7.

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Ero nascosta dietro ad un muretto vicino ai parcheggi, lui era li, mi stava aspettando.

Lo vidi chiacchierare con alcuni suoi amici prima che loro se ne andassero.

Il parcheggio piano piano si svuotava e lui rimaneva li appoggiato alla sua jeep mentre fumava una sigaretta dietro l'altra.

Io lo guardavo, ero ancora troppo insicura per andare a parlargli. Era un passo troppo grande e sapevo che questo avrebbe portato ad una transizione di quello che in futuro avrei provato.

Le gambe mi tremavano, ormai era passata una ventina di minuti.

Lo vidi lanciare l'ultimo mozzicone per poi entrare in macchina.

Era quello il momento, capì che se non ci avessi parlato me ne sarei pentita per tutta la vita. Mi tornò in mente quella volta da bambini, il suo sguardo che mi rassicurava e io che per una volta mi sentì bene a scuola.

Mi diressi verso la macchina, lui stava facendo retromarcia e stava per ripartire.

Mi vide dallo specchietto laterale, il mio piede si muoveva animatamente e la mia testa era bassa, lui riparcheggiò la sua auto e spense il motore.

-è da mezz'ora che ti aspetto- disse scendendo dall'auto e aprendo le braccia.

-lo so, scusami-

-non ho mai aspettato una persona per così a lungo, di solito sono gli altri ad aspettare me-

Io risi

-nessuno oserebbe arrivare in ritardo ad un appuntamento con Noah Centineo- dissi sarcastica

Lui si passò una mano tra i capelli

-questo non è un appuntamento- disse

Quelle parole mi fecero male ma era ovvio che non mi stava aspettando per un'appuntamento romantico. Pero era nervoso, tanto nervoso.

-dai sali- disse, era ancora arrabbiato perché lo avevo fatto aspettare, me lo sentivo.

-non volevo farti aspettare, ero solo insicura-

-e cosa ti ha fatto cambiare idea?- disse

Non potevo raccontargli certamente quell'episodio successo da piccoli, non se lo sarebbe ricordato e avrebbe pensato ad una qualsiasi forma di ossessione

-non lo so- dissi

Mise la musica a mille in macchina, non disse nulla, lo guardavo guidare, una mano sul volante e l'altra sulla coscia, era stupendo ma teso, troppo teso.

Si accese una sigaretta mentre guidava. Era la definizione di sensualità ed armonia.

Parcheggiò nei dintorni del cimitero.

Appoggiò le braccia sul volante per poi appoggiarci la testa.

Io rimasi li ferma, ancora con la cintura su, avevo paura di disturbarlo dai suoi pensieri. Volevo lasciargli lo giusto spazio e il giusto tempo di parlare.

Voltò la testa verso di me, senza alzarla dalle braccia.

Mi guardò.

-Non farmelo dire- disse

Io non capivo di che stesse parlando, non capivo che ci facessimo li

-non capisco- dissi a bassa voce

Lui scese dalla macchina, io tolsi la cintura e feci lo stesso.

Lui entrò al cimitero, io lo seguì, stavo dietro a lui.

Liberty Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora