Capitolo dodici

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«E quindi? Cosa credi che William Shakespeare stesse cercando di dirci con questo testo?» Lauren ingollò un sorso di vino rosso, dopo averlo mesciato nel bicchiere.

Per Camila era un po' complicato ragionare dal momento che la corvina camminava alle sue spalle. I suoi passi riecheggiavano nella stanza, continui, cadenzati, vicini.

«Che..» Tamburellò la matita sul libro, fissando le righe come se potesse trarne una risposta arguta «Che l'amore si ritrova sempre?» Ipotizzò, spremendo gli occhi per proteggersi dalla raffica di improperi che stava per scagliare Lauren.

«Pff, banale.» Alzò gli occhi al cielo Lauren, facendo roteare il dito, come per indurla a cercare un'altra spiegazione.

«Che l'amore non ascolta ragione?» Sapeva essere un altro buco nell'acqua, ma le sue idee erano talmente congestionate che non riusciva a formulare altro che pensieri arrugginiti.

Lauren sospirò scoraggiata. Camila avvertì i suoi passi più vicini, così irrigidì le spalle. Il calice di vino che stava sorseggiando Lauren entrò nella sua visuale, poi venne posato sul tavolo. La corvina spostò la chioma su una spalla, dopodiché si arcuò sulle sue spalle e, senza sfiorarla, la circondò, intrappolandola.

Camila trattenne il respiro, percependo il calore della sua persona emanato a tutto il suo corpo. Le si prosciugò la gola.

«Devi andare oltre gli schemi, vedere prospettive che l'autore disegna grazie ai personaggi. Trovare significati che vengono trasmessi nell'occulto della storia.» Aveva un tono rauco, basso, che le vellicava il collo. E quel profumo, Dio quel profumo era soave. Camila non poteva fare a meno di inspirarlo.

Mi sta dando del tu?

«Ad esempio, secondo me, Shakespeare con questa storia ci comunica una cosa importante.» Fece una pausa ad effetto, poi sciorinò «L'amore può tutto, finché non si mette di mezzo il destino.»

Camila assorbì la nozione, la elaborò e pensò che l'avrebbe immagazzinata, ma invece qualcosa la rindirizzò al suo processore. Non le piaceva il finale che Lauren aveva conferito con quella sua prospettiva, e dato che proprio lei le aveva consigliato di rovistare e razzolare e vivisezionare ogni punto luce, lei lo fece.

«E se invece fosse diverso..?» Virò lentamente la testa, rimirando la corvina negli occhi. Era così vicina che non riusciva a mettere a fuoco il suo intero viso, era proprio ad un respiro da lei.

«Se fosse che il destino può tutto, finché non si mette di mezzo l'amore?»

Lauren rimase interdetta, decisamente attonita dalla sua contro affermazione, ma piacevolmente stupita. Camila captò un movimento quasi impercettibile degli occhi che però, a sua detta, caddero sulle sue labbra, per poi distogliersi verso il bicchiere.

«Non la penso come te, ma ora stai cogliendo il punto.» E trangugiò il residuo di vino in un solo sorso, tornando ad attingere alla bottiglia che svuotò nel calice.

Camila era accaldata, la sua pelle bolliva e la fronte era imperlata. Eppure l'aria era refrigerata e decisamente gioviale, ma lei era tutta accalorata. Forse lo spavento di prima, in classe, stava ancora rimordendo i suoi sensi, eppure non ci stava pensando minimamente.

«Posso avere un bicchiere d'acqua?» Domandò la cubana, sventagliando la mano davanti al viso.

«Te lo porto.» Accorse Lauren, che non vedeva l'ora di uscire dalla stanza.

Camila approfittò del momento di solitudine per rilasciare un sospiro che non si era accorta di star trattenendo. Adesso le pareti parevano più grandi, ariose, soprattutto respirabili. Prima lo spazio sembravano molto più angusto, claustorfobico. Inspirò profondamente, allargando i polmoni, poi si accasciò contro lo schienale della sedia e alzò i capelli, tentando di rinfrescarsi.

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