L'egoismo dell'Erede

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Entro nella sala del trono sentendo la morbidezza del tappeto rosso sotto i piedi. Mi ero aspettato troppo quando avevo ipotizzato che fosse un omaggio nei miei confronti; chissà perché continuo ad attribuire ai Saiyan caratteristiche che non appartengono loro neanche lontanamente.

Lascio che il principino cammini dinnanzi a me. Desidero che creda di avere le redini, che si senta invincibile: solo così potrà affrontare suo padre senza che io intervenga. Non che io necessiti della sua approvazione, sia chiaro; il punto è che voglio queste scimmie nel mio esercito e, dato che sembrano molto legate al loro re, non è conveniente impormi su ognuna di loro quanto lo è governare su colui che le comanda tutte. Per questo desidero aver a che fare soltanto con Re Vegeta senza mostrarmi troppo violento fin da subito, condizione che cambierà all'istante in caso di una sua resistenza.

Come immaginavo il piccolo Vegeta si sente una divinità in questo momento. Lo osservo mentre cammina a testa alta, forse fiero del suo risultato all'allenamento anche se non c'è nulla di cui esser orgogliosi dal modo in cui ha subito in silenzio. Fossimo stati in un reale faccia a faccia lo avrei fatto a pezzi senza che nemmeno se ne accorgesse.

Vegeta suo padre, invece, non si aspetta nulla di tutto ciò. Quando ci vede entrare ci segue con lo sguardo senza cambiare espressione, cosa che a quanto pare è la sua specialità assieme al farmi innervosire. In particolare guarda suo figlio ma deve essersi accorto all'istante che qualcosa non va come dovrebbe: forse nel suo atteggiamento, forse nel suo sguardo, coglie di certo qualcosa di diverso da ciò che si aspettava di vedere.

Quando ci avviciniamo il principe si inchina dinnanzi a suo padre e io lo imito incrociando le braccia dietro la schiena ed esibendomi in una profonda riverenza. Non vorrei mai mancare di rispetto a Sua Scimmiesca Altezza Reale.

«Vedo che avete fatto presto» dice il re rivolgendosi a suo figlio. Lui cala il capo. A questo punto inizierei a temere un suo improvviso tentennamento se non fosse Vegeta, l'essere più borioso che io abbia mai visto nell'intero Universo oltre me.

«Lord Freezer mi ha allenato di persona» rivela il ragazzino.

Re Vegeta sembra sconvolto a tale affermazione. Il suo sguardo che si posa su di me mi infonde tutto il senso di sorpresa che prova. Non posso fare a meno di sorridere e spero che riesca a intuire ciò che questo significhi, anche se ne dubito.

Ritorna a guardare suo figlio scrutandone il corpo totalmente privo di graffi o ferite. Sono certo che non comprenda in che modo Vegeta sia uscito del tutto illeso da uno scontro con me. Forse sta addirittura considerando che suo figlio sia riuscito a tenermi testa; questo pensiero è così inaccettabile che mi rifiuto di attendere oltre prima di spiegare.

«La mia nave possiede grandi tecnologie» gli spiego e lui si fa improvvisamente attento. «Una di queste è capace di curare un guerriero ferito, anche morente, fino a farlo del tutto ristabilire. In poche ore, tra l'altro. Com'eri appena terminato l'allenamento, principe?»

Questa domanda pare infastidirlo. Forse aveva sperato sul serio che suo padre lo pensasse alla mia altezza e, da ingenuo qual è, credeva che lo avrei permesso. Tuttavia non osa rifiutarsi di rispondere e, ovviamente, minimizza.

«Avevo qualche costola rotta.»

Rido sommessamente sfiorandomi le labbra con un dito, gli occhi chiusi a ricordare la scena di lui a terra, agonizzante, che sputava sangue e non riusciva neanche a parlare senza soffrire le pene dell'inferno.

«Soltanto?» lo incalzo. La sua propensione all'eroismo è qualcosa a cui dovrà presto rinunciare se decide di avere a che fare con me.

«Anche... anche altro» ammette, gli occhi che sfuggono ai nostri. «Forse una spalla. E forse le costole rotte avevano bucato qualcosa.»

Freezer: Origins | DragonBallDove le storie prendono vita. Scoprilo ora