Capitolo ventotto

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Due settimane dopo...

«Non capisco perché sia opportuna la mia presenza.» Miagolò per l'ennesima volta Camila, affogando il rammarico nella fetta biscottata guarnita di marmellata.

«Perché si, Camila. È l'inaugurazione della mia galleria, come puoi non esserci?» Sinu era più petulante del solito, piccata sul fatto che Camila dovesse partecipare a quella stupida festa in ghingheri che aveva organizzato per la sera stessa.

«Mamma, non stai inaugurando la tua galleria, ma un'ala della tua galleria.» Specificò pignola la cubana, tentando ogni via di fuga per svignarsela.

«Oh, Dios Mio! È così strano che ci tenga che le mie figlie siamo lì?» Si voltò verso la figlia, i suoi occhi grandi e melliflui erano sempre in grado di rabbonire il carattere spigoloso della cubana.

Camila alzò gli occhi al cielo, sbuffando sonoramente «D'accordo. Se ci tieni così tanto.» Si arrese la cubana, notando il sorriso di sua madre allargarsi esponenzialmente.

Voleva soltanto restare a casa, guardare un film, avvantaggiarsi con i compiti, dare ripetizioni a Dinah che l'avrebbe puntualmente chiamata alle 19 di sera, come ogni sabato. Voleva solo questo, distrarsi dai suoi pensieri avvalendosi dei mezzi di cui disponeva, non era in vena di azzimarsi e sorridere tutta la sera. Però, una parte recondita della sua mente le suggeriva che forse sarebbe stato un valente modo alternativo.

Passò il pomeriggio a spiegare a Dinah tutte le lezioni che non aveva seguito, l'aiutò soprattutto in letteratura, dato che lunedì era stata programmata la verifica. La polinesiana le offrì una cena, per sdebitarsi, ma Camila declinò cordialmente l'invito riferendole dove si sarebbe trovata quella sera. Dinah, che per queste attività andava matta, le fece il terzo grado: "che abito indosserai?", "quali scarpe metterai?", "trucco aggressive o nude?". Camila la salutò sommariamente quando arrivò a dilungarsi su che biancheria intima avrebbe utilizzato.

Optò per un vestito nero, aderente ma semplice, con la scollatura a cuore, senza spalline. Spruzzò un po' di profumo per sovrastare l'odore di stantio che aveva impregnato il tessuto, abbandonato fra le spelonche dell'armadio chissà da quanto tempo. Indossò un trucco leggero, quasi impercettibile. L'unico tocco più accentuato che osò fu un rossetto rosso che le riempì le labbra. Appesa la giacca di pelle sul braccio, essendo ancora il clima tiepido.

Sofia era stata agghindata in un abito principesco, con il tulle azzurro e il corpetto tempestato di brillantini. Sembrava uscita direttamente da Frozen. Alejandro storceva la bocca per la camicia troppo stretta, la cravatta stonata e la giacca sgualcita, ma nell'insieme stava davvero bene. Sinu, la protagonista della serata, aveva optato per un vestito sul beige slavato, abbastanza trasparente, non volgare ma estremamente elegante.

Camila si complimentò con lei, rassicurandola che stava davvero benissimo. Sua madre non aveva esposto alcun ansia, ma la conosceva abbastanza bene da saper interpretare il linguaggio del corpo. Sinu la ringraziò con un bacio sulla fronte, poi salì in macchina, ordinando ad Alejandro di tenersi sotto il limite di velocità. Lui, forse per la prima volta, obbedì.

Camila era immersa nei suoi frastornanti pensieri. Adesso era sicura di non sognare più, ma era molto confusa. Per fare un eufemismo. Non sapeva riconoscere dove finissero i sogni ed iniziasse la realtà, non sapeva perché avesse trasceso il confine che scinde l'astratto dal concreto. Era quasi sicura che qualcosa non quadrasse in lei, ma non voleva allarmare nessuno. Adesso stava meglio, no? Aveva ancora sporadici incubi, ma insomma, quelli li hanno tutti purtroppo, no? L'ultimo risaliva a più di due settimana fa. Non c'era motivo per cui preoccuparsi, almeno, era questo che ribadiva a se stessa.

Comunque Lauren le aveva chiesto di stare lontana, e quello era successo davvero. Lei aveva intenzione di rispettare quell'avvertenza. Capiva che potesse essere in allerta per il suo lavoro, la sua reputazione. Non avrebbe fatto niente per infrangere il loro compromesso, niente che potesse ferirla.

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