La fredda aria di New York era nuovamente lì, che mi punzecchiava il naso, come se mi avesse aspettata per il mio tempo in cui ero stata via. Passeggiavo per le strade affollate con le mani in tasca e la sciarpa più grossa di me che mi copriva fino al naso. Mi guardavo in giro e ammiravo ogni singolo dettaglio della mia città. Non mi piaceva stare a New York ma penso che sia stata colpa dei vari avvenimenti successi li. New York come città non mi dispiaceva, anzi, la trovavo bellissima: quei suoi grattaceli, la brillante statua della libertà ma anche soltanto le strade ti facevano venire in mente questo luogo stracolmo di persone, di avvocati sempre di corsa, di segretarie indaffarate e di ragazzi e ragazze come me, che non avevano ancora bene capito il senso della loro vita ma che vivevano istante per istante, momento per momento: vivevano il presente. E con gli auricolari nelle orecchie continuavo a camminare, con il mio naso rosso continuavo a guardarmi in giro. I miei passi andavano a tempo di "Imagination" di Shawn Mendes, una delle mie canzoni preferite di sempre. Con la sua semplicità e leggerezza era in grado di rallegrare ogni mia giornata. Il telefono squillò e io risposi alla chiamata di Sydney. <Che cosa vuoi stupido bradipo?> chiesi alla mia migliore amica.
<Stupido bradipo a chi scusa? Comunque andiamo a fare un giro con gli altri?>
<Io sono già in giro ti raggiungo sotto casa>
Detto ciò feci inversione e, sulle note di "Stitches" andai verso casa di Sydney. Quel giorno ero in vena di Shawn Mendes. Di solito mettevo la playlist con tutte le canzoni che mi piacevano di più: Ariana, Shawn, Justin insomma anche un po' quelle che mi capitavano ma quel giorno feci partire quella di Shawn. Non so il motivo ma semplicemente mi andava. Raggiunsi casa di Sydney e lei era già lì ad aspettarmi. Andammo in un bar lì vicino dove c'erano già tutti gli altri seduti Con mia grande sorpresa notai che, in mezzo al nostro solito gruppo, trovavano il loro posto attorno al tavolo rotondo anche Carter e Alice. Salutai tutti con un abbraccio e poi mi sedetti vicino a mio fratello e Sydney e ordinai una cioccolata calda. Quello fu un pomeriggio bellissimo in compagnia dei miei migliori amici. Ridemmo e scherzammo vivendo in compagnia un momento di spensieratezza.
Però durò poco. Dovetti tornare a Long Island per la seconda fase sia del talent show che del concorso di poesia. Con Carter avevo lavorato sulla canzone "Air" di Shawn Mendes mentre con Alice avevo lavorato su una cosa tipo quella dell'altra volta ma sulle note di "Perfect" di Ed Sheeran. Come anche l'altra volta ero in agitazione dietro le quinte. Continuavo a passarmi le mani sulla gonna del vestito e continuavo a picchiettare le dita sulla chitarra che, se avesse avuto il potere di parlare, a quel punto mi avrebbe già chiesto pietà. Carter continuava a camminare intorno a me: prima avanti, poi indietro, poi finiva il giro, poi andava di nuovo avanti... insomma un loop infinito. <Sei agitata?> mi chiese mio fratello sedendosi vicino a me. <No, guarda continuo a picchiettare le unghie sulla chitarra perché è il mio nuovo sport...> dissi ironica. Lui fece una leggera risata, quasi impercettibile all' orecchio umano. Sinceramente non l'avrei nemmeno sentito se non fosse stato per il suo sorriso sulle labbra. Dopo un po' salimmo sul palco. I giudici ci guardarono per un po' ma poi si ricordarono di noi.
<Ah, si... i fratelli Davis... Carter e... Brooke giusto?> ci chiese uno dei tre. Annuimmo entrambi come risposta.
<Che cosa ci portate oggi?> ci chiese un altro.
<Abbiamo preparato una cover di "Air" di Shawn Mendes.> dissi io. Il giudice che ci fece l'ultima domanda ci fece segno di cominciare a cantare. Dopo la canzone il loro compito era quello di darci dei giudizi e così fecero.
<Ragazzi mi sorprendete ogni volta di più. Credetemi se vi dico che ne abbiamo visti tanti di ragazzini come voi con la chitarra ma voi avete qualcosa di diverso. La vostra semplicità mi fa impazzire, mi fa veramente impazzire. Le doppie voci, il vostro gioco di sguardi, il dolce suono della chitarra... vi adoro.> disse la donna. Ringraziammo. <Sono d'accordo con Jenette, avete qualcosa di unico ed inimitabile. Sono sicuro che l'amore fraterno fa la sua parte. Si vede che vi volete un gran bene.> disse il secondo. Anche lì ringraziammo. Il terzo giudice ci guardò e, senza aggiungere altro disse <Per me è sì.> noi saltammo di gioia. Anche gli altri giudici votarono sì e noi non potevamo essere più felici di così. Non avevamo ancora chiuso con Long Island. Non avevamo ancora chiuso con la televisione, anche perché c'era ancora un concorso di poesia ad aspettarci.
Ci trovammo dietro le quinte con Alice. <Ciao Al, cosa dovevi dirci? Sono preoccupata!> le chiesi ricordandomi del messaggio che aveva mandato a me e a mio fratello. <Nulla ragazzi, spero che voi non vi arrabbierete... ho deciso di lasciare il concorso di poesia.> sinceramente ci rimasi male. Aveva lavorato così tanto, si era impegnata un sacco ad organizzare tutto per poi lasciare? No, non mi andava giù. <Come? Perché?> Disse Carter. <Perché, ragazzi, non ce la faccio più a combinare tutti i miei impegni, se venissi qui tutte le settimane non riuscirei più a fare nulla...> mi dispiaceva ma se aveva deciso di fare così ok. <Va bene Al, noi non siamo arrabbiati, anzi, spero riusciremo a vedersi ancora!> i suoi occhi si illuminarono <Si! Di quelli non ti devi preoccupare, verrò a trovarvi a scuola quando riesco!>
Sul palco Alice disse che si voleva ritirare ma le concessero di fare l'ultima esibizione poi lasciò quello studio. Non sarebbe più tornata.
Quanto a noi avevamo un bel po' di strada ancora da fare. In hotel dovemmo già cominciare a pensare alla prossima canzone da portare. <La so!> dissi dopo minuti passati a pensare a quella benedetta canzone. Carter mi guardò aspettando di sapere qual era la mia idea <Almost is never enough> lui sembrò pensarci su. <Quella lì di Ariana Grande?> annuii <Però secondo me è da fare con il pianoforte...> sì, anche Ariana la cantava con il pianoforte <Potremmo iniziare a tirare giù gli accordi con la chitarra poi a casa me la studio con il piano, no?> dissi, credendo così di risolvere tutti i problemi <Brooke... posso suonarlo io? Hai sempre suonato tu fino ad ora...> sì, mio fratello se la cavava con il pianoforte. Non aveva mai seguito lezioni ma a volte si metteva a suonare qualche canzone ad orecchio e da lì imparò. <Si! Iniziamo a vedere quali sarebbero per la chitarra poi ce li studiamo bene a casa.> così ci mettemmo a lavorare senza un minuto di pausa, perché era quello che ci piaceva fare. Avrei dato anima e corpo per la musica e Carter se ne stava appassionando ogni giorno di più. In più lo stavamo facendo insieme, come due veri fratelli. E in quei giorni stavo anche io imparando a conoscerlo, dopo anni ed anni passati a vivere insieme solo in quei giorni lo stavo conoscendo veramente e lui stava conoscendo me. Stavamo diventando una cosa sola. Io e lui. Carter e Brooke.*Spazio autrice*
Ciao a tutti!
Come va?
Spero bene.
Ecco che siamo giunti al capitolo 26. Non vi garantisco il vero numero dei capitoli ma credo siano intorno ai 35 / 40. Non credo di riuscire a farne solo 30. Spero che la storia vi stia continuando a piacere! Ci vediamo al capitolo 27!👋🏻
Vi voglio bene❤️
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Lost
Подростковая литература♡ COMPLETA ♡ Brooke Davis trascorse la sua infanzia in Italia, a casa della nonna. A sette anni, però, dovette partire per New York, abbandonando Travis, il suo amico d'infanzia. Brooke ci soffre e spera ogni giorno di ritrovare quel suo amico perd...