38. Come se volesse divorarla

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NdA. Buongiorno a tutti/e! ^ ^
Scusate il ritardo 😅 con l'inizio dell'università e del lavoro (eh sì, ho trovato anche lavoro 😏) sono stra-carica. Questa settimana ho anche dovuto preparare il viaggio a Catania (e, tra l'altro, piove 😅) e mi sono presa in ritardo!
Spero di farmi perdonare con questo capitolo 😉
È un po' più corto del previsto, ma penso interessante comunque ^ ^
Il prossimo sarà l'ultimo! ^ ^

Buona lettura a tutti! ^ ^

Always a Joy

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I'm fine...
I'm fine! I just had
a bad dream.

[Soul "Eater" Evans]


Angie controllò nuovamente l'indirizzo sul biglietto da visita. Era giusto, non c'erano dubbi.
Fissò esitante l'elaborato campanello, indecisa se suonare o meno.
Non si era mai sentita così insicura. Lei, solitamente superba e piena di sè, stava provando sincera agitazione. Ma in fondo, chiunque avrebbe provato quell'inquietudine di fronte a quell'enorme villa. O forse era meglio dire castello. Le guglie che si ergevano verso il cielo ricordavano molto i manieri medievali, mentre le decorazioni in nero ferro gli donavano un'aria lugubre.
Non bisognava inoltre dimenticare che quell'invito le era pervenuto da un completo sconosciuto. Angie non riusciva a spiegarsi come mai non avesse cestinato quel minuscolo pezzo di carta.
Dopo l'incontro con quello strano tipo, si era ripromessa di buttarlo, e invece...
Ogni volta che i suoi occhi si posavano sui ricami argentati a forma di ragnatela la sua volontà vacillava. Un biglietto da visita così elegante doveva per forza appartenere a qualcuno di un certo rango sociale.
Angie deglutì, prendendo coraggio.
Premette con dito tremante il campanello. Le sembrò di udire il riverberare del trillo all'interno dell'enorme abitazione.
Il citofono crepitò.
《Si?》 le rispose una voce dall'età indefinita. Apparteneva sicuramente ad un uomo molto più vecchio di lei, ma non avrebbe saputo specificare in quale decade si trovasse.
《Vattene via vecchiaccio!》. La brunetta riconobbe la seconda voce come quella del tipo che gli aveva dato il biglietto da visita.
《Devi mica prendere una nave? Muoviti!》.
La ragazza rimase confusa a fissare l'interfono. Forse quello non era il momento giusto per presentarsi a casa di quello... sconosciuto.
《Sapevo saresti venuta. Entra pure, e benvenuta》.
Il cancello si aprì da solo, come ad invitarla a procedere.
Era ancora in tempo per tornare a casa. In lontananza vide l'uomo guardarla dalla porta d'entrata dell'enorme abitazione. Le stava sorridendo e lei si ritrovó a sorridere a sua volta. Dentro di lei, qualcosa le suggerí che quello era il posto adatto per lei.

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Betson ghignò, strofinandosi le grosse mani. Più che dita, le sue parevano dei piccoli salsicciotti. La prova vivente della vera natura dei miliardari che si "abbuffavano" sul lavoro degli altri.
Maka era ancora ferma sullo stipite della porta. Aveva fatto un'entrata teatrale, affermando con sicurezza che avrebbe vendicato sua madre. Ma come pensava di farlo? Non aveva armi con sè, anche se avrebbe potuto utilizzare un qualsiasi oggetto presente nell'ufficio.
Ma soprattutto, cosa contava di fare? Voleva togliergli la vita, così come lui aveva fatto con sua madre? Ne avrebbe avuto il coraggio e la forza?
Maka ricordò il colorito spento del genitore in quel letto di ospedale. I deboli sorrisi che le lanciava al di là del vetro della sala operatoria. Gli sguardi rassicuranti che sembravano dirle "Io sarò sempre con te".
No. Maka non avrebbe mai potuto perdonare l'uomo che aveva causato le esplosioni nell'edificio della Mystery's. Non poteva lasciargliela passare liscia. Se necessario, si sarebbe arrangiata a suon di pugni.
Betson osservò il riflesso della ragazza sulle vetrate. Vedeva chiaramente l'odio lampeggiare in quelle iridi color smeraldo. Un colore che l'aveva sempre affascinato e che l'aveva inizialmente portato ad avvicinarsi alla cantante. Occhi pieni di determinazione, coraggio e sicurezza. Occhi molto simili ai suoi. Mancava solo un pizzico di spietatezza. Se solo non si fosse rivelata una spia...
《Vendicare tua madre? Non so di che parli》 disse l'uomo con fare canzonatorio. Era più che palese stesse mentendo, e ciò avrebbe solo aumentato la rabbia della bionda.
《Lo sai benissimo, stronzo!》 inveì lei, cadendo nella provocazione.
《E come pensi di fare?》.
Betson tornò a fronteggiarla. Un sorriso odioso gli incurvava le labbra. Il mantello era lo stesso del giorno prima. Un segno della sua megalomania. Si era autoproclamato "Re di Cuori" e aveva imbastito quel teatrino per sperimentare il suo nuovo ritrovato: il Blue Mad Hatter. Trovare la spia che l'aveva denunciato era un semplice accessorio in quella faccenda.
Maka stava per rispondergli, ma un urlo la bloccò. Da una qualche stanza dell'enorme villa, qualcuno si stava lamentando come se la sua stessa vita fosse in pericolo.
Alla ragazza si geló il sangue nelle vene. Non per la gravità di quel grido. Non per il pensare da cosa potesse essere provocato. No.... Lei sapeva a chi apparteneva quella voce.
Soul.
Betson allargò ulteriormente il suo sorriso. 《Allora, preferisci stare qui, o andare a vedere cosa sta accadendo al tuo amico?》.
Maka di morse il labbro. Se se ne fosse andata, Betson ne avrebbe approfittato per scappare, e lei non avrebbe più avuto l'occasion per vendicarsi.

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