Capitolo 6

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"Allora, dove vi porto, signorine?" chiede scherzosamente Paulo, una volta entrati nella sua auto.

Ha addirittura aperto le portiere a entrambe, permettendoci di salire, destando un risolino che sentiamo dall'interno della casa di Claudio e Roby, che probabilmente hanno visto la scena.

La mia cara amica stronza ha pensato bene di fiondarsi nei sedili di dietro, lasciandomi impalata, e costringendomi a stare davanti, di fianco a lui.

"Io vado a casa mia, mentre Bea ha una stanza in un hotel in centro prenotato da Claudio e Roby" dice prontamente Simona, per poi indicare la via di entrambi i posti.

Cosa stai dicendo? Perché fai questo?

Come osi lasciarmi sola in hotel dopo che abbiamo dormito sempre insieme?

Ma poi penso che sia tutto pianificato dalla sua mente furba e malvagia, perché sa perfettamente che, nel tragitto, casa sua viene prima, il che vuol dire che, nell'ultimo pezzo di strada, saremo soltanto io e lui in macchina.

Tutte le parolacce del mondo che mi passano per la testa comincio a rivolgerle mentalmente alla persona alle mie spalle.

Questa me la paghi davvero.

Se potessi fulminarla con lo sguardo, sarebbe già stesa a terra con i capelli che inalano del fumo grigio.

"Oh va bene. L'hotel è proprio vicino casa mia, tra l'altro" risponde prontamente Paulo, prima di mettere in moto.

Della musica spagnola parte appena la macchina si accende, e lui abbassa il volume per poter continuare a parlare, sapendo che, forse per tutti e tre, il silenzio sarebbe ancora più imbarazzante.

"Quindi tu Simona studi qui?" chiede Paulo, una volta imboccata l'autostrada, guardandola per qualche secondo tramite lo specchietto retrovisore.

Lei risponde prontamente e in pochi secondi cominciano a parlare di come entrambi, i primi tempi, siano rimasti estasiati dalla bellezza della città, ma allo stesso tempo stupiti dalla differenza di stile di vita rispetto al sud, avendo lui vissuto qualche anno a Palermo.

Mentre ascolto entrambi, ne approfitto per guardarlo un po'. Ha gli occhi fissi sulla strada e una mano salda sul volante, mentre con l'altra picchietta con le dita sul bordo del finestrino della sua portiera.
Poi cambia mano, intento con la destra a gesticolare, ricordando la bontà dei dolci siciliani che amava mangiare quelle poche volte che gli era permesso, in quanto costretto a seguire una determinata e non indifferente dieta da calciatore.

"Ma qui a Torino questi dolci me li sogno ormai. Non che non ce ne siano, ma non mi è proprio concesso" dice poi sorridendo, ma un po' amareggiato.

Continua a parlare di ciò che a loro è proibito mangiare e ci conferma la diceria su Higuain che, nei primi giorni di allenamento con la Juve a Vinovo, ha chiesto se portavano il caffè a un certo punto della seduta.

"A volte glielo ricordiamo e ridiamo tutt'ora" continua a dire, scuotendo la testa e ridendo al ricordo di quella scena che deve essere stata davvero divertente.


"Grazie mille del passaggio, Paulo - dice Simona, una volta sotto il suo palazzo, - Bea, noi ci vediamo domani, abbiamo ancora taanti posti da visitare", dice a me, una volta quasi fuori dalla macchina.

"Notte", le diciamo entrambi, e io ne approfitto per guardarla in cagnesco dal mio finestrino, sguardo al quale lei risponde con tanti baci volanti, senza farsi notare.

Una volta dentro al palazzo, Paulo riparte, e in macchina cala un silenzio assordante.

Dio, fa che tutto questo finisca subito.

Más que nunca - Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora