Sangue del mio sangue

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«Non te l'aspettavi, figliolo? Eppure giurerei che tutti gli uomini che ho schiacciato qui fuori aspettassero proprio me.»

La sua voce mi circonda, giunge da ogni angolo e da nessuno, e questo mi fa sentire come in trappola: accerchiato da un pericolo che non posso vedere. Un'ironica metafora di ciò che è la realtà.

«Cos'hai in mente di fare?» la mia voce è rotta dall'ira mentre distolgo l'attenzione dal monitor.

«Fermarti, come ti ha riferito quell'idiota spione di tuo fratello. Farò quattro chiacchiere anche con lui. Intanto vieni fuori di lì, parliamone faccia a faccia.»

Il primo istinto è quello di assecondarlo ma subito l'inconscio mi allerta e, d'improvviso, mi accorgo di essere in trappola sul serio. Se ha attaccato la nave mentre io sono all'interno è perché sa bene di non potermi uccidere in questo modo, ma sa altrettanto bene di poter distruggere l'interezza delle mie truppe con un colpo solo. La sua è una trappola intelligente, ma pur sempre una trappola. Per nulla al mondo devo abbandonare questa nave.

«Non uscirò dalla nave. Se vuoi farla saltare in aria dovrai farlo con me a bordo.»

Si stringe nelle spalle.

«Mi dispiacerebbe, ma se me lo chiedi così...»

So che non lo farebbe mai: non rischierebbe di uccidermi nell'esplosione. Tuttavia non riesco a negare di star provando un terrore crescente al pensiero che abbia davvero intenzione di abbattere il mio intero esercito. Mi rendo conto solo adesso di aver commesso un grave errore nel portarlo tutto con me: il pensiero di poterlo perdere mi riempie di una terribile urgenza.

La nave vira di colpo; percepisco un altro sibilo che, stavolta, viene inghiottito dalle profondità dello spazio aperto. Non può avermi mancato che di proposito, è stato solo un avvertimento.

«Forza, Freezer, non farti pregare. Esci di lì o sarò costretto a venirti a prendere con le cattive.»

Non ho scelta, ma farò a modo mio. Salto nel trono. Tutt'intorno a me i piloti e le Sentinelle si sono attivati e stanno seguendo attraverso le vetrate della nave i movimenti di mio padre. Non osano interrompere la comunicazione per riappropriarsi dei monitor, forse per non contrariarmi.

«Idioti, riattivate gli schermi!» Il pugno si schianta contro la base della poltrona, accanto alla pulsantiera. Non riesco a trattenere la rabbia. «Siete degli incapaci!» ringhio.

Pochi attimi dopo la comunicazione con mio padre si interrompe e sugli schermi appare quello che avrebbe dovuto esserci fin dall'inizio: un'immensa nave che si avvicina a vista d'occhio. È incredibilmente grande e veloce ma non l'ho mai vista negli hangar del Palazzo: deve averla commissionata per l'occasione. Quale onore.

Parto verso la sala blindata. Osservo Zarbon e Dodoria tentare di seguirmi ma non hanno ancora recuperato l'equilibrio e faticano a raggiungere la mia velocità. Giro l'angolo seminandoli: non mi servono.

Quando sono all'interno le porte meccaniche si sigillano e il portello superiore si apre, rapido, ma troppo lento per i miei gusti.

Fremo, dentro di me provo emozioni contrastanti. Non posso affrontarlo, non ho i mezzi per farlo, ma la rabbia è così incontrollabile che devo costringermi a reprimerla. Lasciare che il mio corpo mutasse è stata l'idea peggiore che potessi avere, ma ormai è troppo tardi per tentare di ritornare indietro.

Esco all'esterno, svuotando i polmoni e imponendomi di non tremare. La nave, vista da così vicino, è incredibilmente spaventosa.

Come credevo lui mi attendeva proprio in cima, in piedi, a braccia incrociate sul petto. Si avvicina fino a quasi sfiorare la mia nave, poi vi salta su con in volto un sorriso trionfale. Insopportabilmente trionfale.

Freezer: Origins | DragonBallDove le storie prendono vita. Scoprilo ora