La sfida e la furia

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A differenza di quelli che ho visto finora, Madoria è esattamente ciò che definisco pianeta.

Si estende per una grandezza tre volte più ampia rispetto a quello scarto che mio padre mi aveva affidato e il suo popolo è molto più sviluppato. Dall'alto della nave intravedo numerose città incastrate tra le montagne di pietra rossa, nuclei solitari che non hanno modo di comunicare gli uni con gli altri se non dopo una dura scalata.

Sono persino civilizzati... non me l'aspettavo.

La nave si ferma a mezz'aria proprio al di sopra di una delle grandi piazze che si trovano al centro di quelle cittadine. Come ho ordinato il portello inferiore si apre.

«Lord Freezer, attendiamo l'ordine» s'inchina Granium. Annuisco e senza esitare balzo oltre il portello, saltando nel vuoto.

Mio padre ha due difetti: il primo è che odia sporcarsi le mani, quindi lascia combattere i suoi uomini e si gode lo spettacolo dal suo trono nell'astronave, se non addirittura dal suo vile pianeta. Il secondo è la pietà, anche se lui non lo ammetterà mai. Abbandonare il campo di battaglia per evitare di distruggere l'intero pianeta e tutte le sue risorse o eliminare l'intera popolazione è qualcosa che io non farei mai, così come mandare avanti altri al mio posto. Sono io a dovermi presentare e io a dovermi far rispettare. O forse semplicemente adoro godermi le espressioni di puro terrore di chi mi sta di fronte quando scopre con chi ha a che fare.

In fondo la differenza è chiara: a lui interessa conquistare, a me interessa possedere.

Mentre discendo lentamente, modulando la mia caduta, noto che l'intera città ha gli occhi puntati sulla mia nave e, come immaginavo, un attimo dopo guardano tutti me. Gli abitanti di questo pianeta sono grossi e muscolosi, dalle teste fornite di grossi spuntoni; alcuni hanno la carne rossa come il sangue, altri virano nel rosa. Non mi piacciono per niente: i loro corpi massicci non hanno eleganza né un minimo di raffinatezza. Se non altro ora mi è chiaro cosa Granium intendesse per resistenza.

«Salve, miei cari amici» li saluto, poggiando i piedi in terra.

Qualcuno deve aver riconosciuto la mia immagine in questa forma perché in molti indietreggiano sconvolti e i più coraggiosi si fanno avanti con aria minacciosa. Sorrido. Almeno non dovrò del tutto vergognarmi di mio padre anche se si è fatto scacciare da questo pianeta come un ratto.

«Vengo in pace» dico, aprendo le braccia. Loro però non accennano a fermarsi.

«Tu!» ringhia uno di loro con un suono gutturale e cavernoso. Sembra alto almeno il doppio di me e i suoi muscoli sono tesi allo spasimo sotto la pelle macchiata. È davvero disgustoso. «Tu, maledetto!»

«Stai sbagliando persona. Io non sono colui che credete, bensì suo figlio. E, come ho detto, vengo in pace.»

«Che cosa vuoi, verme?» dice un altro, che avanza coraggiosamente affiancandosi al compagno. Forse credono di avere davanti un essere di pari o inferiore potenza rispetto a re Cold. Presto capiranno che da mio padre non ho ereditato né il potere né tantomeno la pazienza.

Nonostante la voglia bruciante di far esplodere il cranio a quel volgare impudente decido di divertirmi ancora un po'. Voglio vedere a cosa si spingeranno; in ogni caso so già come tutto ciò andrà a finire.

«È così che accogliete gli ospiti su questo pianeta?» scuoto il capo. «Avete davvero dei modi orribili e non mi sorprende. Modi orribili per esseri orribili.»

Si alza un brusio tutt'intorno. Il piccolo gruppo di madoriani che stava avanzando verso di me si ferma di colpo, formando una barriera che divide me dalle loro famiglie. Come se un ammasso di cadaveri possa fermarmi.

Freezer: Origins | DragonBallDove le storie prendono vita. Scoprilo ora