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-abbiamo un appuntamentro la prossima settimana, come mai tutta quest'urgenza?- disse la dottoressa mentre cercava la mia cartella clinica.

-è successa una cosa e non sto molto bene-

-cosa?- chiese lei sedendosi sulla sua poltrona e aprendo la cartella con delle scartoffie

-l'altro giorno a scuola ho avuto una crisi- iniziai per poi bloccarmi

-avevi i calmanti con te?- chiese lei

-si ma non è questo, un ragazzo mi ha visto piangere ed è questo che mi fa sentire così male-

-perché?-

-perché sono convinta che lo abbia già detto a tutti a scuola ed è qualcosa che mi distrugge-

-lo ha fatto?-

-no ma lo farà-

-come fai ad esserne così certa?-

-i suoi amici sono quelli che mi prendono in giro da quando sono piccola, lui non è meglio-

-lui lo ha mai fatto? Ti ha mai preso in giro?-

-no- dissi, abbassai la testa

-come ti sentivi ierinotte? Avevi preso i sonniferi?-

-si ma non hanno fatto molto effetti, ero fisicamente a terra ma mentalmente no-

-hai provato a farti del male?-

-no, non ne avevo le forze come le ho detto-

-perchè sei qua?con tale urgenza?

-voglio che lei mi faccia un permesso che mi sollevi dalle lezioni almeno per un paio di settimane- dissi

Lei appoggiò la penna, si tolse gli occhiali e mi sorrise

-Liberty, non sono qui per evitare che tu affronti la vita e i suoi problemi, sono qui perché tu riesca ad affrontarli evitando che ti possa fare del male-

-il problema è questo, se la voce gira e io mi trovo a scuola, potrei rischiare di ammazzarmi dal dolore, non può lasciare che io mi uccida-

Lei continuò a fissarmi, non disse nulla per qualche istante

-questo ragazzo com'è?- chiese riprendendo la penna in mano

-è il capitano della squadra di football-

-ti ho chiesto com'è, Liberty, non che carriera sportiva sta cercando di proseguire-

-se ci riflette in quello che ho detto le ho detto anche com'è, essendo il capitano è amato da tutti, dalle ragazze, dai professori, dal preside, dai bidelli, è il ragazzo perfetto, bello, alto, muscoloso, con un bel sorriso e i capelli ricci-

-non abbiamo mai parlato della tua vita sentimentale, se non per quel ragazzo per il quale avevi una cotta da bambina, potrebbe essere lui?-

-io...si è lui-

Lei tornò indietro di qualche pagina, trovò un punto nella facciata e lesse.

-ma lui è stato gentile con te, quella volta-

-lei non capisce, i bambini crescono e più crescono più sono stronzi, i suoi amici lo sono e di conseguenza lo è lui.-

-Liberty non puoi farti un idea di questo ragazzo basandoti sulle sue amicizie. Le persone le devi vivere e provarle sulla tua pelle per poter sapere se sono buone o cattive-

Guardò il suo orologio per poi chiudere la cartellina.

-ora come ora, devi andare a scuola, se succederà qualcosa prenderò in mano la situazione assieme ai tuoi insegnanti- disse per poi alzarsi ed accompagnarmi alla porta.

Con quell'ultima frase capì che non avevo via d'uscita, dovevo tornare a scuola e subire l'umiliazione come sempre, se la voce sarebbe girata io non potevo farci nulla, se mettevo nella merda il ragazzo più importante ed amato della scuola sarei stata odiata da tutti quanti e non potevo sopportarlo.

Passai la nottata sveglia, imbottita di gocce che non mi davano la forza nemmeno di muovermi da una parte all'altra del letto. Mi addormentai verso le tre, nuovamente, e quando la sveglia suonò iniziò il vero incubo, non sapevo se ero pronta ad andarci ma non potevo evitare le lezioni due giorni di fila, avrebbero chiamato mia madre e così ci andai.

Arrivai di proposito qualche minuto in ritardo, così da poter evitare la massa affollata di persone nei corridoi, entrai in classe e mi sedetti al mio posto.

Le prime ore furono sopportabili ma alla terza avevo educazione fisica.

Entrai nello spogliatoio, vidi le ragazze cambiarsi tranquillamente e a proprio agio nei loro corpi mentre chiacchieravano. Io entrai nel bagno li vicino e mi cambiai, odiavo tutto del mio corpo, le gambe, la schiena, il seno, la pancia, i polpacci, i piedi e le braccia, sempre così strane, storte, grosse, piatte. Ogni parte del mio corpo aveva un difetto, non era come volevo che fosse.

Mi vergognavo a cambiarmi davanti alle altre ragazze, soprattutto quando Alyssa era presente, così sgattaiolavo in bagno e mi cambiavo li.

Uscì dal bagno ed Alyssa era con Sierra e May, le sue due migliori amiche, mi guardò.

Pensavo che sarebbe partita in quarta a raccontare della mia crisi, a raccontare ciò che pensavo che Noah le avesse detto ma non disse nulla se non le solite prese in giro.

Li capì che Noah non aveva detto nulla e mi liberai di un peso enorme dal petto.

Iniziammo lezione con la corsa attorno al campo, vidi che i ragazzi della squadra stavano iniziando ad allenarsi, Noah era concentrato e non si accorse di me, mentre io mi fermai dalla corsa esausta e lo fissai qualche istante mentre riprendevo fiato.

Mi chiedevo perché non lo avesse detto ad Alyssa, mi chiedevo che cosa volesse da me, che cos'era la richiesta di cui mi parlava, ma io non avevo la forza di affrontarlo comunque, come facevo a parlargli di tutto quello che provavo senza innamorarmi di lui, sapevo che se mi fossi innamorata sarebbe stata solo una delusione perché non avevo le più piccole speranze che lui potesse provare un'attrazione per me.

-Sky continua a correre! Ti masturberai più tardi su Centineo- disse Alyssa dandomi una spinta.

Caddi a terra -fanculo- dissi tra me e me, per poi rialzarmi.

Guardai i ragazzi della squadra sperando che non mi avessero vista, ma alcuni stavano ridendo. Vidi Noah fermarsi e guardarmi, corse verso di me.

Io mi ripulì le ginocchia, sporche di terra, e iniziai a correre.

Lui si avvicinò, non mi fermò ma inizio a correre di fianco a me. Era imbarazzante, ci stavano fissando tutti.

-che cosa fai?-

-corro- disse

Io mi fermai, appoggiai le mani alle ginocchia.

-sei debole- disse lui ridendo e fermandosi

-i tuoi amici ci stanno fissando, è meglio se torni ad allenarti con loro- dissi

Lui si girò, li guardò e loro tornarono ad allenarsi per conto loro.

-ho bisogno di parlarti- disse

-no- dissi -io non voglio-

-senti, non ti sto prendendo in giro o quel che pensi che io stia facendo, ho bisogno che tu mi aiuti-

-perché io? Ci sono molte persone disposte ad aiutarti- dissi riferendomi a tutte le ragazze che gli sbavavano continuamente dietro.

Lui si voltò, vide il coach fargli segno di tornare in campo

-finite le lezioni, ti aspetto al parcheggio, se verrai ne parleremo se non verrai ti lascerò in pace- disse per poi tornare dalla sua squadra.

In che modo potevo aiutarlo se non sapevo come aiutare me stessa?

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Ciao ragazze/i,
ma sta sfigata di Liberty si decide a parlare con quella povera anima in pena di Noah?

ringrazio @eleonoraswaggy97 per la copertina nuova che io adoro letteralmente. A voi piace?

Liberty Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora