Non ho mai fronteggiato niente di altrettanto sontuoso.
Già lungo la strada che ci ha condotti fin qui ho capito che la parte di Ys esplorata durante la mia fuga notturna è stata trascurabile. Nel risalire l'ampio viale in direzione di quello che chiamano il quartiere alto, ho visto le facciate degli edifici adornarsi di rilievi e colonnati, le strutture ampliarsi e innalzarsi. L'aria si è arricchita di profumi sofisticati, spezie e aromi provenienti dall'interno di botteghe costose.
Ys non è solo una città; è la più arrogante delle poesie, un inno alla bellezza immortale.
Mi sono guardata attorno senza nemmeno provare a mascherare il mio stupore; a un tratto un sesto senso mi ha fatto voltare e ho incrociato gli occhi di Bevin, re Bevin, che mi scrutavano con un misto di aspettativa e compiacimento. Come se cercasse di valutare la mia reazione al pallido splendore di quest'alba sottomarina fatta di marmo e oricalco.
Credo che non sia rimasto deluso. Perché mai, in tutta la mia vita, ho visto qualcosa di paragonabile al palazzo reale di Ys.
Adesso che ce l'ho davanti, non posso fare a meno di arrestarmi al centro della piazza, paralizzata. Una delle guardie che compongono il nostro drappello mi dà una spinta poco garbata per costringermi a proseguire. Obbedisco, ma ormai sono incapace di smettere di fissare l'edificio.
Il palazzo se ne sta acquattato come la bestia più temibile nel cuore di una foresta di pietre pregiate. Il chiarore emanato dalla barriera si rifrange contro le vetrate che sono i suoi mille occhi, mentre un gioco di ombre accompagna l'arabesco di torri e archi che s'innalza a definire il suo profilo imponente e, al tempo stesso, affusolato. Mi sento minuscola quando passo sotto l'immensa bocca spalancata del portone d'ingresso.
"Altezza." Due per lato, le guardie in alta uniforme poste a sorveglianza del portone s'inchinano al nostro passaggio.
Un tempo, forse, anche la terra da cui provengo vantava meraviglie del genere. Ma l'era della grandezza lassù è finita; ora è il tempo della polvere e dei miseri resti, degli abbracci interminabili sotto la luna per aiutare a scacciare il freddo dalle ossa.
L'interno del palazzo reale di Ys è decorato con un gusto che non teme l'esagerazione, tra stucchi dorati e un gioco d'equilibrio tra marmi chiari e marmi scuri. Mi trovo a camminare per corridoi interminabili e gallerie degli specchi, attraverso sale più vaste di qualsiasi rifugio in cui abbia messo piede sulla superficie, impregnate di un leggero odore legnoso.
"Non saranno contenti di questo" mormora Alec, sporgendosi verso il suo re e accennando con la testa nella mia direzione.
Bevin emette un lamento insofferente. "Non sarebbe una novità."
"È solo un capriccio. Un dispetto che vuoi fare a tua sorella e al principe."
Ascolto il loro scambio con attenzione. Si sta decidendo del mio futuro, e la consapevolezza di avere un potere quasi nullo in tutta la faccenda mi spaventa più di quanto sarebbe ragionevole. Mi sento prigioniera come sotto il sole cocente del mercato di Marsiglia, quando Renard mi acquistò per pochi spiccioli.
Il re torce il collo per osservare me, anche se è ancora al suo ufficiale che parla: "La ragazza può esserci utile."
L'altro sospira. "Cercate almeno di mantenere un tono pacato. Quando litigate mi fate venire mal di testa."
Poi Alec spinge una porta e, dietro, compare la sala del trono.
Sono certa che sia stata costruita per intimidire, con il suo immenso spazio vuoto e il pavimento a scacchi che conduce l'occhio fino alla struttura di diamante: un trono che sembra scolpito nell'acqua pura, sgorgato da una fonte incantata.
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Descent
Fantasy[COMPLETA] La caccia è aperta Una schiava in fuga. Un re prigioniero del suo fato. Una città sottomarina, ultimo baluardo scampato all'apocalisse che ha trasformato l'Europa in una landa barbara e desolata. Un nemico senza volto che si fa chiamare i...