"So che sei nuova. Se ti va, stasera puoi trovarmi al bar qui di fianco. Se vuoi farci un salto...".
C'era scritto solo quello.
Quella corta frase che doveva fare quello che le parole non avevano potuto fare.
Non so cosa pensare. Sono... ma che diamine?!
Da dieci minuti mi stavo scervellando su quel bigliettino.
Tutti i corsi di psicologia che hai fatto se ne sono andati a quel paese. Arrenditi Jo, non sai cosa dire. Arrenditi e di che è più semplice capire un assassino che una persona normale.
Non sei capace.
-Signorina, è ancora qui?- mi chiese una voce.
Mi girai e vidi il signor Sato che mi sorrideva. Sorrisi anche io e mi alzai.
Nascosi il bigliettino nella tasca e feci un inchino.
-Grazie per avermi assegnato l'incarico-.
-Se non fosse stato per quel ragazzo... se lo tenga stretto- disse e se ne andò.
Alzai le sopracciglia.
Ma mi prendete per il culo?
Tienitelo stretto? Ma che diamine è successo al mondo?Fatto sta che quella sera non avevo nulla da fare. Dopo aver preso le mie pillole sarei potuta restare rinchiusa nella mia stanza d'albergo, ma qualcosa mi diceva che se fossi uscita mi sarei divertita.
Ma non ero preparata a quello che sarebbe successo.Se di giorno ero una ragazza timida, che cercava di far stare bene le persone, di notte ero tutt'altro.
Non fraintendete: anni di addestramento in svariate condizioni e un paio di antipsicotici tutte le sere e la tua personalità cambia eccome.
Era questo quello che mi spingeva ad uscire di notte e ad addentrarmi nei posti più sudici e peggio frequentati della città.Ero folle, lo sapevo bene, ma non riuscivo a trattenermi.
Decisi di andare dal tipo.
Non lo conoscevo.
Lo avevo visto solo una volta.
Non importava.***
Il locale era uno di quelli molto frequentati, non riuscii nemmeno ad entrare subito. Dal numero di gente che si stava ammassando là dentro urlando capii che c'era solo una spiegazione ragionevole.
Scommesse.
Non sapevo di che tipo, ma dovevano portare parecchi soldi al proprietario.
Riuscii a farmi spazio tra la folla ed entrare nel locale dopo qualche minuto buono.Mi ritrovai in un posto quasi totalmente vuoto. Tutti erano ammassati nella parte sinistra del locale e urlavano come indemoniati, sventolando i biglietti delle scommesse. L'altra parte invece era quasi completamente deserta.
C'erano due persone: uno era il barista e l'altro era il dipendente che mi aveva invitata.
Stava poggiato sul braccio destro e sembrava che stesse per addormentarsi, mentre con l'altro girava annoiato la cannuccia nel drink.
O mi aspetta da tanto tempo o non mi aspetta proprio.
Vediamo.-Salve- lo saluto.
Lui si gira e mi sorride: -Ciao-.Il barista mi guarda curioso. I suoi occhi scuri mi provocano un sorriso.
-Credevo non venissi- continua l'altro, invitandomi a sedere.
-Nemmeno io credevo di venire, ma eccomi qua- risposi, sedendomi.
Intanto il barista mi stava ancora guardando.
Gli sorrisi di nuovo.
Non so che diamine voglia.
È vagamente inquietante.
La cosa andò avanti per un paio di minuti, fino a quando non mi chiese cosa volessi ordinare.
Ah, era per quello che mi guardava.
Mi sento stupida... due volte in un giorno solo.
-Un caffè- risposi, ordinando la prima cosa che mi era venuta in mente.
Cominciai a guardarmi intorno.
Era un'altro effetto delle pastiglie: non riuscivo a stare ferma.
I miei occhi si soffermarono subito sulla folla.
-Si fanno scommesse, e questo l'ho capito, ma di che tipo?- chiesi.
-Taekwondo- mi rispose il barista.
Mi salì una risata.
Una volta l'avevo provato durante il mio addestramento. Non era finita bene.
-Perché ridi?- chiese il barista.
Lo guardai con la coda dell'occhio. Lo ammetto, guardai i suoi muscoli.
Quanto scommetti...
-Sfido che ci sia qua dentro qualcuno bravo in quello sport- dissi.
Il dipendente quasi si strozzò con il drink, nel tentativo di soffocare una risata.
Il barista mi guardò male.
Ho proprio azzeccato.
-Lui fa Taekwondo- mi disse pulendosi la bocca e indicando il barista.
Lui buttò l'asciugamano sul bancone e mi guardò ricambiando lo sguardo.
Mi tolsi la giacca.
Ha capito.
Mi indicò la parte affollata del locale.
-Dopo di te-.
Mi alzai e lui mi seguì.
Intanto il dipendente cambiò completamente espressione.
-Ma cosa state facendo?- chiese, preoccupato.
Non lo ascoltai e mi diressi verso quello che era il lato del locale allestito per combattere.
Neanche a dirlo tutti mi fissavano.
Continuai a camminare.
Dopo aver scavalcato la folla mi ritrovai su un grosso tappeto beige.
Il barista mi affiancò.
-Pronta?- chiese.
Annuii convinta.
-Allora- fece quello che doveva essere il proprietario del locale. -Dolcezza, con chi vuoi lottare? Sempre che tu voglia lottare-.
Piegai la testa e indicai il tipo accanto a me.
Lui si fece una risata: -Sei sicura? Ti sei scelta un avversario complicato-.
-Grazie, ma sono sicura- confermai e mi diressi verso il centro del quadrato.
Il barista mi seguì.
Si tolse il grembiule e la camicia così da non infastidirlo, sotto aveva una maglia nera aderente che non gli impediva i movimenti.
-Comunque, piacere- fece ad un certo punto. -Sono Jungkook-.
-Jo. Il piacere è mio-.
Intanto vidi una figura farsi spazio nella massa. Il dipendente ne uscì preoccupato.
-No, ti prego non farlo. Non so che tipo di problemi tu abbia, ma lui è forte, davvero- mi mise in guardia.-Non preoccuparti- gli dissi, sorridendo.
Vedendo che non avevo intenzione di fermarmi si avvicinò.
-So che non è un buon modo di cominciare una serata,- cominciai a dire. -ma ti prometto che non finirà male-.Io e Jungkook cominciammo ad avvicinarci per dare l'inchino.
Passi lenti Jo.
Non staccargli gli occhi di dosso.
Lui si muoveva con sicurezza. Si vedeva che era un professionista, che lo faceva da tanto tempo.
Alla distanza giusta uno dall'altro ci inchinammo.
-Non il Taekwondo- dissi all'improvviso.
-Cosa?- mi chiese lui, perplesso.
-È il tuo campo questo, non vorrai mica fregarmi. No, ti sfido. Un'altro sport, uno qualsiasi-.
Mi guardò con uno sguardo interrogativo, ma alla fine capii che aveva accettato.
-E chi mi dice che lo sport che sceglierò non è il tuo asso nella manica?- chiese.
-Devi solo provare-.
Jungkook guardò il dipendente: -Hoseok, scegli-.
Il ragazzo spalancò gli occhi: -Io? No, nemmeno per idea-.
-Dai, scegli-.
-Scegli- insistette.
-Scelgo io!- urlò il proprietario.
Aveva dei guantoni da boxe in mano.
-Vediamo come ve la cavate con la boxe- disse e ce li buttò.
Li infilai senza esitare e così fece il barista.
Non appena ci diede il via cominciammo.
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Eighth/BTS ✔
Fanfiction"Tutti temiamo qualcosa del passato. Le mie paure hanno la forma di un ragazzo con la testa coperta da un cappuccio. Lui è il filo oscuro che lega la mia anima ad altre sette" Jo è una guardia del corpo. Dopo aver perso il suo incarico per lei s...