Capitolo 10

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Quella mattina l'allenamento era stato più impegnativo del solito.
Paulo era davvero stanco, ma allo stesso tempo, e dopo tanto, si sentiva bene, sereno nel prepararsi alla partita, disposto ad accettare anche un rifiuto del mister nel farlo giocare, ma pronto, con il tempo, a riprendersi il suo posto.

Dopo un po', quella mattina si era svegliato... felice.
Essere solo a casa non gli era pesato, quando, da tempo, cercava sempre di avere qualcuno con lui.
Non aveva sentito la mancanza di nulla, o forse si.
Gli era mancata Beatrice quella sera, gli sarebbe piaciuto stare con lei, vederla camminare per casa, in quella casa in cui da un po' di tempo non girava più una ragazza che volesse davvero.

L'ultima ragazza che aveva visto girare per casa era stata sua nipote qualche settimana prima, quando la sua dimora era stata invasa da parenti argentini per i suoi 24 anni.
Dolores continuava a rubargli le felpe costose, con la scusa che, puntualmente, dimenticava la differenza di temperature tra l'Argentina e Torino, a novembre.

A Laguna Larga, il giorno del suo compleanno, erano sempre al mare.

Gli sarebbe piaciuto andare oltre ieri sera, ma il "rifiuto" di Beatrice lo aveva reso ancor più felice.

Come una conferma di non essere come tutte, di non cascare ai piedi dell'uomo ricco che può avere tutto quel che vuole, quando e come lo desidera.

Doveva ammetterlo, lo aveva eccitato il suo non invitarlo a salire.

Ma una volta partita, cosa avrebbe fatto?

Assorto nei suoi pensieri, non si accorse dell'arrivo di Claudio in spogliatoio.
Anche lui aveva lavorato duro quella mattina, ed erano entrambi soddisfatti.

"Beh, allora... Devi raccontarmi qualcosa per caso? - gli chiese, dandogli una pacca sulla spalla.

Paulo si limitò a fissarlo, sorridendo.

"Non so, devi parlarmi di qualcuno? Quel qualcuno che comincia per B- e finisce per -eatrice?", continuò divertito, scatenando la sua risata.

"Dai... Non è successo niente", mentì il numero 10, spingendolo lontano con una spallata.

"Ah no? E come mai oggi eri così felice? E hai dato il massimo?"

"Si nota così tanto? - chiese.

"Beh, qualcosa... è successo" si arrese poi.

Si chiedeva perché fosse così poco dettagliato, e se si vergognasse che non fosse successo niente, oltre qualche bacio.

"Di cosa si parla qui? Te l'ha data qualcun 'altra?" si sentì dal nulla nella stanza.

La voce di Miralem Pjanic risuonò forte, e Paulo avrebbe voluto nascondersi sotto la panca dello spogliatoio in quel momento.

"Non sei divertente, Mire - cominciò Claudio, e Paulo ebbe quasi paura di parlare della ragazza alla quale, ormai, lui e sua moglie erano legati da un affetto sincero.

"Non te l'ha data, vero?" continuò Claudio, quasi preoccupato come un fratello maggiore.

Paulo valutò la sua espressione, e valutò se fosse giusto confidarsi.

Cosa cazzo gli prendeva al suo amico, non era mica sua figlia.

"Ci siamo baciati... più di una volta", disse alla fine, in un lungo sospiro.

Sospirò anche il numero otto, probabilmente felice e fiero della decisione presa dalla ragazza, e Paulo non sapeva se essere d'accordo con lui, o vergognarsi.

"E ti è piaciuto? Voglio dire, non andare oltre?", chiese poi Mire, facendosi serio, e avendo capito il tipo di situazione.

"Credo... credo di si... cioè mi piace... e non mi è dispiaciuto che non sia successo altro. Nemmeno a me sembrava il caso... credo", ammiccò il ragazzo, grattandosi la nuca e rendendosi conto di non sapere nemmeno lui cosa pensare.

Más que nunca - Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora