Capitolo 60 - Epilogo

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"Mio Dio Rò, sei meravigliosa!" diciamo all'unisono io e Simona, quasi emozionate alla visione di Roberta, nel suo abito bianco, stile impero, con un spacco ai lati delle gambe.

Era davvero splendida, nella sua semplicità.

Un trucco quasi invisibile, che la rendeva bella di natura.

I capelli, lisci, legati in una piccola coda elegante, lasciando liberi due lunghi ciuffi ai lati del viso.

Una meraviglia del mondo.

Ci viene incontro, sorridendoci emozionata, per poi abbracciarci insieme.

"Mi sei mancata, piccola Bea, e sono felice che tu sia qui con noi, in un'occasione così speciale", confessa, guardandomi intensamente negli occhi.

Come se volesse trasmettermi qualcosa.

Come se dovessi aspettarmi qualcosa di più, da quelle ore che avremmo trascorso insieme.

"E anche tu, sei bellissima" sussurra poi, squadrandomi dalla testa ai piedi.

Io e Simona indossavamo i nostri colori preferiti, io il rosso - scuro - lei il rosa.

Nonostante il mio odio nei confronti di quel colore, devo ammettere che il suo vestito era davvero bellissimo, alla greca, e di un'eleganza sublime.

Il mio rispecchiava i miei soliti gusti: stretto sul seno, una fascia dorata a stringermi la vita, per poi ricadere liscio fino ai piedi, plissettato.

L'ho amato sin dal primo momento in cui l'ho visto, in vetrina in un negozio del centro di Torino.

Lo avrei comprato anche se non ne avessi avuto un occasione.

Qualche minuto dopo, tutte noi donne ci sistemiamo in fila, di fianco ad un arco bianco e nero, di fronte al quale Claudio e Roberta avrebbero rinnovato le loro promesse.

Veronica e Laura, un'amica di Roby, non smettevano di riprendersi e riprenderci con il cellulare, consce di quanto avrebbero reso felici tutti quelli che ci seguivano.

Io ero stra felice di lasciare questo lavoro agli altri.

Alzo lo sguardo di fronte a me, intenta a prendere il mio posto in fila e nello stesso tempo a cercare Paulo.

E' poco lontano, impegnato in una conversazione con Marco Storari e con una rosa rossa, accorciata, tra le mani.

Andrea lo raggiunge, aiutandolo nell'inserirla nella tasca della giacca leggera, poi gli sistema il papillon nero al collo.

Gli poggia le mani sulle spalle, mentre si scambiano uno sguardo serio.

Un 'in bocca al lupo' detto veloce a bassa voce, poi un cenno della testa nella mia direzione.

Ed è lì che mi vede.

Posa lo sguardo sul mio viso, poi lo sposta sull'abito, guardandolo scompostamente da capo a piedi.

Passa la lingua tra le labbra, serrandole, poi sorride, tornando a guardarmi e cominciando a venirmi incontro.

"Di certo, vestita così, Ronaldo non lo conosci di sicuro", è la prima cosa che dice, una volta di fronte.

Rido, mentre prende la mia mano per farmi fare un giro su me stessa.

"Sei splendida" confessa, per poi guardare con sofferenza le mie labbra coperte da un rossetto scuro.

Decide di lasciarmi un leggero bacio sul mento, per poi tornare a guardarmi negli occhi, senza mai lasciare la mia mano.

"Anche tu lo sei".

Más que nunca - Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora