Capitolo ventiquattro

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Camila indietreggiò a tastoni, inoltrandosi nella stanza inondata dal buio. Una lama di luce trapelava attraverso le tapparelle, l'unica fonte che rischiarava la stanza. Lauren stava armeggiando con il suo reggiseno, dopo averle sfilato la maglietta, mentre Camila operava sulla cerniera della sua gonna. Entrambe si alleggerirono degli indumenti, scalciandoli a terra.

Camila inciampò su qualcosa e per un attimo temette di cadere, ma poi fu la stessa Lauren a spingerla all'indietro, facendola ricadere sul materasso. La corvina rimase in piedi, il suo profilo venne affettato dal dardo di luce artificiale. I suoi occhi erano cupi, tremendamente bramosi. Lauren sganciò lentamente la camicetta, bottone dopo bottone, senza mai distogliere lo sguardo da quello sella cubana, appena visibile nel contrasto con l'azzurrognolo della stanza. Camila si passò la lingua sul labbro inferiore, quando l'addome tonico della donna risaltò nella penombra.

Prima che Lauren azzardasse altre mosse, Camila si affrettò per discingere i pantaloni. Se ne liberò agilmente, restando solo con le mutandine. Gli occhi dell'altra la vagheggiarono lussuriosi. Camila si spostò verso la cima del letto, ma Lauren la immobilizzò prima che avesse tempo di agire oltre.

Si mise cavalcioni su di lei, con un colpo fece fluire la chioma su una spalla, lasciando l'altra scoperta. Calcò il corpo di Camila con i palmi delle mani, tracciandone i confini di anche, petto e spalle. Si soffermò su quest'ultime e solo allora si chinò su di lei, cozzando con il seno minuto della cubana, il suo respiro rotto e le labbra tumide.

Il bacio passionale che seguì alimentò il desiderio, già di per se incontenibile. I loro corpi serpeggiavano l'un l'altro, si trovavano in un movimento un po' confuso e arraffato, ma carico di impazienza. I loro fianchi si scontravano sempre più in sincrono, lambendo punti deboli che facevano gemere entrambe, stuzzicandone la fregola.

Camila affondò le mani nella sua chioma folta, nei ricci corposi. Ne strinse la radice delle ciocche, sperando di attutire il fremito di mani, torace e gambe. Lauren, al contrario, voleva che quel tremito le scivolasse fra le mani, ecco perché si intrufolò nell'interno delle sue cosce, ne carezzò la pelle linda, solleticandola vicino all'inguine. Ogni volta che le dita di Lauren raggiungevano le aree più sensibili della cubana, il bacino di Camila scattava verso di lei, agognante di ricevere di più. Lauren, però, furba e maliziosa com'era, non assecondava mai la smania dell'altra, e tornava sempre in basso, lontano dal suo centro del piacere, lasciando Camila gemebonda.

L'indice della corvina scivolò sulla bocca minuta e tumida dell'altra, le stuzzicò, giocando con il labbro inferiore. I loro occhi non si lasciarono nemmeno per un istante, fulgidi e limpidi, si rincorrevano fra pensieri e parole, desideri e silenzi, bugie e verità. Lauren quella notte non sapeva più dove finisse il suo scopo e cominciasse il battito del suo ritmo. Sapeva solo che voleva essere lì, che non c'era altro luogo che il petto di Camila dove volesse respirare.

«Lauren...» Sussurrò la cubana, in un impeto di coraggio, in una breccia di spontaneità.

La corvina la guardò, scosse appena la testa, aspettando che la voce di Camila marciasse verso di lei.

«Baciami, ti prego.» Fu più un corteo di passione che una guerra di istinti, ma scoppiò con lo stesso furore nel petto e nel grembo di entrambe.

Lauren si avventò sulle sue labbra, senza alcuna remore. Ogni centimetro del suo corpo bruciava, bruciava e bruciava. E tutto quel calore veniva emanato e tramandato a Camila, che lo riversava nei gemiti gutturali, o nei graffi sulla schiena, o nei gesti approssimati, ricalcolati, disordinatamente scalciati.

Il sudore imperlava la pelle di entrambe, producendo un rumore nelle loro movenze. Camila Sorrise, impacciata, e pure Lauren ricambiò, disegnando quell'inflessione con le sue stesse labbra.

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