Il giorno più bello dell'anno dopo il B-Day (ovvero il Brooke-Day, cioè il giorno del mio compleanno) era arrivato. Mi preparavo mentalmente da ormai due o tre mesi e non vedevo l'ora che arrivasse. Avevo fatto una iniezione di canzoni di Natale che voi non potete capire, ancora un po' e mi uscivano i "one - horse open sleigh" dalle orecchie. Ero pronta. Avevo rovistato ore tra i miei costumi di carnevale per trovare quelle maledette corna da renna che un tempo cantavano le canzoncine e avevano le lucine per poi accorgermi che si erano rotte. Non me ne andava bene una. Ma Brooke non si perse d' animo e si mise la sue fantastiche corna anche senza le canzoncine che tanto dopo due minuti avrei spento perché mi sarebbe venuto mal di testa. Fatto sta che mi misi dei leggings e un maglione ovviamente natalizio con la scritta "feliz navidog" e il disegno di un cane con il cappello da Babbo Natale. Veramente osceno. Mi armai di corna e scesi in soggiorno con le mie calze blu con i fiocchi di neve. < Buongiorno famiglia! Pronti per il Natale?> chiesi. La mia famiglia non era molto pronta. La situazione era: Carter seduto sul divano con le gambe appoggiate al tavolino di vetro che stava praticamente dormendo, mio padre, nella stessa posizione, stava leggendo il giornale mentre mia madre spolverava sopra il camino. Che famiglia allegra, mi commuovo soltanto a ricordarli. < No? Emmm... nemmeno un pochino?> vedendo che nessuno mi stava rivolgendo la parola andai in cucina a bere un bicchiere d' acqua ma quando tornai e vidi che non era cambiato assolutamente niente mi decisi a fare qualcosa. < RAGAZZI!!!!!> gridai più forte che potevo. < Brooke, ma cosa c'è? Perché ti scaldi tanto?> chiese mio padre con tanta di quella calma che avrei fatto indigestione. < Hey, ma dai, è il giorno di Natale! Non possiamo starcene qua con le mani in mano! E... e mamma? Perché non sei già di là a preparare il pranzo immenso che ci farà ingrassare di 15 chili?> chiesi massaggiandomi la pancia e sfoggiando un bel sorriso. Mia mamma si girò smettendo per un attimo di spazzare. < Brooke, ci siamo appena alzati, sono le otto e mezza... non ti sembra un po' troppo presto?> lo ritenevo un insulto io quello! Uscii teatralmente di scena puntando un dito perso il cielo dicendo < Non è mai troppo presto per il Natale!> così me ne tornai in camera e aspettai mezz'oretta in cui ascoltai canzoni di Natale! Ma va? Non ne avevo ancora ascoltate abbastanza! Alle nove scesi di nuovo e ritentai di farli smuovere. Questa volta mamma cominciò a fare a mangiare, anche se riteneva che preparare pranzo alle nove per mangiare poi alle 12 era "eccessivamente presto" perciò stava facendo tutto alla velocità di un bradipo durante una staffetta.
Alle 12 (finalmente) mangiammo. La mamma ci aveva preparato un' insalata, una bistecca e un budino che, a dirla tutta non era molto buono... cioè, diciamocelo, faceva veramente schifo. Dopo il pranzo ci andammo a sedere in soggiorno per scambiarci i regali. Generalmente io e Carter ce ne facevamo uno a vicenda mentre mamma e papà ne facevano uno in due. Carter faceva dei regali emmm... obbrobriosi (giusto per essere un po' più fine). Un anno mi aveva regalato un paio di calzini con le dita che io odio impacchettati con della fantastica carta presa dal giornale usato di papà. Inutile dire che ci ero stata malissimo. Quell' anno sembrò accorgersi che non aveva mai fatto un regalo decente, perché, prima cosa era impacchettato con della vera carta da regalo e secondo era veramente bello. Era un acchiappa sogni in tessuto nero da cui pendevano delle piccole e morbide piume. Lo osservai per molto tempo. Accarezzai la stoffa e poi sfiorai le piume, come se fossero troppo leggere e fragili per essere toccate con forza. I fili di tessuto formavano al centro vari cerchi che davano vita a un mandala incantevole. Adoravo quell' acchiappa sogni. Abbracciai Carter con tutta la forza che avevo e gli sussurrai un "grazie" all' orecchio. Il suo non era un regalo tanto raffinato e penso nemmeno tanto costoso ma lo adoravo, principalmente perché avevo la consapevolezza che lui aveva pensato per un po' più di due minuti a me e ne ero grata.
A Carter regalai una cassa per la musica che chiedeva dall' anno scorso. Lui ne era felicissimo e mi strinse in un abbraccio anche lui, ringraziandomi. I miei mi regalarono, invece, un set di candele profumate con un libro. Ringraziai pure loro con un bacio sulla guancia e andai a posare i regali in camera. Attaccai con cura l' acchiappa sogni sopra il letto, come dettava la tradizione, per poi riscendere e andare dalla mia famiglia. Restammo tutto il pomeriggio a casa a parlare tra di noi. A dire la verità era molto tempo che non stavamo un po' insieme come una vera famiglia, soprattutto a causa degli innumerevoli impegni scolastici e lavorativi. Facevamo battute e ridevamo di gusto, come facevano le famiglie normali. Insomma noi eravamo una famiglia normale ma non troppo. Non eravamo tanto legati visto che i nostri genitori stavano in ufficio per la maggior parte della giornata. In più eravamo solo noi quatto più i miei zii e mio cugino in Italia e altri parenti di cui, in verità, non sapevo nemmeno l' esistenza.
Verso la metà del pomeriggio chiamammo via Skype la parte restante della famiglia. Siccome a New York erano circa le 16:30 in Italia dovevano essere più o meno le 22:30. Dopo due squilli risposero alla chiamata. Parlammo di tutto quanto poi, siccome il laptop che stavamo usando era il mio, facendo finta di portarlo in camera mia, parlai ancora cinque minuti con Jacopo. < Mi manchi tanto...> gli dissi appena arrivai in camera. < Anche tu mi manchi Brooke, ma dobbiamo farci forza. Sono sicuro che ci rincontreremo al più presto... ma parliamo di argomenti più divertenti... come è andato il regalo di Carter quest' anno?> chiese ridendo. Jay era sempre stato al corrente dei regali orribili di Carter. < Ti sorprenderà, lo so, ma quest' anno mi ha fatto un regalo davvero bello. Appoggiai il laptop alla scrivania e andai a prendere il regalo di mio fratello per poi mostrarlo a Jay. Lui avvicinò la faccia allo schermo per poi chiedermi < Ma che cos'è?> ritornò seduto normalmente e mi prestò tutta la sua attenzione. < È un acchiappa sogni.> risposi < La leggenda racconta che servono per scacciare via i sogni brutti ma anticamente veniva usato dagli indiani d'America per vedere che lavoro facessero le persone, venivano appesi davanti alla tenda.> spiegai accarezzando il filamento dell' acchiappa sogni. < È molto bello.> disse sorridendo mio cugino.
Finita la breve chiacchierata con Jacopo scesi di nuovo dagli altri. I miei genitori chiamarono me e mio fratello ad andare in soggiorno e sederci sul divano. Dopo quel pomeriggio ci guardammo un film in compagnia. Perché è vero che il Natale unisce anche le famiglie più distanti, le famiglie più povere e quelle che ormai non si vedono da anni. Tutti abbiamo una famiglia, anche se non c' è un legame sanguigno, anche se non si è veramente parenti. Guardate noi, per esempio. Il nostro gruppo di amici non era legato da nessun grado di parentela, eppure noi sapevamo, anche senza nessuna promessa, che ci saremmo stati l'uno per l'altro ed il nostro legame era persino più forte di una qualsiasi famiglia.*Spazio autrice*
Salve lettori e lettrici!
Come va?
Il capitolo del giorno di Natale è (finalmente) arrivato.
Come vi è sembrato?
Spero vi sia piaciuto!
Ricordatevi di lasciare tante ⭐️ e 💬!
Al prossimo capitolo!❤️
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Lost
Teen Fiction♡ COMPLETA ♡ Brooke Davis trascorse la sua infanzia in Italia, a casa della nonna. A sette anni, però, dovette partire per New York, abbandonando Travis, il suo amico d'infanzia. Brooke ci soffre e spera ogni giorno di ritrovare quel suo amico perd...