33.

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Il campanello suonò. Il mio cuore perse un battito, la nonna di Noah aveva preparato la tavola per sei persone.

Una signora con una giubotto rosso ciliegia ed un basco della stessa tonalità entrò in casa.

-Noah-esclamò abbracciandolo immediatamente.

-mamma mia che bel pezzo di manzo che sei diventato nipotino mio- disse la signora

Io sorrisi mentre lo vedevo passarsi la mano tra i capelli imbarazzato ma compiaciuto.

Lei si girò a guardarmi, mi squadrò da testa a piedi per poi avvicinarsi, il suo volto era ad un palmo dal mio, per poi allontanarsi di colpo.

-lei è Liberty, una mia amica- disse Noah

-un'amica?- disse lei sorridendo

-si zia-disse lui, si voltò a guardarmi - lei è zia Polly, la sorella di mia nonna-

-è un piacere-dissi tendendo il braccio verso di lei per stringerle la mano.

-nella nostra famiglia, le strette di mano vanno solo con gli estranei, non per la ragazza del mio nipotino- disse avvicinandosi e abbracciandomi.

Il campanello suonò nuovamente in quel momento, Noah andò ad aprire la porta.

Lei si staccò dall'abbraccio, guardò il portone per poi guardare me.

-ho sentito una brutta energia abbracciandoti- disse

Io rimasi immobile ma non feci in tempo a dire qualcosa che il padre di Noah e sua sorella entrarono in casa.

Suo padre lo avevo visto qualche rara volta, sua sorella non l'avevo mai incrociata.

Era una ragazza bellissima, i geni della famiglia Centineo non smentivano, aveva classe e carattere. Si notava dal suo portamento, come tolse il cappotto per appenderlo per poi tirare su i suoi lunghi stivali.

Mi guardò, lo sguardo freddo, sembrava sapesse, sembrava che io non le piacessi.

-Liberty, lei è Taylor, Taylor, Liberty- disse Noah sorridendo mentre aveva un braccio attorno alle spalle della sorella.

Lei mi guardò, spiaccicò un mezzo sorriso per poi salutare sua nonna e sua zia.

Nel caos delle chiacchiere, mi avvicinai a Noah e gli chiesi se sarebbe stato offensivo uscire per fumare una sigaretta, lui mi sorrise e scosse la testa, chiedendomi se avessi voluto un po' di compagnia.

-no Noah, tranquillo- dissi per poi uscire.

Mi sedetti sulla panchina sotto al portico di casa.

Iniziai a girarmi una sigaretta per poi accenderla.

Sentì la porta aprirsi e vidi sua sorella.

Prese una sigaretta dal suo pacchetto e l'accese,sedendosi di fianco a me.

Io la guardai, non sapevo che dire, non ero il tipo di persona che riusciva ad iniziare un discorso quando era nervosa per la presenza di qualcuno, quando sai che una persona non è solo una persona.

La mia sigaretta decise di spegnersi in quel momento, così come l'accendino decise di non funzionare più.

Lei prese il suo e me lo passò.

-grazie- dissi

-da quant'è che tu e mio fratello vi conoscete? -

- dall'inizio di quest'anno- dissi

-pensavo non scopasse con una ragazza per più di qualche volta, mi sono sbagliata--disse con tono freddo

-non sono la troia di tuo fratello-

-quindi si è innamorato? - disse ridendo, come se le facessi pena.

Iniziai a tremare, non sapevo perché si stava comportando così con me, non capivo che cosa avesse contro di me.

-qual è il problema? - dissi a testa bassa, la voce tremolante.

-non puoi stare con lui, lui ha bisogno di qualcuno di vivo, non può perdere la vita a stare dietro a qualcuno come te-

-come me?-

-so dell'ospedale, so tutto e tu non puoi rovinargli la vita-

-non è mia intenzione farlo-

-non capisci, mio fratello quando vuole bene a qualcuno, da anima e corpo e non gli importa di perdersi nel frattempo, gli importa solo dell'altro- disse alzandosi e lanciando il mozzicone nel giardino di fronte.

Io non dissi nulla e lei rientrò.

Capivo quello che intendeva ed era plausibile da parte di una sorella preoccuparsi per il futuro di suo fratello, riuscivo a sentire la stessa rabbia che aveva Noah inizialmente per la perdita di sua mamma. Rimasi qualche minuto in più seduta fuori, con la paura di rientrare e di dover affrontare Taylor e il suo sguardo, avevo paura di dover rientrare e dover fingere di star bene con Noah.

Non sapevo cosa volevo fare ma mi alzai entrai in casa, salì le scale, presi la mia giacca dalla camera e cercai di uscire senza farmi vedere.

-Liberty dove vai?- mi chiese Noah vedendo che stavo per uscire

-non ce la faccio Noah, è troppo, perdonami- dissi uscendo

Lui mi seguì e mi afferrò un braccio sotto al portico di casa.

-cosa intendi quando dici che non ce la fai? -

- non credo di riuscire ad entrare nella tua vita, tra le persone che ami, non così-

-così come? -

-così- dissi aprendo le braccia, la mia voce tremava ma le parole uscirono naturalmente dalle mie labbra- con questo cazzo di vestito addosso, con tua zia che mi dice che emano energia negativa, con tua sorella che crede che io sia una delle tue puttane, non ce la faccio-

Lui alzò gli occhi al cielo per poi guardarmi, era arrabbiato, il suo volto divenne teso e le vene del collo si irrigidirono, prese la mia mano e mi fece rientrare in casa, a passo fermo e deciso.

I suoi si fermarono dal parlare e ci guardarono

-Liberty è la mia ragazza, che vi piaccia o meno, che ti piaccia o meno- disse indicando sua sorella -se tu non hai un cuore, questo non significa che io non ce l'abbia-

Mi guardò e mi strinse la mano

-andiamocene- disse

Prese le chiavi dell'auto e la sua giacca ed uscimmo.

Liberty Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora