2.

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Sentì un dolore lancinante al ventre, era quel periodo del mese.

Mi alzai dal banco, presi la mia borsa e chiesi al professore se potessi andare in bagno.

Mi fece un cenno con la mano mentre continuava a spiegare.

Il corridoio era vuoto, sentì un altro crampo al ventre prima di entrare in bagno.

Una volta entrata, vidi Alyssa Han che si sistemava il rossetto bordeaux allo specchio.

Le ginocchia si irrigidirono.

Si voltò a guardarmi, fece un mezzo sorrisino, mise il coperchio al rossetto ed incrociò le braccia.

-guarda chi c'è- disse

io non dissi nulla, abbassai la testa e feci per aprire una porta del bagno.

Lei la bloccò con la mano.

-cosa credevi di fare con Noah l'altra sera?- disse

Il mio sguardo era basso, volevo risponderle, ma mi intimoriva, lo aveva sempre fatto

-pensavi veramente di provarci con lui? Sai è praticamente il ragazzo più bello e simpatico che conosco, ed ha anche buon gusto, non si farebbe mai una come te- mi sfiorò i capelli, io cercai di schivare la sua mano -una che non trova nemmeno il tempo di lavarsi- si avvicinò e mi annusò -una che puzza e che non sa cosa sia il sapone-

le mie gambe tremavano, quelle parole erano le stesse da anni, ma non riuscivo a controllarne il loro peso, mi ferivano, mi uccidevano perché le avevo sentite così tante volte che ormai credevo fossero reali.

-fai troppo schifo, non avvicinarti più a Noah potresti contagiarlo con la tua merda- disse per poi aprire la porta e darmi una spinta. Mi tennetti al muro, la testa bassa, rivolta verso il gabinetto, lei era uscita, le mie gambe tremavano, rimasi ferma qualche istante prima di riprendermi. Stavo male, scoppiai a piangere e il ciclo non aiutava, interferiva.

Mi cambiai l'assorbente, uscì dal bagno, mi guardai allo specchio, gli occhi erano diventati gonfi, li risciaquai prima di mettermi il cappuccio della felpa ed uscire, le mie braccia erano incrociate, sentivo freddo, sapevo che mi capitava quando stavo per avere una crisi.

Non tornai in classe, avevo bisogno di sfogarmi, di urlare e di piangere.

Mi diressi verso il campo da football, trovai la rete rotta che faceva passare sotto le gradinate e mi nascosi li.
Le lacrime non smettevano, avevano una loro vita ormai, non potevo fermarle, i pensieri si facevano sempre più brutti, sempre più tristi, sempre più vigliacchi e io mi agitavo sempre di più, parole d'odio si intrinsecavano tra le mie labbra, 'fai schifo, fai schifo, fai schifo, fai schifo' continuavo a ripetermi, fino a quando l'esaurimento di queste mi portarono a tirare un pugno alla trave li di fianco, avevo bisogno di sentire del dolore, dolore fisico, che mi trascendesse dai miei pensieri malati, il polso fece uno strano rumore, iniziò a pulsare e li mi resi conto che l'odio non fu solo repentino nella mia mente ma che lo avevo concretizzato, cercai i tranquillanti nella borsa, speravo di non averli dimenticati a casa, li trovai nel taschino interno, ne presi uno in fretta e lo mandai giù senz'acqua. Rimasi seduta qualche minuto, il polso destro mi faceva male, non riuscivo a toccarlo ma non potevo andare in infermeria così, con gli occhi gonfi di lacrime.

Quando il tranquillante fece effetto mi rialzai e tornai in bagno, mi guardai allo specchio, gli occhi si erano sgonfiati, mi sciacquai il volto con la mano sinistra, per poi andare in infermeria.

Chiesi del ghiaccio, mi chiesero che cosa era successo, dissi che ero scivolata e che nella caduta lo avevo appoggiato male, ci credettero e me ne andai.

Ormai la lezione era finita ed era ora di pranzo, evitai di incontrare Chloe, così andai dove sapevo che non sarebbe passata, vicino all'ingresso della scuola.

Mi sedetti sopra su un muretto all'esterno, presi il tabacco e provai a farmi una sigaretta, il polso però non era d'accordo, mi faceva male ma avevo bisogno di fumare.

Prima che l'ora di pranzo finisse tornai in infermeria a consegnare la borsa di ghiaccio, il polso si era sgonfiato ma anche se così non fosse stato, non avrei mai voluto dare nell'occhio.

Verso le tre le lezioni erano finite e io mi incamminai per tornare a casa. Il polso si era gonfiato nuovamente e dovevo fasciarlo il prima possibile.

All'uscita da scuola vidi Chloe le feci un segno con la mano per salutarla e poi me ne andai.

Stavo attraversando i parcheggi, quando sentì qualcuno da dietro correre verso di me.

-ehi- disse afferrando il polso destro

Io feci un piccolo gemito di dolore prima di realizzare che si trattava di Noah.

Arrossì nello stesso istante in cui lo guardai negli occhi.

-che hai fatto?- disse vedendo il gonfiore alla mano

-sc-scivolata- dissi in imbarazzo

lui fece una strana espressione prima di iniziare a parlare.

-volevo scusarmi per il comportamento di Alyssa dell'altra sera, non devi prenderla seriamente,lei è fatta cosi- disse passandosi una mano sui capelli

-stronza?- sussurrai

lui sorrise

-si, anche-

-non importa, sto bene- dissi

-ok, allora ci vediamo in giro- disse

io annui mentre guardavo la punta delle sue scarpe per poi girarmi ed andarmene.

-aspetta- disse

mi rivoltai, prese il suo pacchetto di sigarette e ne estrasse una

-te la devo- disse sorridendomi

io scossi la testa, non volevo che si sentisse in dovere di farlo, lui poteva chiedermi qualsiasi cosa per quanto ne fossi amaliata.

-insisto, veramente, poi con quel polso la vedo dura rollare-

io sorrisi e presi la sigaretta.

per quanto avessi voluto fumarla, non lo feci, la misi dentro al taschino interno della borsa. Non avrei mai potuto esaurirla, se la avessi fumata ne avrebbe perso il valore, non l'avrei più riavuta indietro, sarebbe scomparsa ed una delle poche cose a cui tenevo erano i ricordi materiali. Le cartoline, le foto, i biglietti del cinema, del teatro, dei musei, dei voli. Li collezionavo, li tenevo da parte in una vecchia scatola di scarpe, tra quei ricordi ora c'era pure una sua sigaretta.

Liberty Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora