12. Strange

154 11 0
                                    

Sollevai le palpebre.
Non sentivo metà corpo.
Che diamine mi ha fatto quel dottore?
Il soffitto bianco mi faceva male agli occhi. Li chiusi un paio di volte prima di abituarmi.
Sentivo un rumore di pagine sfogliate.
Cercai di alzarmi, ma era come se la testa pesasse una tonnellata.
Lasciai stare.
Non sentivo nessun dolore. Niente.
Mi sembrava strano.
Mi toccai il braccio destro e sentii una fasciatura che partiva da sopra la spalla e finiva a metà del braccio, e mi ricordai cosa era successo.
Per la seconda volta avrei dovuto parlare con Taehyung.
Sospirai. Quel ragazzo mi doveva un sacco di spiegazioni.
In quel momento sentii un'altra pagina che veniva girata.
Questa volta ruscii ad alzare la testa.
Seduto su una sedia con una rivista sulle gambe, c'era Jungkook. Sembrava non essersi accorto che mi ero svegliata e continuava a leggere.
Alzai le sopracciglia: non sapevo se essere felice di vederlo o se preoccuparmi.
Che ci fa qui?
Mi aspettavo di vedere Hoseok o Taehyung, magari anche Jimin, ma non lui.
La sua presenza mi inquietava.
Aveva ancora l'occhio nero.
In quel momento i suoi occhi smisero di muoversi e si fermarono. Gli apparve un sorriso sulle labbra.
Alzò lo sguardo.
-Benvenuta- mi disse. -Hai dormito bene?-.
Non sapevo cosa rispondere... benvenuta?
Lo guardai senza capire.
Lui buttò la rivista sul divanetto vicino e si alzò dalla sedia, tirando le tende e tutta la stanza si illuminò all'improvviso, facendomi venire un gran mal di testa. In risposta mi coprii gli occhi con il braccio sinistro.
-Potresti essere un po' più delicato?- mi lamentai.
-Come lo sei stata tu con me?- commentò, indicando l'occhio nero. -Ci proverò-.
No, era chiaro, noi due non andavamo d'accordo.
-Cosa ci fai qui?-chiesi.
-Abbiamo fatto a turno, io e Hoseok. Purtroppo ti sei svegliata quando è toccato a me-.
Non c'era ironia nella sua voce, nemmeno fastidio, era semplicemente indifferente.
-Hoseok è stato qui? Per quanto tempo?-.
Guardò l'orologio al polso: -Se n'è andato via venti minuti fa-.
Sospirai.
Lui aveva provato ad avere una conversazione decente con me, ma non ci era riuscito. Era venuto a prendermi quando ero uscita dal commissariato, ma io mi ero messa a inseguire Taehyung... beh se non lo avessi fatto, ora sarebbe messo male. Mi aveva chiesto di incontrarci il primo giorno in cui ci eravamo conosciuti, ma io avevo sfidato Jungkook ad un incontro....
Jo, sei pessima.
-Che c'è? Non sei contenta di vedermi?- mi chiese.
-No- riposi. -Stavo solo pensando...-.
-A chi?-.
Gli era comparso un sorriso malizioso.
-Non pensare male- risi, tirandogli un cuscino in faccia.
-Ehi!- si finse arrabbiato, ributtandomelo. -E comunque non penso male-.
-Pensavo che te ne saresti andato- ammisi, stringendolo al petto. -Non me lo sarei mai aspettata, insomma non sembri uno che sorveglia le persone-.
-Le apparenze ingannano. Non fidarti di quello che vedi, non con me. Molto presto capirai a cosa mi riferisco-.
-Mi stai nascondendo qualcosa?- insinuai, alzando un sopracciglio.
-Non direttamente, no- rispose. -Presto avrai le tue risposte, per ora non ti dico nulla-.
Si avvicinò al letto e si sedette.
-Potresti cominciare da qualche parte, però- disse e mi prese la mano destra.
La girò lentamente e mise l'indice sul polso.
Non sentii direttamente il contatto sulla pelle, c'era qualcosa di morbido che lo impediva. Lo guardai e vidi che avevo del cotone fermato con dello scotch di carta, come si fa quando ti fanno un prelievo, con l'unica differenza che era su tutto il lato del polso.
Non me n'ero accorta.
Jungkook mi guardò dritto negli occhi.
-Qui cominciano le tue riposte-.
Continuavo ad essere confusa. -Cosa dovrebbe esserci qui?-.
Si alzò.
-Vestiti, andiamo a fare una passeggiata-.
-Adesso?- chiesi.
-Adesso-.

Certo che potrebbero lasciarmelo un minuto di tregua...
Mi vestii il più in fretta che potei, cercando di non sforzare troppo il braccio.
Continuavo a guardarmi il polso.
Cosa mi hanno fatto? Cosa diavolo c'è la sotto?
Pensai a cosa volesse dirmi Jungkook. Non c'era altro motivo di chiedermi di fare una passeggiata se non per dirmi qualcosa.
Quando fui pronta uscii dalla stanza e lo vidi poggiato al muro.
-Andiamo?-.

Prendemmo un taxi. L'autista non chiese nemmeno dove portarci.
Lo sapeva già.
Per tutto il tragitto Jungkook non mi disse nulla: se ne stava immobile a guardare fuori dal finestrino e a rispondere ai messaggi che gli arrivavano periodicamente.
Anche io guardavo fuori dal finestrino, ma solo perché ero immersa nei miei pensieri.
Dove diamine mi sta portando?
E perché non mi dice nulla?
Quei messaggi non mi convincono, arrivano ad intervalli troppo regolari.
Cercai di togliere lo scotch dal polso, soltanto per vedere la sua reazione e in risposta mise la mano sopra la mia.
-Pazienza- disse. E la tolse.
Era freddo: cercava di evitare il mio sguardo e di parlarmi.
Non riuscivo a penetrare quella corazza, non come prima, sembrava che non ne fossi più capace. Non capivo che cosa stesse provando, non riuscivo più a decifrare i suoi movimenti e ad interpretarli.
Era come se fossi cieca.
Era vicino a me e non capivo quali sarebbero state le sue intenzioni. Se fosse successo qualche mese prima sarebbe stato diverso.
In quel momento sentii il suo telefono squillare.
-Pronto?- rispose.
Lo vidi annuire più volte.
-Si, certo, nello stesso posto che abbiamo concordato-.
Seguì un momento in cui non fece e non disse nulla.
-Va bene. Arriviamo-.

Il taxi si fermò proprio davanti alla Tokyo Tower e lì scendemmo.
Mi sarei aspettata di incontrare qualcuno là fuori, invece vidi Jungkook dirigersi verso la torre.
Prendemmo l'ascensore e ci fermammo all'ultimo piano.
Uscii dall'ascensore e mi diressi verso le finestre: almeno mi aveva degnata di un bel panorama.
Lui mi seguì subito dopo, affiancandomi.
Sentii dei passi avvicinarsi dalla mia sinistra.
Pensavo che fossero turisti: a quell'ora del giorno e in quel periodo ce n'erano tanti, invece quando mi girai vidi i capelli rosa di Jimin.
-Cosa ci fai qui?- chiesi, ma lui non mi rispose. Mi sorrise e si mise accanto a me.
Quando vidi anche Taehyung cominciò a battermi forte il cuore.
Che diamine succede?
Non era l'ultimo.
Dopo di lui comparve anche il finto psicologo.
Lui è qui? Aspettate...
Provenirono dei passi anche dalla mia sinistra. Mi voltai e vidi il medico che mi aveva curato la ferita al braccio.
Allora avevo ragione quando pensavo che era troppo giovane.
-Ti ricordi di me?- chiese qualcuno.
Quella voce mi era familiare.
Vidi apparire un altro ragazzo.
Non sapevo chi fosse, ma la sua voce....
Per un attimo ritornai dietro le sbarre e poi nel locale.
-Tu?- chiesi.
Rise: -Esattamente-.
Cominciai ad indietreggiare lentamente.
-No...- feci confusa. -Non è possibile. Voi tutti vi conoscete?-.
Non poteva essere casuale.
Quegli incontri non erano casuali.
Tutti, dal primo all'ultimo... loro lo avevano fatto apposta.
Jimin mi aveva preso dall'aeroporto.
Hoseok mi aveva incontrato il secondo giorno, facendomi conoscere Jungkook e ottenere quel lavoro. E facendomi ottenere quel lavoro sono andata a casa del signor Harada, incontrando Taehyung. Se lui non mi avesse incontrata, io non sarei mai finita al commissariato, a essere interrogata dal finto psicologo e non sarei finita dietro le sbarre, conoscendo così quel ragazzo.
Ma non potevano sapere che avrei inseguito Taehyung e che mi sarei ferita aiutandolo. L'incontro con il medico non poteva essere pianificato.
Ma lui era lì.
Mi venne in mente un dettaglio: si stava ancora vestendo quando era entrato. Non era pronto, lo avevano avvertito all'ultimo, ecco spiegato perché era arrivato con un ora di ritardo.
Non se lo aspettavano.
Li guardai dal primo all'ultimo. Ora li vedevo più come traditori che come amici.
Amici.
In quel momento apparve l'immagine del mio primo incontro con Hoseok.
Se lui era lì, significa solo una cosa...
Indietreggiai ancora, ma fui bloccata: qualcuno mi aveva abbracciato da dietro.
Mi girai e lo vidi. Mi stava sorridendo.
Io invece volevo solo mettermi a piangere.

Eighth/BTS ✔Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora