La genesi dell'Imperatore

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Quando il portello inferiore si apre Granium mi fa un cenno e io mi alzo dalla mia seduta, camminando tra le fila dei miei uomini. Mi faccio strada fino alla rampa d'uscita, mettendo piede sul suolo del mio pianeta con una strana euforia. Eppure ciò che vedo non è per niente ciò che mi aspettavo.

Il cielo è ancora pregno del fumo causato dall'esplosione dell'Astro, che ormai forma una fitta bruma tutt'intorno. La luce delle altre due stelle è già tenue di per sé, ma lo diventa in modo insopportabile filtrando attraverso la cortina di nebbia. Pare che sia notte, eppure dovrebbe essere mattina. Unica nota positiva è il gelo che penetra fin nelle ossa, del resto ho distrutto l'unica fonte di calore di questo pianeta dimenticato.

Non mi aspettavo un granché da questo posto, ma non avrei mai creduto che mi avrebbe fatto tanto ribrezzo.

Almeno fa freddo, penso mentre mi faccio strada tra gli abitanti chiamati presso la mia nave a rendermi omaggio. Sono migliaia, disposti in due ampi schieramenti che lasciano un corridoio centrale in cui posso destreggiarmi. Mi osservano avanzare con gli sguardi bassi e le gambe che tremano dal freddo e dal terrore, su uno sfondo caliginoso in cui si intravedono a malapena delle alture e il lontano profilo di un palazzo maestoso.

Sanno che cosa ho fatto. Sanno chi sono. Non mi hanno mai visto ma mi conoscono già: alla conquista di questo pianeta mio padre ha già dato a questa gente un lieve assaggio del potere della nostra famiglia, seppur fosse nulla in confronto a ciò che posso mostrare io.

Mi fermo al centro del passaggio che hanno creato per me, osservando i loro visi. Non riesco a capire che tipo di alieni siano; sono davvero ripugnanti con i loro occhi grossi e sporgenti, le loro bocche da rettile e le loro pelli azzurre costellate da chiazze bianche. Allargo le braccia, piegandomi in un leggero inchino.

«Il vostro nuovo signore vi saluta» dico. Avrei potuto lasciare all'élite quest'incombenza, ma ci tengo che mi vedano bene e si stampino il mio viso nei loro piccoli cervelli. «Da oggi questo pianeta cambia nome e possessore. Credo che la notizia vi sia già giunta ma per sicurezza ve lo ripeto: il pianeta Cold numero otto da oggi diventa il pianeta Freezer numero uno. Non siete contenti? È un bel salto di qualità.»

Nessuno prova nemmeno a fiatare.

«Questo significa che da oggi dovrete rispondere a me e me soltanto.» aggiungo. «Da oggi il vostro sovrano è Lord Freezer. Spero sia chiaro. E ora tornate pure al lavoro.»

Noto che nessuno osa muoversi finché io sono nei paraggi. Non sarà un problema ancora a lungo. Mi volto per ritornare all'astronave, ma non riesco a fare tre passi che Granium mi intercetta.

«Lord Freezer, il Palazzo è...»

Lo blocco con un cenno della mano prima che possa continuare.

«So dov'è, Granium. Ci vedo. Se sei abbastanza scaltro avrai notato che sto tornando indietro. Qualcosa non è chiaro?»

«Ha... ha intenzione di ripartire?» mi domanda, palesemente confuso. I suoi tentennamenti e balbettii iniziano a darmi sui nervi.

«Non crederai che io possa tenere i piedi poggiati su questo misero pianeta per più di cinque minuti» gli sorrido. Lui sembra dubbioso.

«Ma, Lord Freezer...»

«Perché non ti limiti a chiudere la bocca e a seguirmi come dovresti?»

Sembra aver recepito. Non parla più finché non rientro nella nave e mi accomodo sul mio trono, quando finalmente ho ben chiaro cosa fare.

«Ho degli ordini.»

L'élite, composta dai miei cinque uomini fidati, mi accerchia piegandosi in un profondo inchino. Li scruto in viso a uno a uno prima di parlare.

Freezer: Origins | DragonBallDove le storie prendono vita. Scoprilo ora