...
Comunque...
Spero che il capitolo vi sia piaciuto!
Ricordate di lasciare tante ⭐️ e 💬!
Al prossimo capitolo!❤️

LostDove le storie prendono vita. Scoprilo ora