25. Run (part 2)

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-Non posso farlo- bisbigliai.
Non puoi farlo.
Ero ferma immobile davanti ad una delle stanze dei ragazzi da cinque minuti.
La mano mi si stava congelando.
-Sì che puoi farlo- fece Mei.
Jimin e Hoseok erano poggiati alla parete dietro di noi e ci osservavano in silenzio.
-È assurdo. Quello mi uccide... no, anzi, peggio- mi lamentai.
-Non ti farà nulla- mi incoraggiò.
Misi la mano sulla maniglia e la girai lentamente.
Dannata la mia impulsività. Ma non potevo stare zitta?
Ma d'altronde, quando si pensa ad una sfida, si pensa a qualcosa di divertente e di innocuo, non dalle conseguenze mortali.
Avevo il terrore di quello che avrei fatto.
Ma lo avrei fatto?
Ero stata obbligata. Avevo accettato la sfida. Non potevo tornare indietro.
Ero praticamente già morta.
-Non potete scegliere qualcos'altro?- tentai.
Mei negò con la testa e mi spinse dentro la stanza.
Deglutii.
E dai Jo, non può farti così paura... no, infatti... è solo Yoongi! Sei nuova, ma sai bene che non ti conviene infastidirlo.
Quale era la sfida?
Infilare dei cubetti di giaccio nella maglia di Yoongi.
Non c'era scelta peggiore.
Se Hoseok voleva vendicarsi, anche se non in modo cattivo, ci era riuscito. E Mei lo aveva aiutato.
Bel consiglio Mei.
Quando mi avevano detto di cosa si trattava non avevo intenzione di accettare.
Peccato che lo avessi già fatto.
Così mi ritrovavo a dover mettere in pratica la loro idea.

Mi avvicinai al letto in cui Yoongi stava dormendo.
Il momento prima era sveglio, il momento dopo aveva il viso infilato nel cuscino.
E dai, non posso disturbarlo.
Era disteso a pancia in giù e aveva la testa poggiata al braccio destro. Non volava una mosca.
Se Jin era carino quando mangiava, Yoongi era carino quando dormiva.
Mi girai verso di Mei e la guardai.
-Fallo!- bisbigliò con uno sguardo assassino.
Mi avvicinai ancora di più e alzai lentamente la parte inferiore della maglia con una mano, mentre con l'altra infilai il porta ghiaccio senza girarlo.
Presi un bel respiro.
Appena giri, scappa. Scappa come il vento. Non fermarti per nessun motivo al mondo. Se è necessario esci di casa, cambia città, stato, mondo....
E lo girai.
Furono attimi di panico, quelli che seguirono. Mi aspettavo che scattasse in piedi e che cominciasse a urlarmi dietro, inseguendomi.
Non fece nulla di tutto ciò.
Aprì lentamente gli occhi e mi guardò.
Non ha uno sguardo assassino... non fidarti, questo è perché è ancora addormentato.
Mi sentivo in colpa. Era come svegliare un cucciolo di panda... non lo puoi fare senza provare rimorso.
Ma Jo, diamine, lo hai svegliato e basta, non hai fatto nulla di grave.
-Perché lo hai fatto?- chiese, assonnato, tirandosi su.
Vidi cadere tutti i cubetti sul letto.
Mi girai verso di Mei per chiederle aiuto: non c'era più nessuno, erano spariti tutti e tre.
Certo, lasciate cadere su di me tutta la sua ira.
-Allora?- fece, scendendo dal letto.
-Ehm...- dissi, cercando di perdere tempo.
Non capivo se era arrabbiato o l'aveva lasciata passare. Non sapevo se correre o se rimanere.
-Hai scommesso con qualcuno?- chiese, impassibile.
-No... loro mi hanno sfidato- risposi. -Ho accettato prima che mi dicessero di cosa si trattasse-.
Perché gli stavo dicendo la verità? Perché lui capiva se facevo il contrario. Magari mi sarei risparmiata una vendetta.
-Speri che non mi arrabbi, vero?-.
-Qualcosa del genere- dissi.
Sospirai e lasciai cadere il porta ghiaccio per terra.
Ma chi prendo in giro?
Lo guardai: -Devo correre, vero?-.
Sì, insomma, avevo capito che era inutile dirgli la verità: il danno era fatto.
-Veloce, come il vento- rispose, con un sorrisino. Fece un passo.
-Aspetta: non ci basta la casa- gli feci notare.
-Abbiamo tutta la città a disposizione. Corri Gimyo, corri. Ti lascio qualche secondo di vantaggio- disse. -Dieci...-.
Non me lo feci ripetere e cominciai a correre.
Uscii dalla stanza velocemente e mi diressi verso l'ingresso: aveva detto tutta la città.
Che città sia.
Il problema principale era dove andare. Avevo a che fare con uno che abitava lì da anni e che, a logica, conosceva la città a memoria.
L'aeroporto non è lontano.
Sorrisi.
Quanto sei stupida, ammetti che ti diverti, esattamente come il giorno in cui lo hai incontrato.
Uscii dalla porta principale e mi diressi verso il cancello. In quel momento Namjoon lo stava aprendo.
-Dove vai?- chiese.
Lo superai.
-Lontano, molto lontano- risi.
-Jo, non per infierire, ma sei in pigiama- mi fece notare.
Cominciai a ridere.
-Meglio, no? È più divertente-.
Mi guardò come se fossi pazza (molto probabilmente lo ero davvero).
Quando Yoongi lo superò, ricominciai a correre. Percorsi tutta la strada e girai a sinistra. Come al solito andavo a caso, tanto in qualche modo sarei ritornata.
Mi girai per guardare dov'era e mi stupii: era veloce, tanto.
Oh cavolo, questo corre più veloce di Hoseok.
-Non è che puoi rallentare un po'?- scherzai.
Non aveva nemmeno le scarpe, solo le calze. Non che io fossi messa meglio: quando corri, le ciabatte sono la cosa peggiore da indossare. Potevano volarmi da un momento all'altro.
-Nemmeno per idea- ripose.
Presi una ciabatta (e devo ammettere che non è facile farlo mentre corri) e gliela buttai, chiaramente evitando di colpirlo.
Lui si spostò di lato e mi guardò.
-Ehi, che fai?!- chiese, stupito.
Non credeva che lo avessi fatto.
Tolsi anche l'altra e feci la stessa cosa.
Questa la prese al volo.
-Così siamo alla pari- risposi.
Lui alzò la ciabatta e cominciò a urlare correndo ancora più veloce.
Non riuscivo più a trattenermi: cominciai a ridere.
Per strada non c'era nessuno, solo qualche passante e questo rendeva a Yoongi il lavoro più facile.
Quando sbucai nella via principale mi ricordai che era la stessa che avevo percorso un paio di giorni prima: andai nell'altra direzione. Stavo andando verso l'oceano.
Magari non è così bravo a nuotare.
Nemmeno tu, se è per questo.
Quando vidi un piccolo negozietto non ci pensai due volte ed entrai.
Sapevo come acquistare un vantaggio.
Il mio piano era di chiuderlo temporaneamente in bagno, ma quando vidi un barattolo di cera per pavimenti non mi trattenni.
Lo presi e lo buttai per terra, sporcando un intero reparto.
Mi nascosi dietro uno scaffale e aspettai che arrivasse.
Neanche a farlo apposta Yoongi andò dritto da quella parte.
Correva piuttosto veloce e quando raggiunse il reparto lo vidi scivolare.
Ebbene mi aspettavo di vederlo cascare come nei film, invece quell'essere soprannaturale ci scivolò sopra come se stesse facendo surf, abbassando il proprio baricentro e allargando leggermente le braccia.
Va bene, dopo questa mi ritiro.
-Questa te la faccio pagare- disse, ma senza cattiveria. A dir la verità mi sembrava divertito.
Ricominciò a seguirmi e io ricominciai a correre.
Uscii e svoltai a destra.
Vidi una cabina telefonica all'inizio di un ponte: mi diressi verso quella parte.
Non appena arrivai aprii la porta e, entrando, la richiusi subito.
Yoongi mi raggiunse qualche secondo dopo.
-Così non vale- disse, poggiandosi al vetro.
-Non mi sembra che tu abbia parlato di cabine telefoniche- risi.
Mi sorrise.
Wow sta sorridendo, magari sono salva.
Bel sorriso.
-Dai, esci- chiese.
-Se esco, ti vendichi?- chiesi, ridendo.
Sospirò.
-No, non mi vendico. Dai, esci- ripose.
Mi voltai tanto per perdere un po' di tempo e per infastidirlo un po'.
In quel momento passò di lì un uomo. Mi abbassai fingendo di cercare qualcosa: che cosa avrebbe pensato se mi avesse visto in pigiama?
Yoongi non era del mio stesso parere: non si spostò di un centimetro. E pensare che anche lui era in pigiama.
L'uomo lo superò guardandolo con un'espressione basita.
-Gimyo, esci- mi chiamò.
Quando mi alzai andai a colpire la cornetta che penzolava. La presi e la misi al suo posto. Facendo questo vidi un infinito inciso vicino ai tasti.
Ci passai un dito sopra e uscii dalla cabina.
-Questa cosa del soprannome (Gimyo) me la devi spigare, però- feci a Yoongi. Lui mi fece segno di seguirlo e ci incamminammo per tornare a casa.

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