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Un frastuono proveniente dalla cucina mi sveglia.

Eppure pensavo che a casa io e Paulo fossimo soli, e che mi fossi addormentata da poco.

Mi rigiro nel letto, solo per rendermi conto che Paulo non è al mio fianco.

Eppure pensavo di averlo sentito vicino a me fino a pochi attimi prima.

La tazza vuota non è più sulla scrivania, i biscotti neanche, e fuori è di nuovo giorno.

Ho davvero dormito così tanto?

Mi alzo, lentamente, intenta a raggiungere il rumore proveniente dalla sala da pranzo, e nel momento in cui metto i piedi fuori dal letto, Bruno si alza dalla sua cuccia di fianco a me per saltarmi addosso, cominciando a farmi un sacco di feste.

Lo prendo in braccio, uscendo dalla stanza, e rimango incantata dalla tavola imbandita di cibo e bevande, apparecchiata con bicchieri, tovaglie e tovaglioli rossi.

Infinite sedie circondano la tavola piena, e quasi la metà di esse sono occupate da parenti.

Sembra Natale.

Mia madre si muove in fondo alla cucina, impegnata ai fornelli, affiancata da alcune sorelle di mio padre e Alicia, la mamma di Paulo, che è invece intenta a tirar fuori le empanadas dal forno.

Gli uomini della mia famiglia sono divisi a metà tra il tavolo e il divano, su quest'ultimo seduti in massa per infastidire i cugini più piccoli impegnati a giocare alla Play Station.

Mio padre sistema per l'ennesima volta alcune luci dorate sull'albero all'angolo della grande stanza, sempre fissato che tutto sia perfetto fino al minimo particolare.

Paulo, infine, è seduto dalla parte opposta della grande tavolata, a capo tavola.

Al suo fianco, sulla sinistra e sulla destra, una coppia di persone che, nel momento in cui le vedo, il mio cuore smette di battere qualche attimo.

Erano i miei nonni materni, e in realtà nessuno dei due era più con me.

Era un sogno.

Abba, ai piedi di Paulo, avverte il mio arrivo e mi raggiunge veloce, cominciando ad arrampicarsi alle mie gambe per poter essere presa anche lei tra le braccia.

Il suo movimento attira l'attenzione dei tre al tavolo, che girano la testa verso di me.

Non riuscivo a smettere di fissarli, insieme.

Così belli.

I miei nonni mi sorridono, poi mio nonno passa alla solita faccia buffa che mi regalava ogni volta, come quando ero bambina e lo guardavo da lontano.

Amavo quando lo faceva, perché era un gesto che ci scambiavamo soltanto noi due, ed era capace di farmelo in qualsiasi occasione e in qualsiasi luogo.

Anche dove non conveniva.

Anche dove non poteva.

Ma lo faceva lo stesso, per me.

Paulo mi guarda, regalandomi un poi un sorriso così dolce, che un po' quasi mi emoziono.

Lascia la mano che teneva a mia nonna, per poi alzarsi e venirmi incontro sempre con lo stesso sorriso.

Mi si mette di fronte, non voltando un attimo lo sguardo dai miei occhi.

"Finalmente sei tornata", mi dice a bassa voce, accarezzandomi una guancia.

Era un ritrovo in famiglia, tra i soliti che facevamo quando potevamo permettercelo.

Más que nunca - Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora