Capitolo 13

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Salendo in ascensore, Paulo non smette di guardarmi dallo specchio, incantato dall'immagine riflessa di noi, lì, insieme. Mi circonda i fianchi con le braccia, affondando il viso nel mio collo. Poi con la mano destra tira fuori il telefono dalla tasca, con la sinistra mi circonda le spalle, portando la mia mano destra a intrecciarsi con la sua.

Posando la testa sulla mia spalla, scatta una foto allo specchio, in cui entrambi siamo intenti a guardare, dallo schermo del telefono, le nostre mani intrecciate. Il suono dell'ascensore ci avvisa di essere arrivati al nostro piano, e una volta aperte le porte, Paulo mi lascia un bacio sulla testa e mi porta fuori, continuando a mantenere il contatto tra le nostre mani, e tutto questo silenzio riempie maggiormente i nostri sguardi, che quasi urlano per il desiderio.

Casa sua è molto carina, più semplice di come me l'immaginavo, ma che non rispecchia del tutto la sua età. E' un po' troppo seria ed elegante per lui. E forse anche troppo grande.

Mobili chiari, moderni, divano bianco in pelle al centro di un salotto bianco e nero, di fronte a un enorme televisore con di fianco Play Station, X Box, cornici con foto e anche qualche libro. 

Poco distante dal divano, un bellissimo albero di Natale acceso illumina quasi l'intera stanza.

Alle sue spalle, un mobile in legno è pieno di piccoli trofei, foto di lui da bambino con un pallone tra i piedi e biglietti con disegni e lettere, probabilmente di bambini innamorati del loro idolo, Paulo Dybala.

La mia attenzione è attirata da una foto in particolare, che ritrae Paulo con la divisa da allenamenti, mentre batte il cinque con un tifoso che lo guarda estasiato.

Sorrido, amo quella foto dal primo momento in cui l'ho vista, il giorno che lui stesso l'ha pubblicata sui social.

"E' la mia preferita, quella" confessa, rompendo il lungo silenzio, avvicinandosi a me, dopo aver poggiato la mia valigia in mezzo alla sala.

"Non so chi sia più felice tra i due, o più dolce, ma è una bellissima foto", dico, voltandomi a guardarlo, mentre lui continua ad avere lo sguardo sulla cornice con un sorriso.

"Mi guardava in un modo incredibile, pero te juro que yo tambien ero tanto emozionato. Il cinque era perché avevamo fatto un patto: se segnavo due gol in allenamento, si prendeva la mia maglia. Ne ho fatti quattro, e dopo gli ho dato maglia e pantaloncini, e ho firmato il pallone con cui avevo segnato", continua, ricordando tutto per filo e per segno.

"Sei così dolce con tutti, non so se ti rendi conto di quante persone rendi felici ogni giorno", dico poi, avvicinandomi maggiormente a lui.

"Non mi costa nulla, ed è una cosa che rende felice anche me - risponde subito, riportando lo sguardo su di me.

"Sei bellissima, e mi hai fatto una bellissima sorpresa..." cambia discorso, facendosi serio e portando una mano sul mio viso.

Le sue dita mi sfiorano le guance, mentre i miei occhi si concentrano nel suo sguardo sereno.

"Non me lo aspettavo da te", aggiunge poi, sorridendomi dolcemente. 


Certo, se non ci fossi rimasto male e Roby non mi avesse letteralmente pressato al culo, probabilmente sarei a casa mia, adesso. 

Però sono qui. Per te. 


Passa il pollice sul mio labbro inferiore, puntando gli occhi su di esso, mentre io sono impegnata a seguire incantata ogni suo movimento.

Posa lentamente le sue labbra sulle mie, dando vita ad un bacio lento, caldo, bagnato, che ricambio allo stesso modo.

Mi era mancato.

Más que nunca - Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora