Capitolo 44

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E' tra le leggi della natura che, il giorno di pasquetta, all'inizio la giornata è grigia e buia, per poi venir fuori il sole per pranzo, e fare qualche goccia di pioggia nel pomeriggio.

Infatti, anche quest'anno il tempo non perdona, ed io osservo il cielo incolore sopra di me, che non illumina i paesaggi verdi che attraverso velocemente in treno, diretta a Torino.

Come mi aveva avvertito Paulo, i ragazzi ci avrebbero raggiunto nel primo pomeriggio, liberati dal mister per l'ultimo allenamento della giornata solo perché "E' Pasqua e pasquetta anche per me, ma non fate gli ingordi!" aveva detto, prima di lasciarli andare a casa a pranzo per la domenica pasquale.

Noi donne, invece, li avremmo aspettati tra un boccone e l'altro della carne alla brace, gentilmente offerta e cucinata dal cugino di Roberta,nonché cameriere del suo locale e bellissimo ragazzo sul quale la mia amica Simona aveva fatto colpo.

Sorrido ricordando quando me lo disse, quasi con dispiacere, perché era capitato che si fossero baciati nel periodo in cui io invece avevo rotto con Paulo, e per lei avere un'amica triste in un suo momento felice era inconcepibile.

Oggi avrei rivisto le mie ragazze, le mie amiche di Torino, quelle persone che mi erano entrate nel cuore in così poco tempo e così a fondo. Mi hanno accolta in una maniera incredibile, mi hanno resa una di loro parlando con me di tutto e come se fossi per loro l'amica di una vita, e soprattutto, avevano tifato per me e Paulo dall'inizio alla fine. Non vedo l'ora di rivederle, anche se, se da un lato sono felicissima nel ritrovarmi nel gruppo di amici di un paio di mesi fa, oggi, dopo tutto quel che è successo, mi sarebbe sembrato strano come la prima volta.

Una volta quasi in stazione a Torino, mi controllo ancora una volta il trucco semplice e mi sistemo meglio il vestito scelto per l'occasione.
Per la pasquetta ho sempre indossato un leggins, un jeans vecchio con una felpa o addirittura una maglia a maniche corte, per la solita scampagnata tra amici. Ma potevo farlo anche questa volta? Perciò ho optato per un vestitino semplice, carino, leggero, capelli sciolti che ricadono sulle spalle, e Vans alte nere ai piedi. Queste ultime erano il regalo di Pasqua di Paulo, al quale non era sfuggito il mio commento positivo per quando le aveva comprate per lui, qualche giorno prima. Nel salotto di casa di mia zia, dopo essere sparito nel parcheggio del palazzo per qualche minuto, si era ripresentato con tante buste con dentro uova di Pasqua per i bambini di casa e per me, e il mio uovo, irrimediabilmente fondente, era accompagnato da questa scatola di scarpe.

"La mia bella terrona è tornata!" sono le parole con cui mi accoglie Roberta in stazione, gridandole mentre mi si avvicina in tutta la sua bellezza, coperta dagli occhiali da sole, che stava cominciando a colorare la giornata, una gonna di jeans chiara e una camicia bianca di sopra.

Mi stringe in un abbraccio fortissimo, tanto forte da farmi perdere il fiato e tremare il cuore, ma era il suo modo per dirmi che le ero mancata, che era felice che tutto si fosse risolto e che non poteva essere più felice per la giusta scelta finale del suo amico. Non servivano parole, perché questo gesto parlava da solo.


"Dai Dado, corri!! Vai a fare salva tuttii!!" urla Simona, mentre io e Leo cerchiamo di raggiungere per primi il punto in cui si conta.

Ma Davide da grande farà il calciatore, forte proprio come suo padre, e non gli ci vuole molto per superarci e salvare tutti i bambini dalla nostra cattura.

"Non vale così! Voi barate con la velocità di Dado!" urlo io, con fiatone, piegandomi sulle ginocchia per riprendere fiato, mentre Camilla, Mattia, Edin e altre piccole pesti sono intenti a festeggiare con il loro amichetto.

"Dai, so che sei sempre abituata a vincere. Tifiamo entrambe Juve, ma a volte si perde anche e bisogna accettarlo.." mi sussurra Simona, dandomi una piccola pacca sulla spalla come consolazione.

Más que nunca - Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora