Capitolo 43

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Per la prima volta Paulo è riuscito a fregarmi nel pagamento di un biglietto.

Ho deciso all'ultimo di raggiungere la mia famiglia a Milano, dove avremmo festeggiato Pasqua con la famiglia di mio padre.

Ho deciso di lasciar cadere l'idea di passare questo giorno con Paulo, anche se, dopo il Natale con i miei, avrei potuto farlo, ma non voglio si distragga.

Tra pochi giorni si sarebbe giocato il quarto di finale di Champions con il Real, e l'intera squadra non avrebbe vissuto delle vere e proprie vacanze, dato che si sarebbero allenati anche in questi giorni.

Perciò mi ritrovo a viaggiare in treno anche il giorno di Pasqua, dato che, per il ritardo della scelta, l'avevo trovato solo oggi  e non prima, anzi sono potuta partire solo grazie a Paulo, perché mai sarei stata in grado di pagarmi un biglietto per Freccia Rossa, il giorno di Pasqua, in prima classe.

"Sei soddisfatto per avermi pagato il viaggio?" gli chiedo al telefono, una volta seduta comodamente sul lussuoso sedile, sorseggiando un po' di spumante, gentilmente offerto dalla cameriera, come auguri di buona Pasqua.

"Assolutamente si! E smettila di tenermi il muso per questo. E bevi anche per me, niña" mi risponde, mentre lo sento entrare nell'ascensore del suo palazzo e premere il pulsante di uno dei piani.

"Dove stai andando?" gli chiedo, rendendomi conto che, nel dare attenzione al viaggio per me, non so nemmeno dove passerà il giorno di Pasqua, se sarà con sua madre, o se lo passerà con i suoi amici.

"Te l'ho detto, abbiamo allenamento tutta la giornata. Pranziamo lì".

"Dai, almeno sarete tutti insieme" lo consolo, immaginandolo per qualche secondo in mezzo alla mia famiglia, a casa di mia zia, sommerso dalla loro confusione e le loro attenzioni.

"Ma cosa stai combinando?" chiede, infastidito dal rumore della carta della barretta di cioccolato che stavo aprendo, una volta tirata fuori dalla mia borsa.

"Sono andata al supermercato perché volevo comprare delle uova di Pasqua per i miei cugini piccoli, ma ho trovato chiuso" dico, portando in bocca un pezzo di cioccolata Milka.

Mi sfugge un sospiro di soddisfazione.

"Sai com'è, è Pasqua" ribatte lui, ridendo.
Lo sento armeggiare con qualche apparecchio elettronico, segno che è entrato in macchina e sta collegando il bluetooth.

"A Natale erano aperti. E non mi sembra che il giorno di Natale la gente vada a comprare i regali dell'ultimo minuto in un supermercato. A Pasqua, invece, potresti comprare le ultime uova di Pasqua. Comunque, delusa, sono entrata in un tabacchino e ho cominciato a comprare dolci a caso vicino al bancone del tabaccaio, che rideva di me sotto i baffi" gli racconto, mentre sono quasi a metà barretta.

Dio, quanto cazzo è buona.

"Quindi stai mangiando la cioccolata dei tuoi cugini? Non mi sembra giusto".

"Senti, non ho fatto colazione. Ho il ciclo e non so che fare. Basta con quest'interrogatorio, investigator Dybala" rispondo stizzita.

Perché non posso mangiare la mia cioccolata in pace?

Scoppia a ridere, mentre lo sento accelerare un po' troppo, come fa ogni volta che sceglie di uscire con la sua Maserati.

"Allora è un bene se ti sto lontano, oggi. So come siete voi ragazze, quando avete le vostre cose", dice divertito.

Quasi mi sembra di sentire una seconda risata dall'aggeggio meccanico che mantenevo vicino all'orecchio e che già stava cominciando a stancarmi, invidiando lui che, invece, era in vivavoce.

Más que nunca - Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora