L'arroganza del corpo vuoto

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«La tecnica dello sdoppiamento è propria dei guerrieri di pochi pianeti, di cui nessuno di questa Galassia. Tra l'altro non conosciamo la forma originale di quell'essere, potrebbe aver cambiato migliaia di corpi per quanto ne sappiamo.»

Stringo i pugni. Non riesco in alcun modo a togliermi dalla testa quel guerriero e ciò che aveva in mente di fare. Se non avessi reagito in tempo, se solo avessi esitato un attimo, in quel corpo da rettile ci sarei finito io stesso al posto di quell'incapace di Dalion... quale vergogna avrebbe comportato una cosa del genere?

«C'è qualche modo per contrastarla?»

Zarbon nega.

«No, ma la preparazione è abbastanza evidente da riuscire a notarla in tempo. In realtà è anche abbastanza semplice evitarla. Credo che per essere efficace debba colpire la vittima frontalmente in modo da immobilizzarla e poter stabilire un contatto che permetta di indirizzare l'energia all'interno della bocca. Sono certo che con un minimo di attenzione lei non debba avere problemi, Lord Freezer.»

«Non ho intenzione di rischiare, in ogni caso.»

«Lo lasciamo nelle celle, dunque?»

«Fino a nuovo ordine. Portami un calice.»

Zarbon si inchina ed esce dalla stanza, lasciandomi da solo con Dodoria che attende con pazienza che i soldati finiscano di incatenare Granium al muro. Il suo addestramento quotidiano sta per iniziare ma non lo vedo esaltato come dovrebbe.

«Qualcosa ti turba?»

Si riscuote, come tornando in sé. Oscilla la grossa testa ma io so che si sente frustrato da tutto ciò che sta accadendo, a partire dalla presenza di Zarbon che sembra averlo surclassato; dovrebbe sapere che in questo momento mi torna più utile di lui semplicemente perché non siamo su un campo di battaglia. O forse gli brucia ancora la sconfitta col principino saiyan, chi può dirlo.

Sto per ricordargli che presto potrà sfogare i suoi istinti quando Zarbon rientra col mio calice tra le dita, ma seguito da un Kyui trafelato che stringe tra le mani un comunicatore. Lo riconosco a colpo d'occhio: è l'apparecchio di Granium, quello che utilizzava per riferire a mio padre. Quello che utilizza ancora, per quanto ne sappia.

Kyui non dice nulla, semplicemente me lo porge e noto che sta lampeggiando. Una chiamata è in arrivo. Non era mai capitato da quando ho scoperto l'inganno: la comunicazione pareva essere unilaterale. Eppure...

Non lo afferro, mi limito a osservare guardandomi bene dal rispondere.

«Cosa significa?»

Guardo i volti di tutti coloro che mi circondano, ma l'unico che può darmi una risposta in questo momento pende dalle spesse catene che emergono dal muro. Mi volto verso Granium. La pelle dell'unico braccio che gli è rimasto si tende sopra le ossa, ormai annerita dai lividi; il corpo giace in ginocchio con la testa abbandonata in avanti. Non ha sentito o fa finta di non sentire?

Mi basta un rapido cenno verso Dodoria. Lui scatta verso la sua vittima, afferrandogli il capo per i radi capelli e sollevandolo in modo che alzi lo sguardo per incontrare il mio. Solo adesso, con stupore, mi accorgo che sul suo volto tumefatto c'è quello che sembra un accenno di sorriso.

«Hai sentito cosa ti ha chiesto Lord Freezer? Parla!» gli intima il madoriano, ma Granium non risponde. Si limita a sorridere sempre più profondamente.

Il comunicatore smette di lampeggiare appena salto fuori dal trono e poggio i piedi sul pavimento, avanzando.

«Potrai anche essere l'unico modo per ingannare mio padre, ma il mio desiderio di tenerlo a bada non è nulla a confronto della voglia di dilaniarti con le mie stesse mani. La tua obbedienza è l'unica cosa che ti tiene in vita... ricordalo, Granium! Parla, cosa significa? Perché vuole comunicare con te?»

Freezer: Origins | DragonBallDove le storie prendono vita. Scoprilo ora