Capitolo 30

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Paulo si allontanò dal salotto per raggiungere la cucina, diretto al frigo per offrire qualcosa all'ospite inaspettato e forse indesiderato, che si era trovato di fronte.
Si chiedeva cosa ci facesse lì, perché fosse lì, e soprattutto, perché lui si sentiva così nervoso.

"Vuoi che ti aiuti?" lei chiese gentile nella sua lingua, facendo per alzarsi, ma lui fece segno di no con un gesto della mano.

No guarda, rimani lì dove sei. Distanza.

Lei non ascoltò i suoi pensieri e gli andò contro, raggiungendolo e attraversando la penisola della cucina per prendere dei bicchieri sulla credenza sopra il lavandino.

Ovviamente, ricordava ogni cosa di quella casa.

"In fondo, so come muovermi qui dentro" aggiunse poi, poggiando i bicchieri.

"Faccio io, tranquilla. Va' a sederti. Ti raggiungo tra un attimo" ripetè lui, sperando di averlo fatto con tutta la freddezza possibile, nonostante dentro fosse tutt'altro che freddo e calmo.

La ragazza non disse nulla, gli diede le spalle, sistemandosi i lunghi capelli lisci che tanto Paulo aveva adorato e lasciandosi guardare nei suoi movimenti, fino al divano in salotto.

"Ho saputo che sei tornato a giocare. Sono molto felice per te. Come te la passi?" chiese poi Antonella, una volta che lui l'ebbe raggiunta, porgendole un bicchiere di mate.

"Si. Grazie. Ho recuperato piano, va tutto bene. Tu, piuttosto, come ti è sembrato il rientro in Italia?" le chiese lui, fingendosi interessato, quando l'ultima cosa che voleva era sapere perché fosse lì, perché fosse tornata, e perché ora fosse lì a casa sua, quando l'ultima volta che erano stati in quello stesso posto lei era impegnata a prendere le sue cose, buttandogli oggetti addosso e parole pesanti, quando aveva scoperto di certi suoi comportamenti e il tradimento.

Fingeva disinteresse, ma mostrarsi curioso dei suoi piani significava darle attenzioni, e lui non voleva dargliele.

Non più.

"E' sempre bello tornare qui. Sono felice di aver rivisto le mie amiche e tutto ciò che mi ha legata a questa città" gli rispose sincera, lanciandogli uno sguardo di un'intensità assurda.

"Quando ci siamo incontrati alla festa di Claudio hai detto che chiedevi il trasferimento degli studi. Non studierai più qui?", continuò a chiedere Paulo.

Cominciò a voler sapere di più.

Mantenersi gli studi in questa città è abbastanza difficile per tutti, ancor di più per chi viene da un altro paese, e se avesse avuto bisogno di qualcosa, qualsiasi cosa, sarebbe stato disposto ad aiutarla.

Si erano lasciati in malo modo, e a causa sua. Glielo doveva in ogni caso.

Forse, qualche attenzione se la meritava.

"In realtà, sto valutando tante cose. Non so se continuare qui, tornare a casa, o ricominciare da capo a Milano" continuò lei, e Paulo non poteva non pensare a quanto sarebbe bello se Bea decidesse di trasferirsi prima a Torino e concludere lì il suo corso di triennale.

La loro relazione non avrebbe più ostacoli e tutto sarebbe più facile.

"Milano?" le chiese, corrugando la fronte.

"Si, riuscirei a mantenermi anche perché sto per firmare un contratto con una marca aziendale spagnola, per shooting e altro", lo informò poi, incuriosendolo sempre di più.

"Lo sai che, per qualsiasi cosa..."

"Lo so, lo so. Grazie", lo bloccò subito lei, ed annuì.

"Tu, come stai, invece?" continuò poi, e il ragazzo sapeva già dove voleva andare a parare.

Más que nunca - Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora