Capitolo 33

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<Come vi avevo detto prima, vostra madre vi ha detto tante bugie, a partire dalla mia morte, per nascondere quello che aveva fatto in passato e che non vi voleva dire. Probabilmente sarà un duro colpo da prendere ma siete cresciuti. Non siete più i bambini di sette anni che mi ricordavo io quindi... Margaret... comincia pure...> disse mia nonna facendo segno a mia madre di parlare. Lei prese un profondo respiro e cominciò. <Ragazzi, inanzitutto mi voglio scusare per avervi tenuto nascoste tutte queste cose... l'ho fatto soltanto per il votro bene. Da cosa posso cominciare? Ehm... allora... io vi ho mentito sul fatto che la nonna fosse morta perchè io e lei abbiamo avuto un pesante litigio, in seguito al quale ho portato Brooke a New York. La nonna voleva che vi dicessi tutta la verità fin da subito, magari aggiungendo qualche dettaglio con il passare degli anni perchè eravate molto piccoli e non so se sareste riusciti a capire tutto fin da subito. Io però queste cose non ve le volevo dire perchè pensavo facessero solo parte del mio passato e nulla aveva più importanza. Ma la nonna, come sapete, è molto testarda e voleva che io vi dicessi questa cosa per cui... ora ci troviamo qua. Io, quando voi eravate più piccoli, viaggiavo molto speso per lavoro e... io... io ero sposata con un altro uomo. Si chiamava David e vivevamo felci qua a New York. Però io rovinai quella felicità perchè in un viaggio tradii David con Austin, vostro padre. Io e David divorziammo e mi sposai con Austin.> ora era tutto più chiaro. <Ecco che cos'era quel certificato di divorzio! io e Carter eravamo preoccupati che tu e papà voleste divorziare! Ma se era solo questo, mamma, potevi dircelo già tempo fa, l'importante è che tu sia felice...> dissi a questo punto <Lasciala finire, Brooke> mi rimproverò la nonna. Notai che la mamma aveva gli occhi pieni di lacrime e che a volte qualcuna le sfuggiva, cadendo sul pavimento di parquet. <Il fatto scatenante del litigio è che con David ho avuto due figli. Una è Alice, la vostra amica, ed è per quello che ho avuto quella reazione quando l'ho vista la prima volta. Era la mia bambina quella. L'altro figlio...> disse per poi scoppiare a piangere. Avevo già capito tutto. Mi azzardai a concludere io il racconto <L'altro figlio è Carter> mia madre mi guardò <Come fai a saperlo?> mi chiese <Dalla prima volta che vidi Alice notai che aveva qualcosa di tremendamente familiare ma solo dopo averla guardata più volte notai che aveva gli stessi identici occhi di Carter. Mi impressionava quanto fossero grigi e azzurri i suoi occhi, esattamente come quelli di mio fratello. Notai, il giorno in cui Alice era qui, che anche il sorriso era lo stesso. Dopo aver sommato queste due cose a quello che ci hai detto ho capito che l'altro figlio era Carter. Mamma perchè ce l'hai tento nascosto?> mia madre scoppiò a piangere più forte di prima. <L'ho fatto per il vostro bene> <Come puoi farci del bene nascondendoci di avere una sorella? E di non essere nemmeno figli dello steso padre!> questa volta fu Carter a parlare. Non restitetti e mi alzai, andando in camera mia. Come mi aspettavo, mi seguirono anche Carter e Travis. Ci sedemmo sul mio letto. Stemmo zitti per molto tempo, ragionando su quello che avevamo apena sentito. Avevo tante domande che mi giravano per la testa. Perchè ce l'ha tenuto nascosto? Io sono frutto di un tradimento? Perchè non ha mai fatto incontrare Carter ed il suo vero padre? Perchè non ci ha mai fatto conoscere Alice? Alice era mia sorella. Mia sorella. Che strano effetto che faceva dire "mia sorella". <Carter abbiamo una sorella...> dissi, per capire che tutto questo non fosse frutto della mia immaginazone. Magari l'avevo solo pensato. 'Ora mi sveglio. Ora mi sveglio' <Pensa che io ne ho persin due... che sfigato eh?> disse con una risatina al fondo. Gli tirai un pugno in pancia che, di sicuo non gli fece nemmeno il solletico. Facemmo finta che nulla fosse successo. In fondo eravamo solo adolescenti, avevamo anche il diritto di vivere una vita serena, no? <Vado a cena con i miei mici del baseball> disse Carter alzandosi <Smettila di chiamarli amici del baseball> ribattei io <No> disse lui dandomi un bacio sulla guancia. salutò Travis e se ne andò. Sentii che salutò solo la nonna poi si chiuse la porta alle spalle. Travis si coricò sul letto portando giù, con un braccio anche me. Da coricati ci baciammo, l'unica medicina di cui avevo bisogno in quel momento era lui. Ed era qui davanti a me. Ero incredibilmente grata per tutto quello che avevo, anche se non tutto era sempre andato per il verso giusto. <Allora? E' ancora valido quel film e quella pizza?> disse sorridendo <E' ancora valida, ma solo perchè sei tu> ridemmo e lo baciai ancora una volta, perchè non ne avevo ancora abbastanza di lui e non ne avevo ancora abbastanza dei suoi baci.

Ordinammo una pizza e potrai il laptop sul soppalco, quando arrivò scesi a prendere la nostra cena. La mamma non era più in soggiorno ma la nonna sì. Si stava leggendo un libro con quei suoi occhiali da lettura calati un po' sul naso. <Nonna, io e Trav abbiamo ordinato la pizza, ne vuoi una fetta?> <No, grazie, nipotina mia... sono felice che tu e Travis vi siate ritrovati, non sai quanta gioia mi ha dato rivedervi insieme. Vi siete anche fidanzati, eh? Brava Brooke, è proprio diventato carino... non che prima non lo fosse eh...> commentò la nonna <grazie, nonna> dissi ridendo. Le schioccai un bacio sulla guancia e salii in camera <Trav, ecco le pizze!> gliele porsi e lui le appoggiò sul comodino <E' bellissimo quando mi chiam Trav, Bi> nessuno mi aveva mai chiamata Bi, se non lui <E' da tanto che non mi sento chiamare così...> ammisi. Mi faceva piacere risentire quel Bi che tanto mi era mancato. <Oh, ma allora ti bastava conoscere un bellissimo ragazzo di nome Travis Henderson in una scuola chiamata NYPS, baciarlo il giorno del ballo di primavera davanti a tutta la scuola diventando l'idolo di ogni persona che frequentasse quei corsi, innamorarti perdutamente di lui e aspettare di riconoscere che era lui il bambino che aveva conosciuto in Italia all'età di sette anni. Semplice no?> schrzò lui <Ti sei dimenticato degli imprevisti e probabilità che la vita della magica Brooke Davis aveva in serbo per te...> lo corressi io <Accidenti, menomale che hai sempe avuto un bellissimo ragazzo accanto...> <Già, menomale> conclusi io prima di baciarlo. Salimmo sul soppalco e ci gustammo la pizza guardando un film horror.

Non ho mai voluto immaginare come sarebbe stata la mia vita senza Travis. Molto probabilmente sarei caduta in depressione, abbandonando la scuola e non avrei mai trovato qualcuno da amare. Probabilmente sarei diventata una gattara con qualche chilo di troppo che vive in uno scantinato di New York... ehm no, magari quello no. Travis cambiò la mia vita radicalmente. Mi spronò ad andare avanti e mi fece capire che si vive una volta sola. Con lui incominciai a vivere davvero. Cominciai ad andare alle feste (che fino al penultimo ballo di primavera della mia carriera scolastica mi facevano paura), cominciai a fregarmene del giudizio altrui, cominciai a fare pazzie, divertirmi come non mai. Travis è stata la mia rinascita. E dovete credermi se vi dico che con lui si è aperto un nuovo capitolo della mia vita.

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