31. Una lettera per Angel

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That's my little sister,
you know?
How about it?
Incredible, isn't she?

[Liz Thompson]


Tsubaki fece per infilare la chiave nella toppa della porta, ma questa si aprì da sola, cigolando. La corvina lasciò la valigia appoggiata in mezzo al corridoio e sospinse delicatamente la pesante anta in legno. Questa scivolò silenziosa sul tappeto dell'ingresso, fino a permettere alla ragazza di avere una visione di insieme dell'interno. Tutto era immerso nel buio e non sembrava che qualcosa fosse fuori posto. Esaminò la serratura, notando che era stata forzata.

Entrò quanto bastava per raggiungere l'interruttore e attivarlo, ma l'appartamento rimase nell'oscurità. Tsubaki aguzzò la vista, per capire come mai la luce non si fosse accesa e notò i frammenti di vetro rilucenti sul pavimento. Le lampadine erano state rotte. O almeno ciò valeva per quelle dell'entrata.

L'agitazione iniziò a farsi strada nella sua anima, facendole battere velocemente il cuore e rendendo i suoi respiri più pesanti. Ricordò le raccomandazioni di suo padre. Doveva stare calma ed esaminare la situazione. Innanzitutto, non doveva assolutamente procedere oltre. Se avesse lasciato alla porta lo spazio per chiuderla dentro, sarebbe sicuramente accaduto. Un po' come in quei film horror in cui tu sai benissimo che il killer è nascosto dietro la porta, e urli alla protagonista di andarsene via. La protagonista, però, entra sempre e si fa ammazzare come una stupida. Ecco, Tsubaki non voleva fare la parte della vittima che si faceva fregare.

Qualcuno le soffiò sull'orecchio, facendole volteggiare la ciocca corvina. Lei sobbalzò squittendo.

«Black☆Star!» imprecò, voltandosi e schiaffeggiando il ragazzo sul braccio.

«Ah ah ah! È stato più forte di me». La corvina lo colpì nuovamente, trattenendo le lacrime che per la tensione stavano rischiando di sfuggirle dai bordi degli occhi.

«Idiota» mormorò. L'azzurro si accorse del tono tremante della fidanzata. Le mise entrambe le mani sulle spalle, con fare protettivo.

«Cosa succede?».

«Qualcuno è entrato in casa» rispose la corvina, riacquistando la sua compostezza. Sua padre si sarebbe vergognato vedendola impaurita per una cosetta del genere.

«Ne sei certa?».

Tsubaki annuì, indicando la serratura chiaramente forzata.

«Ehi, che ci fate tutti in corridoio?». Maka e Soul spuntarono dalle scale del condominio. Ognuno di loro portava uno zaino, al cui interno c'erano i souvenir di Black☆Star. O per meglio dire, i suoi premi. Prima di tornare, aveva voluto fermarsi in una sala giochi e aveva fatto incetta di ogni genere di trofeo. Un dio come lui non poteva certo permettersi di perdere una sfida. Anche se questa consisteva nel pescare dei cigni da una catinella piena d'acqua.
Per non eccedere il peso massimo consentito a persona, si erano suddivisi le vincite nei vari bagagli a mano.

«Soul, vieni con me. Qualcuno è entrato in casa».

L'albino lasciò lo zaino a Maka e seguì l'amico all'interno dell'appartamento.

I due si addentrarono silenziosi, mentre la biondina si avvicino alla corvina, circondandola con un braccio. Si aspettava di vedere una Tsubaki spaventata, o per lo meno angosciata. Invece, incontrò uno sguardo duro e deciso. Forse la corvina non era così debole come appariva.
I ragazzi si fermarono al centro dell'entrata. Soul fece un cenno per dire all'amico che avrebbe proceduta a sinistra. L'azzurro però non lo stava guardando. Si era ranicchiato su se stesso come se avesse un dolore lancinante allo stomaco.
I tre lo fissarono preoccupati.
Poi distese la schiena, allungandosi verso l'alto con le braccia e urlò: «Sono Black☆Star e sono venuto ad ammazzarvi tutti!!».

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