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La qualità di una felpa extralarge è sempre stata sottovalutata, puoi fare quello che vuoi con una felpa, puoi tirare su le maniche senza che queste cadano continuamente come puoi coprirle fino alle dita, puoi non avere il reggiseno anche se hai il seno grande, puoi avere la pancetta senza che nessuno lo noti, puoi anche non metterti i pantaloni se questa è così grande da farti da vestito. Avevo una vasta quantità di felpe grandi, di vari colori, anzi di varie tonalità di grigio, nero e blu scuro, con il cappuccio e senza cappuccio, con i tasconi grandi e senza, insomma le felpe mi piacevano, erano comode.
Ma quando si ha 16 anni e alle superiori le ragazze tendevano all'esibizionismo del loro corpo più che del loro vestiario, le mie felpe passavano in secondo piano. Ero praticamente invisibile agli occhi di tutti. Oltre che alle relazioni vincolate dalla scuola, non avevo molte amicizie, anzi non ne avevo per niente.

C'era Chloe, si, ma lei era amica di tutti e non sapevo se potermi prendere il privilegio di eticchettarla tale, potevo soffrirci se da un giorno all'altro lei avesse deciso di non considerarmi.

Chloe era stravagante, aveva una decina di tatuaggi sulle braccia, i capelli scuri, il piercing alla lingua e all'ombelico, vestiva di larghi pantaloni con colori intrippati e cannottierine aderenti che arrivavano a sopra l'ombelico, si truccava molto gli occhi, ma su di lei non sembrava pesante, perché tutto quel nero le evidenziava le iridi azzurre. Era bello stare in compagnia sua, lei sapeva mettere a proprio agio chiunque, molte volte veniva a sedersi con me a pranzo e qualcuno la seguiva, ma io non riuscivo a creare un rapporto con nessuno di loro, non mi aprivo per niente, sorridevo a qualche battuta e li ascoltavo parlare.

-allora che hai fatto quest'estate?- disse lei mentre si sedeva nel banco affianco al mio

-sono andata in italia- dissi sorridendole -e tu?-

-cambogia, con i miei, in un accampamento di bambini, è stato distruttivo dal punto di vista emotivo, così tanta sofferenza con quei piccoli occhi di speranza...- disse lei iniziando a raccontarmi il tutto, mi interessava, i suoi erano volontari dell'unicef e il più delle volte andavano ad aiutare in giro per il mondo, per il terzo mondo.
La interruppe il professore che entrò in classe -ci vediamo a pranzo e ti racconto meglio- disse aprendo il suo quaderno.

Così a pranzo ci trovammo sulle scalette del campo di football, io con il mio panino vegano e lei con le patatine e la soda.

Mi raccontò del viaggio, dei bambini, della terra, dei profumi, delle malattie e dello sfruttamento minorile, io l'ascoltavo con interesse fino a quando fummo interrotti da Keenan Lawson, quarterback della squadra di football nonché tra i ragazzi più belli della scuola
-ehi Travis ci sei stasera?- disse rivolgendosi a Chloe, lei mi guardò, io avevo abbassato la testa come sempre quando accadeva che qualcuno parlasse di qualche incontro al di fuori della scuola.

-se può venire anche la mia amica, ci sto Lawson- disse lei

Io mi voltai di colpo, dove sarei dovuta andare io?

-Porta chi vuoi bambola- disse lui per poi andarsene

-ci sarai vero?- disse lei

-dove?- chiesi io

-Lawson fa una festa, i suoi sono fuori per il fine settimana-

-io non credo di...-

-Liberty siamo all'ultimo anno, le feste sono l'unica occasione di poterci divertire e potresti pure trovare qualche ragazzo carino- disse lei

-io non piaccio ai ragazzi carini- dissi con un mezzo sorriso, come se fosse un abitudine -anzi io non piaccio proprio- dissi allungandomi le maniche della felpa in maniera imbarazzante

-ok allora stasera verso le sei passo a prenderti così ci prepariamo da me- disse alzandosi e scendendo le scalette

-ma io..- dissi ma lei ormai se ne stava andando.

Liberty Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora