29.

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La strada era lunga, lui aveva detto un paio di ore ma in realtà ne erano passate tre o quattro, arrivammo in un quartiere pieno di belle case, di varie dimensioni, di vari colori, tutte con un giardino impeccabile.

Lui parcheggiò in un posto isolato.

-è qui vicino la casa?-chiesi

-no era la terza casa a destra, ma ho bisogno di te prima di incontrarla- disse avvicinandosi e baciandomi

Era strano quel bacio, era freddo, come se non provasse dei sentimenti per me, come se volesse solo fare sesso.

Lo fermai quando appoggiò la mano sul mio seno sinistro.

Lui si allontanò

-che succede?-chiese

-non riesco così, sapendo che stai male, sapendo che mentre mi baci hai una marea di pensieri nella testa-

-mentre ti bacio penso solo a te, per questo ne ho bisogno, per non pensare ad altro, se non a te-

Lo guardai, era sincero, glielo leggevo negli occhi. E tutte quelle paranoie si affievolivano e una certa sicurezza cresceva, non volevo che lui stesse male, volevo distrarlo in qualche maniera e se il sesso era un arma per poterlo aiutare, lo avrei fatto, perché lo amavo troppo per non poterlo fare.

-come si abbassa il sedile? - chiesi sorridendo

Lui sorrise maliziosamente per poi aiutarmi ad abbassarlo, mise il volume della musica a mille, sweet dei brockhampton.

Mi baciò con la stessa foga di qualche minuto prima, mise la mano sotto alla mia felpa e mi strinse il seno, poi si alzò, si tolse la cintura dei jeans e aprì zip dei miei pantaloni, inarcai i fianchi così da poter abbassare i jeans ma fare sesso in macchina a quanto pare era molto scomodo.

Quando finimmo si rimise al suo posto e si rialacciò la cintura.

-sei pronto?- chiesi mentre mi sistemavo i pantaloni.

-vorrei esserlo-

-cosa ti spaventa? -

-venivamo sempre da lei da piccoli, poi siamo cresciuti e succedeva sempre meno, lei non lo sa nemmeno che sono qui-

-io credo che le farà piacere-

-non lo so- disse per poi accendere il motore.

Parcheggiò davanti alla sua casa.

Era grande e blu.

Lui guardò la strada, aveva lo sguardo perso e spaventato.

Gli strinsi la mano appoggiata al volante. Lui si voltò a guardarmi, mi diede un bacio all'angolo della bocca per poi appoggiare la sua fronte alla mia, impedendomi di distogliere lo sguardo dai suoi occhi.

-grazie-

Suonò il campanello un paio di volte, era agitato e continuava a battere la mano sulla gamba, io gliela presi e la strinsi, lui mi sorrise.

Una signora sui sessant'anni aprì il portone.

-NOAAAH- urlò abbracciandolo - ma quanto sei cresciuto, sei un uomo ora- disse mentre continuava ad accarezzargli i capelli. - il mio piccolino-ripeteva. Era così concentrata su suo nipote che non si era accorta che io ero lì vicino.

Lui cercò di liberarsi dalla stretta

-nonna, lei è Liberty, una mia amica-

Io guardai a terra quando disse che ero solo un amica, cercai di non farmi pesare quella parola.

-piacere- le strinsi la mano

Lei mi guardò ma non disse nulla.

-Tesoro, assomigli a qualcuno di familiare- disse guardandomi

Io guardai Noah, cercando di capire.

-dai entrate ragazzi- disse facendoci spazio per entrare - avete fatto colazione? -

-si nonna, abbiamo già mangiato-

Entrai in casa, era grande e spaziosa, c'erano delle colonne che separavano la cucina dal salotto e le foto di sua madre erano sparse dappertutto, sui muri, sui comodini, sui mobiletti, sul frigorifero. Foto di lei da bambina, foto di lei al liceo, foto di lei con Noah e sua sorella. Mi si creò un nodo alla gola, Noah qualche volta dava un occhiata a quelle foto ma cercava di distrarsi subito parlando con lei del più e del meno, della scuola, del lavoro del padre, di Taylor sua sorella.

Una foto rapì il mio sguardo e senza accorgermene mi avvicinai per guardarla meglio, era sua madre assieme al padre di Noah, avevano più o meno la nostra età, lei aveva i capelli sciolti e riuscì a riconoscere una certa somiglianza con me, aveva i capelli del mio stesso colore, il volto scavato e gli occhi verdi grandi.

Non mi accorsi che loro si erano fermati dal parlare e che mi stavano fissando.

Sua nonna si avvicinò a me, prese la foto dalla mia mano e la rimise apposto.

-io.. scusi-

-tranquilla tesoro- guardò la foto per poi guardarmi, riconobbe la somiglianza, lo lessi nei suoi occhi, abbassò la testa per poi tornare a parlare con Noah.

Quella situazione mi mise a disagio, sapevo che mi avrebbe visto con occhi diversi da quell'istante.

-ragazzi sedetevi pure- disse tirando fuori dal frigo un po' di aranciata, la versó su tre bicchieri e ce ne porse uno a testa, tenendo l'ultimo per lei.

-andate nella stessa scuola? -

-si nonna- disse Noah guardandomi, io annuì con la testa semplicemente.

-e da quant'è che state insieme? -

Il sorso dell'aranciata mi andò quasi di traverso.

Io guardai Noah senza dire nulla, lui mi guardò, non sapeva nemmeno che cosa dire.

-non stiamo insieme- dissi io, trovando il coraggio.

-Noah non porterebbe mai una ragazza da me se questa non fosse importante per lui, ne sono certa- mi guardò

-ma lei è importante per me nonna, ma non è la mia ragazza- disse guardandomi, il suo sguardo era come un piccolo 'scusami ma non posso'

-ok ragazzi, se siete convinti voi- disse

Noah si alzò in piedi dicendo che sarebbe andato in bagno

-ok io accompagno la tua "amica" nella stanza degli ospiti-

Mi portò al piano di sopra, mi mostrò uno dei bagni della villa e poi aprì la porta di una delle stanze.

-ecco tesoro, dormirai qui-

La stanza era perfettamente ordinata e capì che Noah aveva preso la mania dell'ordine dal ramo di sua madre.

Si avvicinò al cassettone e prese le lenzuola.

-non si preoccupi faccio da sola- dissi vedendo che stava iniziando a fare il mio letto.

-nono tesoro, sei un ospite per me- disse continuando, io la aiutai.

-Noah è un bravo ragazzo- disse dopo qualche istante di silenzio

-lo è- dissi io

-Tu mi ricordi molto sua madre, hai i suoi stessi occhi-

Io mi irrigidì.

-non vorrei che questo le causasse del dolore- dissi

-assolutamente no, mi mancava vedere degli occhi simili ai suoi- si avvicinò e mi accarezzò la guancia, riuscì a sentire quel vuoto che si portava dentro da dopo la morte di sua figlia, non riuscì a trattenere le lacrime e cercai di nasconderle abbracciandola.

Lei era rigida inizialmente per poi ricambiare il mio abbraccio e sciogliersi tra le mie braccia.

Liberty Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora