II parte - Nada màs - Prologo

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Il viaggio, quel viaggio, li aveva cambiati.

L'incontro, quell'incontro, aveva scombussolato le loro vite, cambiando tutti i programmi, le decisioni, i sentimenti da provare.

La storia, quella storia del sogno realizzato, incrociandone quasi immediatamente un altro, continuava a costruirsi, e ricostruirsi ancora, nella testa di Bea, che vedeva ora la sua vita prima di Paulo, sempre più lontana.

Come se non fosse mai esistita, come se quella che l'avesse vissuta per quasi 20 anni fosse stata un'altra Beatrice.

Come se non le appartenesse più, come se più la riguardasse.

Eppure, il carattere era sempre lo stesso, la timidezza, sempre quella, le paure, sempre le stesse.

E spesso, quelle, non vanno mai via, nonostante tutto.

Tuttavia, sapeva che, qualsiasi fosse stato l'ostacolo, con lui l'avrebbe superato.

Si sentiva più forte, semplicemente diversa.

Felice.

Innamorata.

Proprio del ragazzo che la stava guardando, nello stesso suo modo, proprio di fronte a lei.

Paulo, dal canto suo, pensava di avere, in quel preciso momento, proprio davanti ai suoi occhi, tutto quel che serviva.

Si sentiva arrivato, appagato, innamorato, consapevole di non aver bisogno di nulla di più.

Si sentiva esattamente come gli aveva descritto, una sera, suo padre, quell'unica volta in cui parlarono della donna giusta, quella che vorrai sposare e amare per il resto della tua vita.

Ne avevano parlato a casa, una sera dopo una partita a calcetto in cui Paulo aveva segnato ben tre volte, in mezzo ai suoi amici, e sotto gli occhi della ragazzina che tanto gli piaceva, e che lo aveva baciato, prima di tornare a casa.

Era stato il suo primo bacio, e lui si era sentito al settimo cielo, e suo padre non poteva che essere la prima persona a cui raccontarlo.

Gli scherzi e gli sfottò dei fratelli maggiori li avrebbe rimandati a dopo, perché pensava che argomenti del genere non avrebbe fatto in tempo ad affrontarli, con il suo papà, consapevole che, di lì a poco, le cose sarebbero cambiate.

Cosa che accadde.

Certo, pensava che suo padre non avrebbe mai immaginato che il suo figlio più piccolo avrebbe scelto una donna italiana, tanto diversa dalle donne argentine, ma era convinto, assolutamente certo, che si sarebbe innamorato di lei e dei suoi modi di fare tanto quanto era accaduto a lui.

Perché era davvero difficile, non innamorarsi di lei.

Come aveva potuto avere tanto?

Come si era potuto meritare tutto questo?

La osservava, con un sorriso sulle labbra, mentre i suoi occhi si concentrano ad esaminare i colori chiari e il mare cristallino di quell'isola sulla quale aveva scelto di portarla, per quell'ultima settimana di vacanze, prima di riprendere a lavoro.

Una prima vacanza, soltanto loro due, prima di cominciare, per davvero, una nuova convivenza, una nuova vita, insieme, a Torino, luogo in cui lei l'aveva raggiunto, dopo quasi un anno di relazione a distanza.

Ovviamente, la meta gli era stata consigliata da Claudio, una delle ultime sere trascorse insieme a Ibiza, per il loro anniversario di matrimonio.

Lui e Roberta ci erano stati qualche mese prima, con i soliti amici di sempre, e ci sarebbero anche voluti tornare, ma Paulo aveva impuntato un "no" categorico, quando il suo compagno gli aveva proposto di andarci tutti insieme.

"No... cioè non che è che non vi voglia ma... sarebbe la prima vacanza insieme, da soli. Voglio averla un po' per me, e poi tua moglie me la ruba sempre, quando siamo insieme", aveva aggiunto poi scherzosamente, sentendosi in colpa di fronte allo sguardo iniziale mezzo offeso di Claudio.

"Grecia! – Paulo la sentì urlare, facendolo tornare alla realtà, tra i sedili in pelle chiara di quell'aereo privato e il tavolo in legno pieno di stuzzichini a separarli – Siamo in Grecia!" continuò poi, cercando disperatamente di alzarsi per buttarsi addosso a lui, ma fallendo miseramente per quella cintura di sicurezza che non si slacciava, poiché automatica.

"Calma, amore. Mi ringrazi come si deve dopo, magari in camera da letto", scherzò lui, schivando poi con il braccio il tovagliolo di carta che Bea gli buttò addosso, per l'imbarazzo di una cosa detta davanti ad un paio di hostess presenti lì, proprio vicino a loro.

"E' uno spettacolo", disse lei a bassa voce, portando di nuovo gli occhi sognanti al finestrino, una mano a reggersi la testa, l'altra ad afferrare quella di Paulo, poggiata sul tavolino in legno di fronte.

"Lo spettacolo più bello del mondo", aggiunse Paulo, con lo stesso sguardo sognante.

Ma gli occhi non erano sullo stesso obiettivo.

Stava guardando lei.



Ciao.
Non so il perché di questa apparizione improvvisa.
Forse perché volevo un po' staccare dallo studio, e riprendere a scrivere qualcosa.
Forse perché ero stanca di rileggermi queste righe e tenerle soltanto per me.
Forse perché mi mancavate, e mi manca un po' lui, come tutte le volte in cui è lontano dall'Italia. 
Forse perché con l'annuncio del nuovo allenatore, dopo settimane di attesa, potrebbe davvero essere l'inizio di tutto.
Perciò ricominciamo.
Non so ancora dove mi condurrà questa storia, non ho ancora le idee chiare nella mia testa, non del tutto almeno.
Però ci sono, quindi magari ci sarà un po' di attesa in più, però non riuscivo più a leggere e rileggere, senza agire.

A presto.

M.

Más que nunca - Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora