18.

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La mattina seguente mia madre tornò a casa a farsi una doccia e a mangiare qualcosa.

Era strano vederla così,  era diversa dalla prima volta che era successo, era più agitata, faticava a guardarmi negli occhi, era turbata e lo vedevo ma non parlava di quel che era successo, non ne voleva parlare e nemmeno io.

Per le dieci la mia psicologa arrivò.

Iniziò  a farmi una marea di domande ma io non volevo rispondere, nemmeno con lei.

-questo tuo silenzio, mi preoccupa- disse

-sono solo molto stanca-

-lo credo, ma non vuoi essere  ricoverata vero? -

-fate quello che volete, non mi interessa-

Lei mi guardò,  aveva lo sguardo da caso perso ed era ciò  che fondamentalmente ero.

-passerò di nuovo nel pomeriggio - disse uscendo dalla porta

L'idea di essere nuovamente ricoverata in psichiatria non mi piaceva, ma credevo che sarebbe stato meglio che tornare a scuola, da tutta quella gente costruita, da Lukas e da Noah, da Clair e da Alyssa. Preferivo che mi rinchiudessero li in eterno così  da non sentir  nulla, non vivere più  nulla.

Tra quei pensieri decisi di alzarmi, volevo camminare e fumare una sigaretta.

Mia madre mi aveva lasciato le cose sul comodino, lentamente mi feci su una sigaretta, presi il palo della flebo e trovando una maniera decente per trasportarlo uscì  dalla stanza.

Riconobbi  subito il reparto di psichiatria, mi sedetti sulla sedia fuori dalla mia stanza aspettando che tutti i ricordi che mi legavano a quel posto svanissero tra i pensieri.

Mi diressi  nella sala fumo, dritto e poi la quarta stanza a destra.

Non feci ora ad attraversare il corridoio che vidi Noah, era seduto nella sala d'attesa, aveva le mani sul volto  e muoveva agitatamente le ginocchia. Alzò  lo sguardo come se sapesse che ero lì  e si alzò  di colpo e mi venne incontro.

-che fai? Dovresti  riposare- disse preoccupato

-ho solo bisogno di una sigaretta Noah-

-non credo tu sia ancora pronta per fumare, dovresti stare a letto a recuperare  le forze-

Io lo guardai ma andai dritta verso la sala fumo.

Lui mi seguì,  blatterando qualcosa sul riposare.

Mi girava ancora la testa, non avevo forze e i passi non erano equilibrati, lui lo notò, mi prese per un braccio e mi aiutò.

Una ragazza uscì  dalla sala fumo proprio mentre noi entravamo.

-la chiamo la 4x4- dissi

-perché?- chiese lui aiutandomi a sedermi

-perché  è una stanza molto piccola-

Provai ad accendere la sigaretta ma l'accendino aveva scelto di morire in quel momento, Noah prese il suo dalla sua tasca e mi aiutò  ad accenderla.

Feci un tiro per poi tossire, aveva ragione il mio corpo non era ancora pronto, ma la mia mente ne necessitava. La fumai piano mentre lui mi guardava, non era  arrabbiato, era triste.

-perché  sei tornato?- chiesi

-non riuscivo a stare a casa sapendo che tu stavi qua-

-e  cosa stavi aspettando ad entrare nella mia stanza?-

Lui mi guardò qualche istante prima di rispondere

-stavo cercando le parole giuste per chiederti scusa-

Liberty Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora