La domenica notte, per la prima volta dopo mesi e mesi, Camila non ricevette alcuna visita indesiderata. I suoi sogni rimasero limpidi e gioviali, tersi come il cielo in quella mattina di metà settembre.Scostò le coperte e persino la sensazione del pavimento freddo sotto la pianta del piede la rinvigorì. Si sentiva fresca, ringalluzzita, è piena di speranza. Era sicura di aver ripudiato i suoi mostri, la notte precedente. Di averli rispediti a calci in culo giù canale da dove erano venuti.
Pettinò abbondantemente i capelli, sciacquò la faccia e lavò i denti. Non abbisognava di alcun ritocco facciale, dato che cipria e fondotinta erano solo un mezzo per coprire le occhiaie che ora non vi erano. Applicò solo un po' di lucida labbra per rimpolpare la pienezza di esse, poi tornò in camera e si vestì.
Mentre infilava i jeans il ritornello di tormentone le risuonò in testa, così afferrò il telefono e fece partire la canzone, In my feeling di Drake, intonando le frasi a tempo di musica e prodigandosi anche in uno pseudo ballo.
Il suo umore era alle stelle, non si era mai sentita così piena di vita. Forse il trabocchetto era proprio quello; farti conoscere il grigio solo per permetterti di riconoscere le altre sfumature di colore, quando sarebbero arrivate.
Camila non aveva fatto altro che osservare grigio, grigio, grigio e sempre grigio. Però, adesso, una fontana cromatica zampillava davanti a lei, allungandole una chiave di lettura diversa sui recessi del mondo.
Quando ebbe finito di abbigliarsi, caricò lo zaino in spalla e si incamminò verso la cucina, dove sua madre aveva lasciato un sacchetto del pranzo già pronto, ma non solo. Stranamente aveva abbinato anche un post-it. Camila lo squadrò interdetta, infine lo lesse.
Oggi sarà una giornata migliore. Buona scuola. Mamma.
Camila sorrise delle parole della madre che, usualmente, l'avrebbero innervosita, perché sapeva che quella particolare attenzione era dovuta al discorso intrattenuto qualche sera fa, ma effettivamente si sentiva di buon umore su tutti i fronti quindi accolse con benevolenza le moine della madre.
Assicurò il pranzo nell'ultimo spazio rimanente dentro lo zaino, poi uscì e tranquillamente si avviò verso la fermata del bus, dato che aveva un largo anticipo.
Era incredibile come lo stato d'animo incidesse sulle prestazioni in generale. Ad esempio, quando si svegliava triste, arrabbiata o scorata puntualmente dimenticava qualcosa, oppure perdeva l'autobus o, ancora, ritardava l'ingresso a scuola. Mentre adesso, alleviata da quella pesantezza d'animo, aveva una lucidità mentale diversa. Era sicura di non aver dimenticato niente, aveva ben preciso l'orario del bus e il tempo che le occorreva per recarsi tempestivamente alla fermata. Insomma, aveva tutto sotto controllo.
Si sedette su un sedile vicino al muso del bestione, ma per poco. Un'anziana signora le chiese se fosse possibile riposarsi un po', e Camila non esitò a cederle la seduta.
Alle sette e cinquanta era già davanti all'edificio. Inopinatamente anche quello appariva sotto una luce diversa. Di solito lo guardava con avversione e tedio, mentre adesso quasi quasi pareva rivolgergli un mezzo sorriso.
Avvertì la presenza di qualcuno alle sue spalle, così si voltò, sicura di incrociare lo sguardo assonnato di Dinah o quello metodico di Ally, e invece intercettò due smeraldi.
«Buongiorno, Camila.» La donna non si era mai appellata a lei per nome. Le fece strano sentire le sillabe sdrucciolare sulle labbra della donna, ma non le dispiacque.
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Hades
FanfictionMille anni fa, dopo un'atroce guerra fra il bene e il male, Zeus, sconfitto, ha scomposto la sua anima e ripartita fra sette comuni mortali per non permettere ad Ade di regnare. Ade, però, ha trovato un modo per liberarsi dagli inferi ed ora vaga s...