27.

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Ho avuto la sensazione per un attimo, mentre lui mi stringeva, che avesse una mancanza e un vuoto, che veniva ricompensato nel momento in cui mi stringeva, con la testa sul mio seno, mentre sentivo il suor respiro, sentivo che era piccolo, sentivo che non ero io quella da proteggere ma lui, che lui avesse la necessità di un corpo femminile per ricompensare la figura materna che gli era mancata in quelli anni, rimaneva semplicemente un bambino senza una madre, una traccia indelebile che non mostrava mai ma che in quel istante era palpabile e viva.

Li accarezzai i capelli, li guardavo, erano mossi e spessi, un castano scuro che mi era sempre parso più chiaro di quel che realmente era.

-non credevo che fosse cosi fare l'amore- disse

-Noah, tu lo hai già fatto--dissi

Lui appoggiò una mano sul mio seno destro e ci appoggiò il mento, guardandomi.

-ma non così, credo di averti desiderato da quando ti ho visto quel giorno sotto alle gradinate-

-e perché non me lo hai mai detto? -

-non l'ho realizzato che tu mi piacevi, cioè non sono mai uscito con delle ragazze come te e quindi credevo che tu non fossi nella cerchia ma da nuda sei la donna più bella che io abbia mai visto-

I miei occhi divennero lucidi appena pronunciò quelle ultime parole, non le sentivo ancora appartenermi, non le comprendevo, e seppur dovevo apprezzarle nella mia testa risuonavano offensive.

-non è vero Noah, Clair è la ragazza più bella della scuola, ha un corpo stupendo, niente in confronto al mio-

Il suo sguardo si fece serio.

-puoi credermi per una volta quando ti faccio un complimento o devi sempre rinnegarlo? -

-mi è sembrato esagerato semplicemente-

Lui si alzò, prese i boxer e se li mise, io presi il lenzuolo e lo avvolsi al mio corpo alzandomi.

-perché ti arrabbi?-

Lui aprì la scatola della pizza e ne prese una fetta

-non sono arrabbiato- ma il suo tono era ancora serio.

Non volevo rovinare quel momento con le mie paranoie, non volevo viverla così, non volevo ricordarmi il suo sguardo spento mentre masticava la pizza.

Mi avvicinai a lui e lo abbracciai da dietro.

Lui appoggiò la fetta della pizza di nuovo dentro alla scatola, si tolse un po' di farina dalle mani e si voltò verso di me.

-non sono arrabbiato, è che vorrei che tu mi credessi almeno per un'istante quando ti guardo negli occhi e ti dico che sei stupenda, perché quello mi hai dato tu non me l'ha dato nessun'altra, non ho mai desiderato ogni singolo centimetro del corpo di qualcuno come il tuo, non ho mai desiderato di conoscere affondo una persona come te-

Le mie mani tremavano, sentivo gli occhi bruciare e sentivo che le lacrime stavano per scendere. Ero stata sola per tutta la vita, sola con me stessa, in preda alle follie che circolavano nella mia testa e lui era lì a confermarmi il contrario, a confermarmi che c'era qualcuno che teneva strettamente a me, come persona e come donna.

Iniziai a piangere, lui mi alzò la testa mentre cercava di farmi smettere, ma le lacrime scendevano e il mio corpo tremava.

-ma la pizza non ti farebbe smettere di piangere? - sorrise

Io sorrisi di conseguenza e mi asciugai le lacrime.

Era da tempo che non mangiavo qualcosa, sentendo la pressione che il mio cervello faceva sul cibo e sui grassi che potevo assumere.

Liberty Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora