Capitolo 58

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"Ma tu ti rendi conto che sono tornato da 20 minuti, mi sono lavato e vestito, sono pronto. E tu che ti prepari da prima di me sei ancora così?" esordisce Paulo, entrando in camera da letto e indicandomi, mentre sono impegnata a rifinire il trucco di fronte allo specchio dell'armadio, ancora in intimo.

Lui era tornato da poco dal giro in pullman dopo la premiazione allo stadio.

Con tanto di sciarpa lanciatagli da un tifoso avvolta sulla testa a mo' di benda, un'altra attorno al collo, e occhiali da sole zebrati regalati da Lapo Elkann che gli avrei rubato presto, tenuti fino al tramonto.

Avevo perso tempo a ridere di lui mentre lo seguivo da qualche storia su Instagram.

Ed ora dovevamo andare alla festa scudetto, che si sarebbe tenuta in un edificio privato, affittato per quella notte.

Si appoggia allo stipite della porta, osservandomi con occhi attenti e un sorriso a colorargli il volto reso più roseo da quel poco alcool che aveva bevuto nel pomeriggio.

"Perché mi provochi, in intimo e con le scarpe col tacco?", chiede sconfitto, continuando a fissarmi.

"Perché ho bisogno che mi alzi tu la zip del vestito", lo informo dolcemente, girandomi verso di lui e raggiungendo il vestito appeso a un'anta della cabina armadio.

Mi osserva indossarlo lentamente, attenta a non sporcarlo con il trucco, e concentrata nel capire quale parte vada davanti e quale dietro.

Poi, mi si avvicina, senza distogliere il suo sguardo intenso.

"Sai, poche volte mi è capitato di aiutare a mettere un vestito. Preferisco toglierlo, di solito – mi informa, alzando la zip fino al limite, cioè metà schiena – e infatti, non vedo l'ora di farlo", conclude, per poi baciarmi delicatamente la spalla, coperta da una misera spallina.

"E' troppo corto. E sei troppo bella", mi dice poi, prendendo la mia mano per farmi fare un giro su me stessa, per poi finire di fronte a lui.

Aveva ragione, sulla lunghezza del vestito.

Ma per una sera volevo concedermelo, certa che lui non mi avrebbe persa d'occhio un attimo.

Poi, Simona e Roberta non mi avrebbero permesso di uscire da quel negozio in cui l'avevo provato, senza comprarlo.

"Anche tu lo sei. Sono felice che abbia scelto di non mettere la camicia"

Indossava una maglietta aderente nera, con lo scollo a v sul petto. Dei pantaloni e delle scarpe dello stesso colore. Su queste ultime, spiccava la suola chiara, bianca come la neve.

Era bello da far male, e anch'io non lo avrei perso d'occhio, nemmeno per un secondo.

Mi sorride, tenendo lo sguardo fisso sulle mie labbra.

"Vuoi darmi un ultimo bacio prima che le sporchi di un rossetto che non ti piacerà?" gli chiedo scherzando.

La sua risposta è il semplice bacio.

Lento, silenzioso, bagnato, pieno di trasporto.

Porto le mani dietro il suo collo a sfiorargli i capelli morbidi e curati fino all'ultima punta.

"Tanto te lo toglierò lo stesso, miss Italia 2018" dice, facendomi scoppiare a ridere e baciandolo ancora.

Questa volta la mano tra i suoi capelli la passo davvero, godendomi maggiormente il contatto con lui.

Sospira, allontanando le mie braccia e staccandosi, forse più per il fastidio di avergli guastato la capigliatura, che per quella voglia che stava venendo ad entrambi.

Más que nunca - Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora