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Do l'ennesima occhiata all'ora indicata sullo schermo di blocco.

In questo momento dovrebbero essere tutti arrivati, e dovrebbe essere tutto pronto.

Faccio un respiro profondo, cercando di calmare l'ansia e l'adrenalina ogni qual volta organizzi qualcosa.

Ci rimarrò secca, un giorno.

Eppure, per qualche momento e all'improvviso, l'ansia che sia tutto perfetto svanisce nel momento in cui Paulo arriva, in tutto il suo splendore, al gate dell'aeroporto di Caselle.

Lo stavo aspettando lì da un po', scambiandomi messaggi con Simona così da seguire tutta l'organizzazione anche se lontana, mentre andavo a prenderlo per riportarlo a casa, dopo la sosta nazionali.

Trascina la sua valigia scura sulle quattro rotelle di fianco a lui, guardandosi intorno per cercarmi.

Indossa dei pantaloni di tuta scuri, e una felpa dello stesso colore.

I capelli sono un po' spettinati e schiacciati probabilmente dal cuscino del sedile durante il viaggio, il viso un po' tirato e stanco.

Eppure è così bello, anche dopo quattordici ore di viaggio, dopo un compleanno festeggiato in Argentina con i suoi connazionali, a un giorno dall'ultima amichevole da giocare, nella quale avrebbe anche segnato.

Era stato il suo primo gol, con la sua amata maglia dell'Argentina, e a me era quasi scoppiato il cuore, nel vederlo così felice, sfoggiare la sua tipica esultanza anche con quei bellissimi colori.

Poteva scoppiarmi il cuore, quando mi aveva chiamata, immediatamente dopo il fischio finale, e aveva balbettato qualcosa di incomprensibile al mio orecchio, incapace di trattenere l'emozione.

Mi era dispiaciuto non essere con lui nel giorno del suo compleanno, e per questo lo avevo chiamato proprio alla mezzanotte da lui, svegliandomi alle 5 del mattino, e mi ero goduta il suo dolce viso divertito ed emozionato nel vedere i suoi compagni di squadra invadergli la stanza cantando "tanti auguri" e presentandogli una piccola torta di compleanno, mandata da me.

<<Ti amo con tutto il mio cuore>>

mi aveva detto poi, scrivendomelo in un messaggio alla fine dei piccoli festeggiamenti fatti in hotel, e dandomi un bellissimo buongiorno.

Mi trova con lo sguardo, e mi sorride all'istante, cominciando a venirmi incontro veloce.

Lo raggiungo con la stessa velocità, impaziente di toccarlo di nuovo, e immergo il viso nella felpa indossata appena fuori dall'aereo per lo sbalzo di temperature.

Mi bacia il collo, per poi tenermi stretta un po', prima che lo trascini nella sua auto, incapace di aspettare ancora.

Dopo il chiarimento avuto a casa mia, ero tornata a Torino pochi giorni dopo, e Paulo era già ripartito per la sosta, il che non ci aveva permesso di stare insieme ancora.

In ogni senso.

Motivo che spiega la sua mano che mi accarezza la coscia lungo tutto il viaggio di ritorno al suo appartamento, e la sua mano posata sulla parte bassa della mia schiena durante l'attesa in ascensore per il nostro piano, e le sue carezze sul braccio sinistro mentre mi accingo ad aprire la porta d'ingresso.

Mi dispiaceva per lui, che almeno per quello che voleva, avrebbe dovuto aspettare ancora qualche ora, perché ad attenderlo in salotto c'erano almeno una ventina di persone, in mezzo a un'infinità di palloncini bianco e neri, palloncini a forma di maglia della Juventus, palloncini con le lettere a formare la scritta "Feliz Cumpleaños" e Douglas Costa impegnato ad accendere una candelina di quelle scintillanti.

Más que nunca - Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora