Capitolo quindici

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Le lezioni proseguivano montone, mentre le ore di Lauren erano i momenti più imbarazzanti della giornata. Camila tentava con tutta se stessa di comportarsi normalmente, ma era difficile starle accanto sapendo quello che il suo inconscio sognava la notte.

Adesso, a distanza di pochi giorni dalla demolizione degli specchi, Camila era tornata a sognare "nero". Incubi su incubi, sempre più aggressivi e prepotenti, fino a toglierle il fiato. Era sicura che qualcosa non andasse, che non si trattasse solo della sua fervida fantasia, ma non sapeva da dove iniziare a cercare e sopratutto non aveva gli strumenti per risolvere l'enigma.

Forse avrebbe potuto parlarne con qualcuno, ma l'avrebbero scambiata per pazza. Forse Dinah ci avrebbe riso su, dicendole che doveva bere una camomilla prima di coricarsi o una tisana al finocchio, così da aiutare il processo digestivo. Probabilmente avrebbe incolpato un pezzo di torta per quei sogni tremendi. Ally, invece, le avrebbe sicuramente detto di pregare. Non che fossero consigli inutili, ma aveva bisogno di qualcosa di più efficace.

Quella mattina si alzò controvoglia dal letto. Spossata ed esasperata pensò che inventare una bugia per restarsene a casa non fosse un'idea così scontata, ma il suo Super-io l'ammonì duramente, ricordandole che già non poteva vantare una media eccelsa e che era meglio non aggravare la situazione.

Camila scese al piano inferiore, spalmò del burro e della marmellata sulle fette biscottate e le intinse nella tazza di latte freddo che aveva preparato. Masticò assonnata il pasto, dopodiché si trascinò fino al piano superiore dove si rinfrescò e vestì. Era una brutta abitudine scendere al piano di sotto per poi risalire e scendere di nuovo, le dolevano le gambe già di prima mattina, e se avesse voluto far esercizio si sarebbe iscritta in palestra assieme a Dinah. Doveva ridurre lo sforzo, i suoi muscoli imploravano pietà.

Quel martedì pomeriggio avrebbe dovuto andare a casa di Lauren per le canoniche ripetizioni, ma aveva preso l'imprescindibile decisione di posticipare l'appuntamento con una scusa banale.

La verità era che non poteva stare nella stessa stanza della corvina, per giunte da sole, senza pensare ai sogni impudici sui quali fantasticava la notte. Si svegliava più sudata e affannata quando era Lauren a monopolizzare il suo sonno che l'Ombra... Era tutto dire.

Uscì di casa più tardi del previsto, così tirò ancora di più i quadricipiti che già fiacchi per i chilometri percorsi dalla camera alla cucina non avevano bisogno di allenamento aggiuntivo. Riuscì comunque a garantirsi un posto a sedere e finalmente riposò le gambe.

Quando arrivò a scuola, Dinah ed Ally non erano ancora nel cortile, il che era insolito dato che il più delle volte erano loro a precedere la cubana. Camila approfittò della loro fortunata assenza per andare a cercare Lauren, che sicuramente era già in classe o comunque nella scuola.

Chiede informazioni al bidello, il quale sapeva sempre tutto di tutti. Prendeva molto seriamente il suo lavoro, appuntando mentalmente gli orari di entrata ed uscita di ogni professore. Era come marcare il cartellino, ma senza avere un cartellino.

Le disse che la profesoressa si trovava nella quarta A, all'ultimo piano.

Altre scale per me. Sospirò già esausta la cubana.

Ringraziò e si incamminò verso l'aula indicata.

La scuola si stava popolando adesso di qualche studente, ma non era gremita come da solito. La mattina erano tutti più lenti e demotivati, il che induceva gli alunni a recarsi all'interno dell'edificio solo sul trillare della campanella, non un minuto prima.

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