Capitolo ventuno

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Camila si svegliò accecata da un raggio di sole. La sveglia squillò appena due minuti dopo, costringendola ad aprire definitivamente gli occhi.

Il weekend è decisamente troppo breve. Fu il suo primo pensiero quel lunedì mattina, mentre scivolava fuori dalle coperte e pregustava la colazione, che fra l'altro era l'unico motivo che la invogliava a scendere al piano di sotto e prepararsi ad affrontare la giornata.

Dopo la routine mattutina, Camila si beò della torta di mele che sua madre aveva lasciato appositamente per lei. Avrebbe volentieri guarnito il piatto con una spruzzata di sciroppo d'acero, che avrebbe messo dappertutto, ma purtroppo suo padre aveva finito il tubetto la mattina stessa, lasciando Camila a mani vuote.

Si accontentò della squisita torta che aveva cucinato Sinu, poi, sazia, si incamminò verso la fermata del bus. Stava ancora pensando allo sciroppo d'acero, quindi, una volta scesa alla fermata davanti a scuola, fece una capatina alla drogheria lì vicino e ne acquistò una riserva.

Percorse la strada restante con più serenità, tranquilla che una volta a casa avrebbe potuto gustare la torta con la sua giunta d'acero.

Dinah ed Ally stavano bisticciando quando Camila si aggregò a loro. Il lunedì mattina erano più inviperite del solito, forse per il weekend insonne che di solito conduceva la polinesiana, o magari a causa dello sprint che Ally incrementava alle sue ore di studio, o forse per entrambi i motivi. Ma qualsiasi fosse la ragione, il lunedì mattina erano una più insopportabile dell'altra.

Quella mattina erano riuscite a disputare una lite per colpa di un lapis. Ally lo aveva imprestato a Dinah e quest'ultima, soprappensiero, ne aveva morsicato la coda. Camila pose fine al diverbio con la sua solita maestria, dando un po' di corda a Dinah e un po' ad Ally, di modo che nessuno vincesse quel disperato tiro alla fune ma finisse in pareggio.

«Ragazzi, non vedo l'ora che arrivino le vacanze di Natale.» Sospirò bramante Dinah, già stufa della routine scolastica.

«Così non dovrai più vedermi per un po'?» Domandò ironicamente Ally, con una punta di verità negli occhi.

«Anche.» Rispose sempre sorridente la polinesiana «Ma soprattutto perché ho bisogno di staccare da questo posto. È nocivo. È come se un covo di radiazioni si annidasse in questo cazzo di edificio.» Descrisse inorridita la ragazza, suscitando l'irritazione di Ally che però, sapientemente, tenne a freno.

«Beh, abbiamo ancora due mesi davanti, quindi non disperiamoci ora.» Suggerì volitiva Ally, alzandosi con un balzo vigoroso e avviandosi verso l'aula.

Dinah doveva ancora capire da quale pianeta provenisse la bionda per avere così tante energie positive da investire nell'istituzione scolastica. Aliena, per forza.

Durante la prima ora non accadde niente di eclatante, a parte il fatto che il professor Shelby  aveva finalmente avuto l'ardire di farsi una doccia e cambiarsi camicia. La vera notizia venne diffusa alla terza ora.

Camila stava scarabocchiando il foglio e vagando con la mente in pensieri superflui quando qualcuno bussò timidamente alla porta interrompendo lo sproloquio della professoressa Paulson.

La cubana si sorprese di intravedere i lineamenti del professor Ripple, scombussolata. Fortunatamente non insegnava nella sua sezione, quindi gli incontri si riducevano a rapidi e sfortunati momenti in corridoio. La sua presenza lì era totalmente ingiustificata, finché non esordì «Ho un annuncio da fare.» Dispiegò il foglio con uno strappo deciso, sfoggiando un sorrisetto che incuriosì tutti gli astanti.

Lesse le prime due righe, poi ripiegò il documento e prese liberamente le redini del discorso «Per farvela breve, il preside è talmente entusiasta della recente vittoria regionale che ha deciso di premiarvi con una gita fuori sede. Cinque giorni, a costo ridotto, a Filadelfia.»

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