32. Wound

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-Vai- mi dice Namjoon, sorridendo. - Non preoccuparti per me-.
Sto attaccata a lui ancora qualche secondo.
Non ho la più pallida idea di quello che sta per succedere, di dove andare.
Mi prende il viso tra le mani e mi fissa, stringendo un po' le dita.
Ha gli occhi molto irritati e la voce distorta a causa del fumo.
-L'unica cosa che posso dirti è di raggiungere la pista ciclabile. Non so altro-.
-La pista ciclabile- ripeto, assorta.
Ho in mente all'incirca com'è la zona in cui mi trovo perché l'ho vista sulle immagini satellitari. Non lontano da noi c'è un quartiere di Busan, però non mi ricordo il nome.
Mi alzo e lo aiuto a fare lo stesso.
-Di chi è il turno stavolta?- chiedo.
Non mi risponde, facendomi capire che non lo sa neppure lui.
Quando comincio ad allontanarmi mi giro un paio di volte, guardandolo e dandomi conforto. Mi fa talmente tanto male la gola che faccio fatica perfino a respirare.

Una pista ciclabile... Mi vorrà condurre in città.

Fatto sta che ci impiego solo qualche minuto a trovarla.

"Mandeok-dong" leggo sulla targa, ripetendolo nella mente.
L'ho già sentito da qualche parte... È questo il quartiere, me lo ricordo, ma ha a che fare con altro. Aspetta, non l'ho letto in uno dei...
Un biciclista mi sfreccia davanti, facendomi tornare alla realtà.
Comincio ad incamminarmi nella sua stessa direzione: in fondo, non lontano si vedono le luci di alcuni palazzi.
Fa freddo e sono le undici passate, e nonostante tutto vedo persone passarmi accanto. Fortunatamente la pista è ben illuminata. Mi stringo nella felpa e continuo, aumentando il passo.
Questa situazione di ambiguità mi innervosisce, non so nemmeno se sto andando dalla parte giusta. Va bene, non so proprio dove sto andando.

Ad un certo punto pesto qualcosa, facendo rumore.
Abbassando lo sguardo vedo che è una pillola di quelle con il film protettivo. Esattamente uguale a quelle che c'erano nella stanza. Esattamente come avevo pensato mi aveva portata lì per farmi vedere cosa avrebbe fatto.
G

uardo davanti a me i palazzi: sto andando nella direzione giusta.
Li raggiungo velocemente e da lì mi mescolo tra la gente che sta passeggiando e mangiando, e onestamente penso che sia strano che mi abbia portato in un luogo affollato e ben illuminato.
Il profumo del cibo mi fa brontolare lo stomaco. Non mangio nulla da un giorno e sto letteralmente morendo di fame.
Mi fermo qualche centinaio di metri più in là, guardando il cibo con aria disperata, tanto che la signora mi chiede se voglio qualcosa. E sto anche per rispondere di sì quando qualcuno mi viene addosso, proseguendo velocemente.
Mi volto e lo vedo.
È lui, è qui.
Comincia a correre. Lo inseguo.

Hai il coraggio di farti vedere, bastardo? Dopo quello che hai fatto?

Se avessi la pistola con me, gli sparerei. Ma anche se ce l'avessi, non potrei farlo comunque, con tutte le persone che ci sono qui.

Mi faccio spazio tra la gente e cerco di correre più veloce, provando a raggiungerlo, ma anche se il posto è affollato, passa tra di loro con facilità, distanziandomi.
Stringo i denti e comincio a spingere le persone senza nemmeno chiedere scusa. Devo prenderlo a qualsiasi costo. Se gli metto le mani addosso non so cosa potrei fargli.

Ad un certo punto svolta a destra, entrando in un vicolo stretto. Mi sembrava troppo strano che non mi portasse in un posto del genere.
Rallenta e così faccio anche io.
In fondo al vicolo c'è una vecchia casa in restauro.
Lo guardo da distanza: si avvicina alla porta d'ingresso ed entra, senza richiuderla.
Mi avvicino velocemente ed entro.
Dentro non vola una mosca. Sento solo dei passi salire. Mi precipito sulle scale, seguendo le sue dita scorrere sullo scorrimano.

Sale fino all'ultimo piano. Riesco appena in tempo a vederlo entrare in una delle stanze.
Mi avvicino lentamente, notando che sulla maniglia c'è del sangue. Anche sul pavimento ci sono delle gocce.

È ferito...
Namjoon...

Penso che possa averlo incontrato. Che gli abbia fatto del male. Forse si è ferito mentre lo affrontava...

Poggio la mano sulla maniglia e la giro.
Dentro non mi aspetta l'incappucciato.
Non appena lo vedo, mi precipito da lui.

-Hoseok-.

***

Non lontano da lì l'incappucciato sta poggiato contro il muro di una casa. È riuscito a fuggire uscendo dalla finestra della stanza, saltando sul tetto di una casa accanto.
Non riesce a togliersi dalla mente lo sguardo di Hoseok.
-Scusami, scusami- continua a ripetere e nel mentre si abbassa la zip della felpa, togliendola.
Il braccio destro è sporco di sangue. Dalla spalla scende fino alle dita, gocciolando a terra.
L'uomo sospira, stringendo i denti per il dolore e poggia la testa al muro.
-Se non mi fossi spostato, mi avresti ucciso... - dice, sorridendo incredulo. - Jungkook, mi avresti ucciso-.

Eighth/BTS ✔Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora