Non appena i miei superiori avevano saputo che non avevo più un incarico da svolgere, mi avevano subito contattata per uno nuovo. Questa volta dall'altra parte del mondo.
A quanto pare a Tokyo c'è una persona importante che non deve farsi ammazzare.
Un'altra.Quando mi avevano chiamata, mi avevano promesso che tutto sarebbe stato discusso quando sarei arrivata lì. Mi avevano addirittura pagato il biglietto dell'aereo.
Sola andata... chissà come mai non mi suona nuovo.
Si erano anche assunti la responsabilità di trovarmi un posto decente dove dormire. L'incontro sarebbe avvenuto il giorno dopo, quindi secondo loro avrei avuto bisogno di un posto dove rilassarmi e mettere a posto le idee.
Almeno sapevo che il cliente era ricco. O almeno questo lo avevo capito dal fatto che in quel momento ero sdraiata su un comodo sedile di pelle della business class e dal fatto che l'hotel in cui avrei soggiornato era uno di quelli a cinque stelle.Non che non mi piacesse, ma non faceva per me.
Avevo vissuto due anni in una fabbrica con la persona che dovevo proteggere, non è che fossi abituata a vivere comoda. Ma almeno dodici ore di viaggio sarebbero passate più in fretta.***
Trovai un suv nero ad aspettarmi davanti all'aeroporto. Non c'era nemmeno bisogno che chiedessi se aspettasse me, perché avevano pensato ad informarmi su tutto.
Mi avvicinai e infilai il borsone nel bagagliaio, poi salii in macchina.
Il conducente sicuramente non si aspettava che mi sedessi sul sedile del passeggero, di norma tutti vanno a sedersi dietro, e mi accolse con uno sguardo interrogativo.Non che io non lo guardai allo stesso modo.
Aveva i capelli rosa.
Rosa?
O in Giappone tutti si colorano i capelli in modi strani o il tipo in questione era particolarmente problematico.
Però era carino, per quanto ne riuscissi a capire di ragazzi.
Gli diedi un occhiata veloce.
Aveva gli occhi scuri, occhi socchiusi che mi stavano osservando. Labbra carnose, guance rotonde e mascella squadrata. Era giovane, avrà avuto vent'anni e alto, con un fisico allenato.
I suoi muscoli erano contratti e davvero non era abituato ad avere persone sul sedile del passeggero, inoltre non sembrava proprio il tipo di persona che fa come lavoro l'autista.
Lo faceva da poco, non era ancora sicuro di quello che faceva.
Non era nemmeno giapponese.-Perché fai l'autista? Ti devi guadagnare da vivere o lo fai per essere indipendente?- chiesi per rompere il ghiaccio e magari per farlo sentire un po' più a suo agio.
Si bloccò ancora di più.
-La prima, vero?- lo aiutai.
Lui mi sorrise.
Quanto dannatamente era timido!
-Stai tranquillo, non ti chiederò più nulla- sorrisi, vedendolo diventare tutto rosso.
Lui non disse nulla e mise in moto l'auto.Vidi l'aeroporto allontanarsi, per lasciar spazio alle innumerevoli luci della città.
Non ero mai stata a Tokyo, era una delle poche città che mancavano alla mia lista.
Avevo viaggiato per mezzo mondo, molte volte per incarichi che duravano solo qualche ora e non avevo avuto molte occasioni di visitare le città.
Questa volta però qualcosa mi diceva che a Tokyo ci sarei rimasta per sempre.
Il sole stava cominciando a tramontare e con lui si faceva strada un senso di ansia opprimente.
Per le persone normali la notte è un occasione per riposarsi o per uscire.
Per me era leggermente diverso.-Che ore sono?- chiesi, cercando di nascondere la mia preoccupazione.
-Le nove- rispose lui, ma si era accorto che qualcosa non andava. -Stai bene?-.
Annuii.
No, in realtà non stavo bene...-Jo, vieni!- mi chiamò una voce acuta, la voce di una bambina.
Sapevo che era nella mia testa, lo sapevo benissimo, ma per me era come se fosse lì davanti.
-Dai! Vieni!- La bambina continuava a chiamarmi. -Non essere timida!-.
Lei rideva ed era felice, ma non sapevo perché.
Non sapevo dove mi trovavo. Sembrava un bosco, era notte, ma non ne ero sicura.
Vedevo scorrere gli alberi accanto a me, stavo correndo.
Ma non ero l'unica a farlo.
C'era qualcuno dietro di me.
Ci stavano inseguendo.
La bambina continuava a correre, non sembrava essersi accorta di nulla.
Cercavo di chiamarla, ma era come se qualcosa mi bloccasse.
Avevo paura.
L'uomo continuava ad inseguirci.
Mi voltai per vedere il suo volto, ma sembrava essere solo una macchia informe.
Il mio cervello aveva cancellato quel viso.
Lo vidi muoversi e tirare fuori qualcosa dalla giacca.
Mi girai verso la bambina, stava ancora ridendo.
L'ultima cosa che vidi era quel sorriso diventare una smorfia e sparire per sempre.
Poi più nulla.Fu come se mi svegliassi da un lungo sonno. Ero stordita, ma riuscii a capire dov'ero.
Non ci stavamo più muovendo, la macchina era ferma. Ero seduta sul sedile nella stessa posizione in cui avevo perso i sensi.
Quando la vista diventò meno offuscata riuscii a vedere il conducente che mi comprimeva un panno bagnato sulla fronte e mi asciugava le lacrime. Aveva aperto la portiera e ora era accanto a me.
Mi sorrise.
-Spero che non ti dispiaccia se ho guardato nel tuo borsone- si scusò lui.
Ci misi un po' per capire.
-No- mormorai, cercando di alzarmi e ci riuscii solo con il suo aiuto.
Mentre avevo il braccio attorno al suo collo, il suo viso era abbastanza vicino al mio da farmi vedere quanto in realtà fosse sconvolto.
Mi preoccupai subito.
-Non ti ho fatto del male, vero?- chiesi.
Lui mi sorrise: -No-.
Continuai a guardarlo: non ero sicura che dicesse la verità.
-Non preoccuparti, davvero- cercò di convincermi.
-Senti, mi faresti guidare?-chiesi.
Questa volta fu lui a essere preoccupato.
-Sei sicura?-.
-Si, guidare mi aiuta a concentrarmi-.
Mi aiutò a salire in macchina e si sedette sul sedile del passeggero.
Misi in moto e accelerai lentamente.
-Sai dove andare?-.
Annuii.
Avevo imparato a memoria il tragitto.Guidare mi aveva sempre aiutato a calmarmi. Mi ci vollero un paio di minuti, ma alla fine riuscii a concentrarmi su qualcos'altro.
Di tanto in tanto davo un'occhiata anche al ragazzo accanto a me, che sapevo benissimo fosse ancora scosso.
-E questi... attacchi... come...?- cercò di chiedermi ad un certo punto.
-Come mai li ho?- finii io per lui.
Era tanto tenero.
-Ho avuto una brutta esperienza tanti anni fa- risposi serena.
-Ti succede tante volte?-.
Sembrava che stesse prendendo confidenza.
-Tutte le sere-.
Spalancò gli occhi.
Mi scappò un sorriso.
-E... non hai mai pensato di andare da uno psicologo?-.
No, a dir la verità non ci avevo mai pensato. Per tutta la vita mi ero gestita da sola, non mi era mai passato in mente di chiedere aiuto.
Scossi la testa.
-Ma ho visto delle pillole nella tua borsa-.
Schiacciai improvvisamente il freno, facendo sbalzare il ragazzo sul sedile.
Presi la pistola che tenevo sempre con me e gliela puntai alla tempia.
-Non sono affari tuoi, capito?- gli sussurrai all'orecchio.
-Sì- rispose subito, terrorizzato.
Non appena mi accorsi di quello che avevo fatto mi pentii subito.
Mi scusai e ripartii.
Non mi disse più nulla per tutto il resto del tragitto.
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Eighth/BTS ✔
Fiksi Penggemar"Tutti temiamo qualcosa del passato. Le mie paure hanno la forma di un ragazzo con la testa coperta da un cappuccio. Lui è il filo oscuro che lega la mia anima ad altre sette" Jo è una guardia del corpo. Dopo aver perso il suo incarico per lei s...