L'eredità dell'arcosiano

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Mi sembra di aver trascorso metà della mia esistenza faccia a faccia con questo terreno.

Inizialmente ho tentato di muovermi e, con tutta la concentrazione e la potenza che sono riuscito a richiamare, poco c'è mancato che i tendini mi si stracciassero via dalle ossa. Mi sono accorto che impiegando tutte le mie forze riuscirei a mettermi in piedi, ma a quale scopo? Fare anche solo un passo sotto questa gravità immane è fuori discussione.

Ho lasciato che la rabbia mi divorasse per quelle che mi sono parse ore prima di avvertire che le energie iniziavano a mancarmi a causa dell'aura che continuava a bruciare senza sosta. In qualche modo sono riuscito a scivolare nella mia forma depotenziata, un'ottima intuizione che mi ha reso più leggero e, soprattutto, più calmo. Per quanto calma si possa definire la mia voglia di ridurre Cooler in pezzi così piccoli da spargerli nel vento di questo pianeta orripilante.

Mi rendo conto che questo è solo uno dei due esiti possibili di questa battaglia; continuo a ripetermi che il punto è come mi ha battuto anche se dentro di me so bene che la verità non è questa. Tutto è sempre stato concesso, tra noi: io stesso non avrei esitato a utilizzare qualsiasi mezzo a mia disposizione pur di annientarlo. Chi voglio prendere in giro: il punto è che mi ha battuto, per di più umiliandomi come se fossi l'ultimo degli idioti.

Il solo pensiero mi infiamma di collera e mi accorgo di aver arpionato una zolla di terreno con le dita. Sotto la mia guancia la polvere si solleva a causa del mio respiro appesantito dalla furia.

Non posso accettare tutto questo.

Penso che per quanto ne so potrei restare per sempre in questa posizione, ma il timore dura poco: mi tornano alla mente le parole di Cooler quando ha detto che ogni giorno viene qui ad allenarsi. Ore, dunque: potrei restare qui per ore, ma nemmeno un minuto è accettabile. Non qui, non ora. Eppure non credo di avere scelta.

Ora che il mio potere è controllato dal depotenziamento una strana inquietudine sembra quasi sovrastare la rabbia e, per quanto la scacci, quella ritorna a tormentarmi. Non riesco a credere che Cooler sappia davvero cos'è avvenuto in quella grotta su Arcos, non riesco ad accettare che in tutti questi anni lui lo abbia sempre saputo. Nulla nel suo atteggiamento me l'avrebbe mai fatto comprendere.

Mi accorgo che la cosa che mi turba di più non è che mi abbia visto o sentito uccidere Froze: questo è qualcosa a cui sono abituato, sia lui che mio padre lo sapevano bene anche se le motivazioni che ho narrato loro non erano quelle reali. No, la cosa inaccettabile è che abbia visto ciò che è avvenuto dopo... il solo pensiero mi schiaccia al suolo ancor di più della gravità di Roika e mi fa pensare che, se potessi, preferirei morire piuttosto che qualcuno ne sia a conoscenza.

Chiudo gli occhi tentando di respingere quelle immagini ma non ci riesco. Non posso riuscirci.

Non qui, non ora.

*

Ormai ciò che ho davanti non è più mio fratello: questo corpo abbandonato al suolo è solo un ammasso di ossa e carne accasciato in una pozza di sangue. La sua energia si è spenta, la sua bocca non parlerà più, il suo sguardo che si perde alle mie spalle è vuoto e lo sarà per sempre.

Froze non è più nulla.

Il foro lasciato dal mio ultimo colpo, quello che ha spento per sempre la sua esistenza, è circondato dagli ultimi lievi rivoli del poco sangue che resta in quel fantoccio. Ho ancora il braccio teso verso di lui e non riesco ad abbassarlo; non riesco a smettere di guardarlo.

Trema. Il mio braccio è scosso da un fremito feroce, incontrollabile, tanto da farmi male ai muscoli.

Smettila di tremare.

Freezer: Origins | DragonBallDove le storie prendono vita. Scoprilo ora