Esiste una legge denominata entropia. In parole povere esiste un enunciato della termodinamica -il secondo per la precisione- che sostiene che il calore fluisce sempre da un corpo più caldo a uno meno caldo, mai in direzione contraria.L'energia, cioè, si ridistribuisce finché il sistema costituito dai due corpi raggiunge un equilibrio completo, entrambi hanno la stessa temperatura e non è più possibile il passaggio di calore dall'uno all'altro.
A ogni trasformazione del sistema che provoca un trasferimento di energia, l'entropia aumenta, perché l'equilibrio può solo crescere.
La teoria che ipotizza la morta fredda dell'universo, stima che l'entropia agisca anche nell'universo scambiando energia fra corpi più caldi e meno caldi. Quando la temperatura sarà allo stesso pari e non saranno più possibili trasformazioni, l'universo morirà.
Camila era distesa sopra il petto di Lauren, ancora nuda e assopita. La corvina sentiva la sua temperatura riscaldarle i piedi costantemente freddi, scambiare energia con i suoi battiti languidi. Si sentiva in pace mentre l'aria satura di ansiti si cristallizzava attorno a loro, e l'unico scambio di energia nella stanza era lo strascico di entropia che si distribuiva dal corpo della cubana al centro del suo petto.
Paventava il momento in cui Camila avrebbe mugolato come era solita fare, si sarebbe trascinata fuori dal letto, nelle sue movenze appesantite e riluttanti, dettate da un senso del dovere che macchiava qualsiasi volere.
Ed eccolo. Arrivò un primo rantolo, infastidito e nolente. Le braccia si disancorarono lentamente, la pelle si scollò. Con lei se ne andò anche il calore. Freddo. Fredda.
Camila inforcò le scarpe, ciabattò fino alla poltrona dove aveva ammucchiato i resti dei suoi vestiti. Biascicò qualcosa, coprì la schiena nuda e bianca con la camicia nera che faceva contrasto.
Nella stanza le spoglie degli ansimi spenti cozzarono nell'aria, il ricordo del piacere che si sfogliava e si depositava sugli angoli delle coperte, fra le pieghe delle lenzuola. Anch'esse fredde.
Camila fece scivolare il giubbotto sulle spalle, i capelli svolazzarono sul bavero. Lauren si sentiva ancora soggetta alla trasformazione che stava mutando il clima della camera, o, forse ne era mezzo.
«Beh, ci vediamo a scuola.» Sorrise la cubana, abbassando la maniglia della porta.
L'ultimo scampolo di energia si riciclò con quella proveniente dalla sala. La cubana sgusciò fuori, richiudendo l'uscio dietro di lei.
Ecco adesso l'entropia si era stabilizzata, nessuna trasformazione era più plausibile. Entropia perfetta, pareti asettiche, guanciali sterili, tende indenni, soffitto spoglio.
E Lauren si sentiva fredda.
Ma sarebbe durato poco, ormai lo sapeva.
Ed infatti ecco il dolore che germogliava latente nel suo stomaco, si inerpicava lungo la colonna vertebrale, stringeva in una morsa le gola, preparandola all'impatto e.. Boom! Esplodeva nel petto, laddove Camila si era adagiata.
Lauren lanciò un grido di dolore, mentre si contorceva in uno spasmo lancinante. Le coperte si impregnarono di sangue mentre Lauren si appigliava al materasso, a quello che prima era stato zattera del suo piacere ora lo diventava del suo dolore.
E le unghie si piantavano nel legno, sradicavano la crosta in un lungo lamento che le fletteva il corpo in un unico vagito. Un vagito di dolore. Un vagito che non era sicura se provenisse dal suo petto o dal parto delle spine che nascevano dalle sue ossa. Ed eccole che dilaniavano la carne, le attanagliavano il petto in un rogo di aculei. Le sue mani, sbiancante e doloranti, serravano tutto lo sforzo che i suoi muscoli opponevano all'entità estranea che le stritolava ogni respiro.
Le vide un'ultima volta svettare attraverso il suo petto, attraverso la sua carne, poi si dissolsero in un baleno, francando la morsa che strangolava la respirazione incolume di Lauren.
Battito, ciglia, pareti... Pareti, ciglia, battito.
E finì tutto in un respiro boccheggiante, mentre le mani lasciarono andare la presa ermetica.
Adesso il suo torace rullava irregolare sul circuito del respiro. Era caldo. Bollente. Ma lentamente quel bruciore si ridimensionava, si disperdeva nell'aria della stanza. Entropia, ancora entropia. Andava a colmare le scalfitture nel muro, il cassetto socchiuso, la rivista slabbrata, il foro delle conchiglie decorative allineate sul cassettone, le tasche del cappotto appeso dietro la porta, le tasche dei pantaloni sul pavimento, la conca del lampadario...
Ed era fredda di nuovo.
Stabilità.
Aveva imparato che la freddezza del corpo non corrispondeva sempre a quella dell'anima. Le piaceva pensare che a volte quest'ultima fosse talmente incandescente che spartiva calore con gli arti. Ed ecco che a sfiorare la guancia di Camila non era più la sua mano, ma bensì energia della sua anima. Perché ce lo siamo mai chiesti dove finisce il calore che si espande dentro di noi? Non può sparire, no. A Lauren piaceva pensare che ciò che le riempieva il cuore di gioia fosse la stessa energia che assemblava i suoi gesti.
Quindi che cosa possono delle spine su una singola parte del corpo, quando l'anima riempie ogni arto?—————
Spazio autrice:
Ciao a tutti!
So che questo capitolo è molto più breve degli scorsi, ma volevo dedicare un intero capitolo alle emozioni di Lauren. Ovviamente lei non ha mai avuto sentimenti, quindi ho pensato di riassumere ciò che sta provando in questo modo un po' diverso, passatemi il termine.
Ci tenevo a precisare che le spine nascono perché ogni volta che Camila è a contatto con Lauren (qualcosa dentro Lauren, sia chiaro) è come se le strappasse via un pezzo del suo essere che poi viene barattato in umanità. Ecco perché le spine, rappresentano la morte fisica del demone che ospita l'anima
di Lauren.Spero di essere stata chiara.
Spero vi sia piaciuto il capitolo!
A presto.
Sara.
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Hades
FanfictionMille anni fa, dopo un'atroce guerra fra il bene e il male, Zeus, sconfitto, ha scomposto la sua anima e ripartita fra sette comuni mortali per non permettere ad Ade di regnare. Ade, però, ha trovato un modo per liberarsi dagli inferi ed ora vaga s...