32. Cosa sta succedendo?

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When a man bumps up against the wall of adversity,
he reflects back on his past to see if there was anything he might've missed or done wrong.

Were the edges of the toilet paper folded into a proper triangle...?

Were all the picture frames straight...?

Were all the candles the same height...? Did I make sure they were the same height...? Were they...?

[Death the Kid]



Kevin rabbrividì non appena attraversò le porte scorrevoli della stazione. Sapeva che sarebbe stato più freddo, ma non immaginava avrebbe avuto la pelle d'oca sotto i vestiti. Fortuna che suo nonno, previdente come sempre, aveva pensato bene di convincerlo a mettere in valigia un paio di felpe pesanti. A parte quelle, però, non possedeva granché di adatto a quelle temperature. Era appena arrivato e già avrebbe dovuto fare un salto al negozio di abbigliamento. Giusto per mettere in pratica le sue (poche) conoscenze del tedesco.

Il bruno sospirò, grattandosi nervoso i capelli e sistemandosi gli occhiali sul naso. Controllò sul cellulare l'indirizzo e impostò il GPS. Dalle indicazioni del navigatore, la sua meta non era molto distante.

Le narici captarono un delizioso profumino e la pancia gli brontolò di rimando. Erano ore che non metteva qualcosa sotto i denti, e quel poco che gli avevano offerto in aereo non era di certo bastato a sfamarlo. Si fermò indeciso di fronte alla vetrina del fast-food, ammirando i panini fumanti uscire dalla cucina e venir serviti ai clienti. All'interno era pieno di gente e non ce l'avrebbe mai fatta per l'ora dell'appuntamento. Lo attendevano a breve e, Kevin sperò con tutto il cuore (anzi, con tutto lo stomaco), con un bel pranzetto sul fuoco. In fondo era da poco passata l'ora del pasto.

Il ragazzo si convinse che quella fosse la scelta migliore e passò rapido di fianco all'edificio, ignorando la tentazione di quell'invitante profumo di carne cotta alla griglia e salsa barbecue. Trascinandosi appresso il trolley, percorse le vie di Monaco lanciando qualche sguardo distratto alle bellezze della città. Non c'era fretta. Avrebbe avuto tutto il tempo per visitare a fondo la capitale tedesca. Avrebbe avuto talmente tanto tempo a disposizione da finire per non poterne più. Sei mesi sono lunghi. In special modo se ti ritrovi in una città straniera per studio, lontano dagli amici e dagli svaghi cui sei abituato. Kevin ancora non riusciva a credere di aver ceduto a suo nonno. Era stato lui a insistere perché mandasse la propria candidatura all'Erasmus organizzato dalla sua università. Non credeva di venir selezionato. La sua conoscenza della lingua locale era a malapena sufficiente e, solitamente, questo è un criterio fondamentale per questo genere di iniziative.

Il bruno si bloccò davanti ad una casa a schiera preceduta da un piccolo e curato giardino. L'erba era di un verde acceso e odorava ancora di taglio fresco. La porta viola risaltava come un pugno in un occhio su quella parete a metà tra il grigio e il marroncino. Sollevando gli occhi notò la tenda di una delle finestre del secondo piano muoversi come se qualcuno l'avesse appena tirata in fretta.

Kevin non si era per nulla informato sulla famiglia che l'avrebbe ospitato per i mesi avvenire. Solo al pensiero che avrebbe dovuto passare tutto quel tempo in Germania lo infastidiva, mettersi anche a fare ricerche sarebbe stato il colpo di grazia per la sua normale compostezza.

Prima ancora che potesse posare il dito sul campanello, la porta si aprì. Una donna sulla quarantina con corti capelli neri e occhi di un azzurro talmente chiaro da fare impressione lo accolse con un gran sorriso. Dietro di lei, Kevin intravide quello che suppose essere il marito. Un uomo con una zazzera bionda sulla testa, legata in una coda scomposta e disordinata. Il ragazzo osservò confuso quella visione. Di tutto si sarebbe aspettato, tranne una coppia tedesca del genere. Ma in fondo l'aspetto conta poco, ciò che conta è quello che c'è dentro. Avrebbero sicuramente posseduto quella tipica personalità germanica austera, severa e dura. O almeno questa era l'idea che il bruno si era fatto studiando la loro lingua.

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