4.

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Tornai a casa, entrai in cucina, guardai se c'era qualcosa senza zuccheri da mangiare ma non c'era nulla, aprì la credenza presi un pacchetto di cracker senza sale. Qualche istante dopo iniziai a sentire dei rumori dal piano superiore, divennero continui e capì che il letto stava scricchiolando e che mia madre e il suo compagno stavano scopando. Mi alzai schifata, presi la mia cassa e misi la musica al massimo.

Lui non era mio padre, mio padre ci aveva abbandonato quando io ero piccola, mia mamma diceva che la sua azienda aveva fallito e che si era messo assieme ad una donna più ricca di lui per sistemare i suoi debiti e che sarebbe tornato appena tutto fosse risolto, questa almeno era la sua convinzione, io ero certa che non sarebbe più tornato, ma non le dicevo nulla, una finta speranza era meglio della verità.

Ogni tanto aveva qualche compagno, quest'ultimo era durato più del solito. Era un avvocato e probabilmente questa era l'unica ragione per il quale lei continuava a vedersi con lui.

Qualche minuto dopo scese in accappatoio, io stavo ancora mangiando.

-ma che fai?- disse mettendo le mani sulle sue orecchie per poi abbassare il volume della cassa.

-non volevo sentirti scopare- dissi

- tesoro...io non stavo- disse con tono imbarazzato, lei credeva che fosso ancora troppo ingenua per saperne del sesso, ma a 13 anni avevo visto con i miei occhi che cosa fosse, quando un giorno tornai a casa da scuola, un paio di ore prima del solito, vidi dalla finestra della cucina che se la faceva con John il nostro vicino, sul tavolo. Non mangiai li fino a quando non la convinsi a comprarne uno nuovo dicendole che quello non era in armonia con il resto della casa.

-mamma tu stavi...- dissi roteando la mia mano

-pensavo fossi in biblioteca, stamattina avevi detto che ci saresti andata-

-sono passata a mangiare-

-se me lo avessi detto ti avrei preparato qualcosa- disse lei

-non ce n'era bisogno- dissi a bassa voce.

Presi lo zaino e feci per uscire

-tesoro quei cracker non ti terrano in piedi fino a sera- disse lei aprendo il frigorifero per trovarmi qualcosa da mangiare

-mamma non ho fame, grazie- dissi -buona continuazione- aggiunsi riferendomi al sesso e chiusi la porta.

La biblioteca era li vicino. Dovevo finire i compiti di letteratura inglese. Entrai, salutai Johanna, la bibliotecaria e andai a sedermi.

Iniziai a scrivere il compito, una critica approfondita su Guerra E Pace di Lev Tolstoj.

Erano passate un paio di ore quando entrarono alcuni dei ragazzi della squadra di football. Vidi Noah, alzai il mio quaderno per nascondermi, stavo letteralmente pregando che non mi vedesse.

-ehi- lo sentì dire, era davanti a me.

abbassai il quaderno e sorrisi stupidamente

-ciao- dissi, la voce aveva storpiato qualche tono nella parola. Iniziai a pensare a come non riuscivo a salutare nessuno senza sembrare stupida.

-mi segui per caso? Ti ho incontrato più spesso in questi ultimi giorni che in una vita intera- disse sorridendo e sedendosi davanti a me.

Incrociò le mani, appoggiate al tavolo. Aveva le braccia muscolose e le sue vene erano visibili, le mani erano cosi luminose e così ben definite che sembravano disegnate.

-forse non mi hai mai semplicemente notato-

Lui alzò le spalle, poi avvicinò un braccio e prese il mio quaderno.

-Guerra e Pace, anche io dovevo farlo per la Johnson-

Io annuì

-hai una bella scrittura- disse passando il pollice su e giù sul lato del quaderno.

-graz..grazie- dissi imbarazzata

-lo hai letto tutto? Devo chiederti un paio di cose- disse

-ok- dissi

Mi sentivo ridicola perché continuavo a rispondere a monosillabi ma mi imbarazzava parlare, soprattutto con lui.

-ehi Centineo andiamo- disse Lawson da dietro

Lui si alzò e andò da loro.
Lo sentii dirli che sarebbe rimasto con me per il compito di letteratura.

-che dovete studiare il gobbo di notre dame?- disse Keenan ridendo, gli altri lo seguirono e mi guardarono.

Era una delle classiche battute di Alyssa per prendermi in giro, per via della mia altezza ero diventata ricurva sulla schiena, una buona giustificazione per far passare il loro tempo a prendermi in giro.

-andate, io arrivò più tardi- disse noah

Loro uscirono e lui tornò a sedersi davanti a me.

Non capivo perché Noah Centineo doveva dar buca ai suoi amici per stare con me, ma feci scomparire quell'idea ridicolosamente romantica per pensare che mi stesse solo usando per i compiti e che probabilmente mi avrebbe chiesto di copiare il mio.

Iniziò a parlarmi del libro e mi sembrava ne sapesse, che non avesse nessun problema, lo aveva colto a pieno, mi faceva delle domande ed era così coinvolto quando io rispondevo, sembrava gli interessasse veramente il mio pensiero e in poco tempo riuscì a parlarci in maniera quasi disinvolta. Aveva la capacità farmi sentire a mio agio, di poter parlare liberamente e le uniche persone con cui ci riuscivo erano mia madre e la psicologa.

-se ti va possiamo andare a prendere un caffè- disse -vorrei parlarti di una cosa- aveva abbassato la testa e in quel momento riuscì a sentire un po' di insicurezza in lui, insicurezza che non pensavo potesse esistere sulla sua pelle.

-di che cosa si tratta?- chiesi

-non è il posto adatto per parlarne- era serio, si alzò per poi iniziare a chiudere i miei quaderni sparsi qua e la sulla scrivania.

Li sistemai nello zaino ed uscimmo.

-come sta il polso?- mi chiese

io guardai la fasciatura per poi coprirla con la manica della felpa
-meglio, grazie- dissi

raggiungemo la caffetteria ad una ventina di metri dalla biblioteca e ci sedemmo all'esterno.

A parte un paio di anziani signori, non c'era nessuno.

La cameriera arrivò a prendere gli ordini

-caffè nero con un goccio di latte- disse lui.

-anche per me, grazie- dissi intimorita. Non da lei, ma dalla sua bellezza, era molto carina e sapevo che noah lo avesse notato e questo mi faceva sentire a disagio con me stessa, nuovamente.

Io iniziai a girarmi una sigaretta, lui invece ne estrasse una dal pacchetto e la mise tra le labbra, rimase così.

-ti serve l'accendino?- gli chiesi, notando che non l'aveva ancora accesa.

-nono, ti aspetto- disse sorridendo

Io finì di rollarla in fretta, cercando di non essere troppo un peso nel suo desiderio di fumare.

L'accesi e così fece lui, la ragazza ci aveva portato i caffè nel mentre.

-l'altro giorno ti ho visto- disse lui iniziando il discorso

Liberty Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora