Capitolo nove

2.5K 162 3
                                    


Camila la mattina dopo si sentiva non solo sfinita per la velata sbronza che due bicchierini di prosecco latamente concessi da sua madre l'avevano messa fuori gioco, ma anche perché l'Ombra l'aveva perseguitata tutta la notte. Cioè, no, incorretto. Una sola volta, un solo sogno, breve e schietto come sempre, l'aveva inseguita giù nei meandri del regno onirico.

Si stropicciò con forza gli occhi, nella vana speranza di cancellare il sonno ancora spolverato sulle ciglia. Si diresse verso il bagno, strascicando le ciabatte, un po' ingobbita ed estenuata. Strizzò il dentifricio sulle setole e spazzolò su e giù. Il suo sguardo distratto cadde accidentalmente sul suo riflesso. Era veramente sciupata. Palpebre pesanti e abbassate, sguardo vitreo, pelle un po' trasandata. Era da mesi che non si spalmava una crema sul viso, una di quelle appiccicose che detestava perché non azzeccava mai il tempo esatto in cui rimuoverle così l'impasto restava incollato alle dite, oppure si sgretolava direttamente sulla guancia, costringendola a nettarlo a forza con l'acqua. Una volta si era addormentata con quelle cose durante la notte, il risultato al mattino non era stato così piacevole come aveva visto una volta sul grande schermo. Però, se applicate con accortezza, rigeneravano non poco l'elasticità della pelle. Comunque, non era quello il punto.

Non era la negligenza adoperata nei confronti del suo viso, ma bensì la negligenza operata ultimamente in ogni settore della sua vita.

Non provvedeva più alla cura sua personale, non le importava nemmeno, a dire il vero. Ed era quello il problema.

Sciacquò la bocca, poi flesse le braccia sul lavandino e fissò arrabbiata il suo riflesso nel vetro. Aveva approcciato il dilemma frontalmente, perché credeva che quello fosse il metodo più efficace, ma se sbagliava? Se invece di scagliare la lancia dalla prima fila avesse dovuto agire nelle retrovie?

Annuì lentamente, convinta che quella fosse l'opzione migliore che deteneva al momento.

Informazioni, informazioni e informazioni. Ecco di cosa abbisognava. Doveva arricchire le sue competenze, per poter sferrare un attacco diretto. Serpeggiare nel buio, per essere vista quando meno se l'aspettava.

Qual era il posto più adatto per raccattare informazioni su ogni genere di materia? La biblioteca. E guarda caso a scuola ve ne era proprio una, ben fornita e al vaglio della società scolastica. Dopo le lezioni si sarebbe fermata lì per approfondire le superficiali conoscenze che possedeva. Era deciso.

Dinah ed Ally stavano comprando un cappuccino al bar scolastico, al che la cubana di aggregò a loro, ma senza peccare. Il caffè restava uno dei suoi più acerrimi antagonisti.

«Non so come tu faccia a sopravvivere senza caffeina.» Si leccò i baffi Dinah, gemendo allietata.

«Nello stesso modo in cui tu sopravvivi senza brioche.» La rimbeccò Camila, trovando sia appoggio sia sfavore da parte di Ally.

«Dopo scuola andiamo alla creeperia, vieni con noi?» La invitò gentilmente Dinah.

«Ah... non posso. Sto facendo una ricerca, devo restare in biblioteca.» Mentì Camila, sperando che il suo mediocre talento nel narrare bugie non venisse sconfessato.

«Su cosa?» S'informò Ally, già preoccupata di essersi persa qualche lezione.

«Niente di che, mi sto solo aggiornando per la prossima interrogazione della Jauregui.» Si strinse nelle spalle, sperando vivamente che la sua copertura non saltasse.

«Questo è lo spirito giusto!» Dinah circondò le spalle dell'amica con un po' troppa esuberanza, inducendola a barcollare per mantenere l'equilibrio.

Le lezioni progredirono lente e noiose, come la maggior parte delle volte. Camila appuntò svogliatamente alcune righe, sconnesse e confuse. Aspettò con ansia il trillo dell'ultima campanella, e quando finalmente riecheggiò nei corridoio fomentando una mandria di alunni, lei si spostò con libertà fino alla biblioteca, posta al terzo piano.

HadesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora