-Come fai a saperlo?- ripetei.
Sapevo che c'era qualcosa di strano in lui.
Taehyung si girò e cominciò ad allontanarsi.
Alzai il braccio e gli puntai la pistola alla schiena.
-Fermati- ordinai.
Si girò e mi guardò. Non appena si vide la pistola puntata contro cambiò subito espressione.
-Non fare stupidaggini-.
-Come fai a sapere che prendo pillole?- chiesi, avvicinandomi.
-Io... ti ho visto prima- inventò, preoccupato.
-Come?-.
-Stavo passando davanti...- cercò di dire.
-Smettila di mentirmi! Non hai fatto altro da quando ti ho incontrato!- urlai.
Mi guardò come se non capisse.
Mi resi conto che stavo cominciando a dare di matto.
Forse mi ha vista davvero...
No... non gli credo.
-Chi ti ha mandato?-.
-Ti dico che non mi ha mandato nessuno- rispose lui. Era tranquillo, nonostante avesse un'espressione preoccupata.
In quel momento la porta d'ingresso si aprì all'improvviso. Mi girai e vidi entrare un paio di poliziotti.
Non appena videro che avevo la pistola puntata contro Taehyung, presero le loro e me le puntarono a loro volta.
La situazione era cambiata velocemente: ora ero io ad avere un arma puntata contro. Più di una.
-Abbassa l'arma- mi intimò uno di loro.
Non lo feci subito.
Mi girai verso Taehyung e lo guardai.
-Mi stai dicendo la verità?- chiesi.
Lui esitò un attimo, ma alla fine non disse nulla. Sembrava quasi che non potesse parlare, come se qualcosa lo bloccasse.
Lo vidi allontanarsi da me mentre mi mettevano le manette. Sembrava pentito di qualcosa perchè non mi guardò più e tenne gli occhi fissi sul pavimento.
Il poliziotto mi prese per un braccio e mi trascinò via.
Mentre uscivamo di casa vidi Taehyung prendere qualcosa dalla tasca destra e infilarselo nell'orecchio.
Un auricolare.
Con gli occhi ancora fissi su di me, schiacciò il bottone sull'oggetto e dopo un paio di secondi disse qualcosa.***
-Non avevo intenzione di fargli nulla- ripetei per l'ennesima volta.
Stavo cominciando a stancarmi.
-Ma aveva una pistola puntata contro di lui- mi fece notare il tipo davanti a me.
Alzai le sopracciglia: -Crede che non lo sappia?-.
-Allora mi dica perché- chiese, calmo.
Era seduto dall'altra parte del tavolo, con le mani incrociate sotto il mento e mi stava osservando. Lo faceva da quando ero entrata, un'ora prima, e non smetteva di farlo. Mi guardava socchiudendo gli occhi di tanto in tanto e sembrava che mi stesse leggendo come se fossi un libro.
Non era uno psicologo, ne ero sicura, anche se il suo comportamento faceva pensare il contrario. Anche il suo modo di vestire non faceva che sminuire la mia tesi: portava una camicia bianca con una giacca elegante al di sopra, dei pantaloni neri fermati da una cintura di pelle dello stesso colore, scarpe dello stesso materiale e occhiali neri.
Di tanto in tanto sorrideva come se avesse appena scoperto dettagli di me che io non gli avevo rivelato e mostrando delle adorabili fossette.
-Era entrato qualcuno in casa- raccontai.
Mi guardò interessato: quel dettaglio non glielo avevo ancora detto.
-Continua- fece lui, avvicinando la sedia.
-Ero in cucina e ho visto un'ombra, sono andata a vedere e ho notato che c'era qualcuno in giardino. Si è avvicinato alla porta d'ingresso e ha cercato di scassinarla... ci è anche riuscito-.
-E lei cosa stava facendo in quel momento?-.
Non è che riuscissi molto a trattenere la vergogna.
Mi schiarii la gola per calmarmi e lui lo notò subito.
-Io stavo cercando la mia pistola- dissi.
Non stavo mentendo completamente, solo che la pistola l'avevo già trovata e in quel momento mi trovavo in tutt'altro posto.
-Mmh- fece lui. -Non sembra convinta. Dove era veramente?-.
In quel momento diventai veramente rossa. Maledissi me stessa per quello.
-È arrossita?- mi chiese.
-Ero in bagno- dissi di getto.
-In bagno?-.
-Sì, in bagno, mi ero nascosta lì- mentii. Non aveva ancora avuto la mia cartellina, non poteva sapere chi ero in realtà.
-Non ha pensato di nascondersi in un'altra stanza?-.
-No. Se mi fossi nascosta in camera da letto mi avrebbe trovato. Una ladro per prima cosa va in camera, non crede?-.
Quanto sto mentendo male... ma che mi succede?
-Quindi crede che fosse un ladro. E se fosse stato un assassino?-.
-Un assassino? Non credo. Gli assassini non hanno questo modus operandi-.
Vidi un accenno di stupore nella sua espressione.
-Ha usato un termine tecnico?-.
-Non lo ha mai sentito dire?-.
-Certo, ma se lei lo sa significa che...- stava per dire, quando un poliziotto entrò nella stanza e gli porse un fascicolo giallo.
Lui lo prese e lo ringraziò. Non appena il poliziotto uscì lui lo aprì e gli diede un'occhiata.
Caput
Sorrise.
-Una guardia del corpo che si nasconde nel bagno... è sicura che sia andata veramente così?- chiese.
-Sì- confermai.
-Ma allora non si spiega la presenza di quel ragazzo quando i poliziotti sono entrati in casa-.
E in quel momento mi venne un idea.
-Era il ladro- dissi.
Non sapevo come mai Taehyung si fosse comportato così, ma lo avrei scoperto, anche a costo di mentire.
-Mi sta dicendo che abbiamo catturato la persona sbagliata?- chiese.
-Esattamente- risposi.***
Quando avevo detto che Taehyung era il ladro non mi aspettavo che mi sbattessero lo stesso in prigione.
Davanti a me, dritto e immobile, c'era il finto psicologo, di cui non sapevo nemmeno il nome.
Mi poggiai alle sbarre e lo guardai.
Lui fece scivolare il fascicolo sul ferro.
-La prossima volta non menta- disse serio. -Per questa notte resterà qui, domani mattina vedremo cosa fare-.
Non promette nulla di buono...
-Aspetti! Non posso restare qua, devo tornare a lavoro-.
Non che me ne importasse più di tanto, ma volevo uscire, quindi era una buona scusa.
-Credo che il lavoro sia l'ultimo dei suoi problemi- disse e se ne andò.
STAI LEGGENDO
Eighth/BTS ✔
Fanfic"Tutti temiamo qualcosa del passato. Le mie paure hanno la forma di un ragazzo con la testa coperta da un cappuccio. Lui è il filo oscuro che lega la mia anima ad altre sette" Jo è una guardia del corpo. Dopo aver perso il suo incarico per lei s...