17. White line

136 8 0
                                    

Mentre guidavo lei non mi disse nulla, nemmeno una parola.
Dopo un po' di tempo ero riuscita a convincerla a venire con me, ma la vedevo ancora insicura sulla sua scelta. Fissava fuori dal finestrino un punto imprecisato nel vuoto. Dopo quel che mi aveva detto in quel locale, sembrava che si fosse spenta.
L'ultima cosa che mi aveva detto era il suo nome: Mei Lee.
Molto probabilmente anche quello era finto, ma evitai di fare domande.
Perché non mi dice più nulla?
Sembrava che qualcosa fosse cambiato.
Sentivo addirittura la sua presenza come un oppressione.
Mi venne l'ansia e sapevo che sarebbe successo qualcosa prima o poi.
Forse ha a che fare con lei...

Non appena arrivammo mi sentii subito meglio.
-Hai una casa bella grande, vivi da sola?- chiese, seguendomi per il vialetto.
Era un sollievo sentirla parlare.
-Non esattamente- risposi. -Ci sono alcune persone che vanno e vengono-.
Molto probabilmente se ne sono andati tutti.
Nessuno aveva acceso le luci esterne e non riuscivo nemmeno a vedere dove camminavo, c'erano soltanto i lampioni stradali, ma non illuminavano abbastanza. La casa si vendeva solamente perché era bianca.
Tirai fuori il telefono e accesi la torcia.
Le dissi di seguirmi.
Non appena salii sul pianerottolo infilai la chiave nella serratura, ma in quel momento mi accorsi che c'era qualcosa per terra.
Mi abbassai e lo raccolsi: era un rametto di agrifoglio (rappresenta la precauzione). Poi guardai in giro e anche se non vedevo nulla, mi immaginai il giardino.
Non ci sono piante di agrifoglio. Da dove cavolo sbuca?
Lo guardai: qualcuno doveva averlo messo lì per forza, non poteva essere sbucato dal nulla.
Guardai di nuovo intorno e questa volta vidi qualcosa: in fondo al giardino c'era qualcosa che brillava, una luce.
Non c'era prima.
-Per favore potresti entrare in casa?- chiesi alla ragazza.
Lei mi guardò senza capire.
Sorrisi: -Non preoccuparti, cerco solo di capire perché non c'è luce-.
Ricambiò il sorriso e le aprii la porta.
-Prova comunque ad accendere qualche interruttore-.
Quando entrò in casa, cominciai a dirigermi verso la luce. Spensi la torcia e mi avvicinai agli arbusti che coprivano il muro di fronte alla casa e mi abbassai. Spostai alcuni rami e vidi una lanterna: era una di quelle a sei lati e aveva una piccola candela all'interno. La presi e mi rialzai.
La cosa si fa strana. Prima l'agrifoglio e adesso questa lanterna... se stanno cercando di farmi uno scherzo, è proprio di cattivo gusto.

Fatto sta che entrai in casa con l'oggetto in questione.
Non c'era ancora luce.
Cercai di accendere qualche interruttore, ma non ottenni nulla.
-Non si accendono- disse la ragazza avvicinandosi. -Perché hai una lanterna in mano?-.
La guardai: -È una cosa complicata-.
Mi diressi verso il corridoio. Anche se non conoscevo ancora bene quella casa, sapevo che vicino alla mia camera c'era uno sgabuzzino che oltre a contenere scope e altro ancora, conteneva anche il contatore. Aprii la porta e mi feci spazio tra i vari oggetti, arrivando al contatore. Non vedevo granché dato che la candela non illuminava più di tanto, ma tastai con le dita fino a quando non trovai la levetta.
La alzai, facendo illuminare tutta la casa.
Sospirai: era bello vedere un po' di luce.
-Allora- feci. -Vediamo dove farti dormire e che vestiti darti-.
Oltre ad avermi confessato di non avere più una casa, mi aveva anche detto che non aveva altri vestiti se non quelli che indossava. Il mio armadio era praticamente vuoto, ma ci sarebbe dovuto essere qualcosa da darle.
Prese le prime cose che vide e andò a fare un bagno.
Io intanto andai in soggiorno e mi buttai sul divano, mettendo la lanterna sul tavolino.
Tirai fuori il telefono e cercai di chiamare Jungkook.

Numero inesistente

Numero inesistente?
Com'è possibile? È lui che mi ha scritto con questo numero.
In quel momento vidi entrare Jimin in casa.
-Jimin, sai per caso come mai il numero di Jungkook è inesistente?- chiesi.
Lui mi guardò senza capire. -No. Inesistente?-.
-Ho provato a chiamarlo, ma mi dice così- spiegai.
Lui mi fece segno di passarglielo e cercò di chiamarlo. Qualche secondo dopo annuì con la testa, dicendomi che avevo ragione e che non sapeva perché.
-Non so. Ma c'è qualcuno in casa?- chiese.
Annuii: -Ho portato una ragazza-.
Lui mi guardò male.
Aveva chiaramente frainteso.
-È la figlia di un certo uomo di cui dovete scoprire delle cose- spiegai.
-E l'hai portata qui?- chiese, alzando le sopracciglia.
-Non c'è modo migliore, non credi? E poi pensavo che Jungkook avesse potuto parlare con lei, data la loro vicinanza-.
Quando capì di che persona stessi parlando gli apparve un'espressione cupa.
-Stai bene?- chiesi.
-Si, devo solo fare una telefonata- ripose e uscì di casa.

***

-Mio padre è un boss mafioso- cominciò a dire la ragazza.
Io e Jimin eravamo davanti a lei e la stavamo ascoltando.
Non so come, ma lui l'aveva convinta a dirci tutto quello che sapeva su suo padre.
-Ha vari affari illeciti svolti in varie parti del mondo- continuò lei. -Non so esattamente di cosa si tratti, ma sicuramente ha a che fare con la droga-.
-Come avvengono questi traffici?- chiese Jimin.
Lei si strinse un cuscino al petto.
-Credo che, come per tutti gli altri, avvengano attraverso degli intermediari, mio padre non andrebbe mai di persona, non rischierebbe tanto-.
-Nessuno rischia, specialmente se è il capo- dissi io.
La vidi cambiare espressione. Stava pensando a qualcosa: la vedevo fare smorfie, come se quello a cui stesse pensando non avesse senso. Allora glielo chiesi.
Lei alzò la testa e mi guardò.
-È sciocco, ma ho l'impressione che mio padre non sia quello che fa credere di essere- ammise.
-Cosa intendi?- chiese Jimin.
Lei sorrise.
-Mio padre potrebbe non essere il capo- ripose.
Guardai Jimin.
Lui sa qualcosa che non vuole dirmi.
-In che senso? Pensi che ci sia qualcuno che sta al di sopra di lui?- chiesi.
Annuì.
-Cosa te lo fa pensare?-.
-Qualcuno lo chiamava ogni sera e lui ogni volta si comportava in modo strano. Potrei dire che ha paura-.

***

Quella notte non riuscivo a dormire. Continuavo a girarmi nel letto senza riuscire a prendere sonno.
Alla fine decisi di alzarmi e di andare a prendere qualcosa da bere.
Non appena uscii in corridoio vidi una luce soffusa provenire dal soggiorno.
Mi avvicinai lentamente.
Non può essere entrato nessuno in casa.
Quando mi avvicinai ancora di più, vidi l'ombra di una mano proiettarsi sul muro alla mia destra: quella mano aveva appena afferrato qualcosa.
Mi sporsi per vedere.
Jimin era seduto sul divano e stava tenendo la lanterna in mano, proprio davanti al viso.
Anche se la luce era debole potevo vedere che aveva i capelli bagnati e gli occhi lucidi.
Che diamine sta facendo?
Aprì la lanterna e prese la candela.
La fissò per qualche secondo, inclinando la testa.
Vidi una lacrima scendere sulla sua guancia.
Alzò la mano sinistra e la avvicinò alla fiamma, aspettò un attimo e poi la spense con le dita, lasciando entrambi nel buio.

Eighth/BTS ✔Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora